Dopo anni di polemiche, divieti, infinite valutazioni pro e contro le presunte apparizioni mariane nella piccola cittadella bosniaca, la Commissione internazionale istituita da Benedetto XVI e presieduta dal card. Camillo Ruini, per “vederci chiaro” sulle manifestazioni mariane nel Santuario, meta di pellegrinaggio per milioni di fedeli in Bosnia, ha concluso i lavori. L’esito dello studio ora sarà sottoposto alla Congregazione per la Dottrina della Fede per avere una posizione ufficiale della Santa Sede. Senza anticipare nessun giudizio, vorrei presentare alla vostra cortese attenzione, il luogo, dove presumibilmente la Madre di Dio appare, lanciando all’umanità messaggi, richieste di preghiere per la conversione dei peccatori. Anche Betlemme prima della nascita di Gesù era un paesello sconosciuto: “il più piccolo tra i capoluoghi di Guida”. Lì, il Salvatore è venuto alla luce, facendo diventare quel villaggio sperduto alla geografia politica e strategica, meta di pellegrinaggi da ogni parte del mondo. Dio si serve delle cose piccole per rivelare la sua potenza.
Međugorje, è una piccola località del comune di Čitluk, oggi parte del cantone dell’Erzegovina-Narenta, della Federazione di Bosnia ed Erzegovina. Il paese si trova ad un’altitudine di circa 200 metri sopra il livello del mare ed è situato alla base di due colline, il Križevac ed il Podbrdo (il nome Međugorje significa proprio “fra i monti”). Nel 1941, durante la seconda guerra mondiale, quando Međugorje apparteneva allo Stato Indipendente della Croazia, il monastero di Žitomislić fu saccheggiato dagli Ustascia, e il refettorio fu dato alle fiamme. Il 21 giugno 1941, alcuni membri Ustascia commisero un massacro nel borgo di Šurmanci, trucidando 559 civili serbi. Il vescovo di Mostar Alojzije Mišić scrisse una lettera di protesta all’arcivescovo di Zagabria Aloysius Stepinac. Il governo comunista della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia ebbe il compito di riesumare i corpi e riseppellirli nel vicino cimitero di Čapljina nel 1989. Durante le guerre jugoslave Međugorje rimase nelle mani del consiglio di difesa croato e nel 1993 diventò parte della non riconosciuta Repubblica Croata dell’Herceg-Bosna. Con l’accordo di Dayton nel 1995, Međugorje fu accorpata alla Federazione di Bosnia ed Erzegovina, popolata sia da bosniaci che croati. Nel 1992 il paese di Međugorje fu il punto di partenza della pulizia etnica da parte del consiglio di difesa croato, che voleva la completa distruzione del monastero serbo-ortodosso di Žitomislić. Dal 1993, i signori della guerra croati costruirono cinque campi di concentramento, tra cui quello di Dretelj , dove prigionieri serbi e bosniaci furono torturati e uccisi. La collina delle apparizioni, il Podbrdo, di proprietà dell’Ordine francescano, fu usata come zona per testare lanciagranate, dalla milizia locale. Il 2 aprile 1995 all’apice del conflitto con la diocesi locale, il vescovo Ratko Perić fu rapito dai miliziani serbi, percosso e portato alla cappella dove fu tenuto in ostaggio per dieci ore. Grazie all’aiuto della Forza di protezione delle Nazioni Unite, riuscì a liberare il vescovo senza spargimenti di sangue. Durante i bombardamenti che affliggevano quelle zone, Međugorje, miracolosamente non è stata mai colpita. I locali, interpretarono gli eventi come una sorta di protezione divina di quel lembo di terra visitato dalla Vergine. Dopo la guerra i pellegrinaggi sono aumentati. Molti increduli, atei, miscredenti, agnostici, lontani dalla fede, hanno ritrovato la “grazia” di Dio.
L’inizio delle “presunte apparizioni”. Il 24 Giugno1981 , sul finire del pomeriggio, due ragazze prima, e poi altri quattro coetanei, appena fuori dall’abitato di Bijakovici, una delle frazioni che formano il paese di Medjugorje e che è posta alle pendici del colle chiamato Podbrdo, videro la figura luminosa di una giovane donna, con una veste grigia e un velo bianco, che aveva un bambino neonato in braccio ma che rimase in silenzio. Furono presi da grande timore, tanto che in un primo tempo fuggirono. Il giorno dopo, il 25 Giugno, alcuni di questi ragazzi, come se fossero spinti da una forza interiore, ritornarono sul luogo alla stessa ora, intorno alle 18,40. Li’ sei di loro, tra i quali quattro che l’avevano vista il giorno precedente più due che invece si erano aggiunti in quel secondo giorno, la videro di nuovo, e questa volta furono presi da grande gioia. I ragazzi che formavano il gruppo dei sei del secondo giorno erano: Vicka Ivankovic, nata il 3 Settembre 1964, Mirjana Dragicevic, nata il 18 Marzo 1965, Marija Pavlovic, nata il 1° Aprile 1965, Ivan Dragicevic, nato il 25 Maggio 1965, Ivanka Ivankovic, nata il 21 Giugno1966 e Jakov Colo, nato il 6 Marzo 1971. Questi ragazzi sono quelli che hanno continuato a “vedere la Madonna” da quel momento in poi. Essi infatti la rividero ancora nei giorni successivi nello stesso luogo e alla stessa ora per circa una settimana, fino a che la polizia (si era in pieno regime comunista) circondò la collina impedendo a chiunque l’accesso. Da quel momento i ragazzi stessi continuarono a vederla in luoghi diversi, sempre a causa dell’impedimento procurato dalla polizia, sia insieme che separatamente, ma sempre alla stessa ora. I luoghi furono di volta in volta e per un certo periodo le loro case, uno stanzino a fianco dell’ altare in chiesa, la casa canonica, etc… Già nei primissimi giorni delle “apparizioni” la Madonna si è presentata come la Beata Vergine Maria e come la Regina della Pace. Ancora oggi continuano le apparizioni, durante le quali la Vergine affida ai veggenti messaggi e segreti.
Negli anni, sono state istituite diverse commissioni da parte della Conferenza Episcopale Locale, senza mai giungere a un giudizio definitivo circa la presenza della Vergine a Međugorje. Anche Giovanni Paolo II, si è interessato alla questione, senza mai pronunciarsi. Il lavoro della Commissione istituita dal Papa Emerito, è giunto a conclusione. Gli interrogatori dei sei veggenti e di tanti altri testimoni, i racconti delle persone coinvolte, le perizie, le riflessione teologiche sui messaggi: tutto il materiale, sintetizzato in un’articolata relazione finale, è dunque messo a disposizione della Congregazione, e sarà attentamente valutato insieme ad altra documentazione già raccolta nel corso degli anni. Da quanto si apprende_-commentano i giornalisti Galeazzi e Tornielli- , la commissione ha cercato di concentrarsi soprattutto sul primo periodo delle apparizioni. Non sarebbero emerse prove di truffe, di raggiri o di abusi della credulità popolare. Al tempo stesso, però, appare difficile che si possa arrivare a una dichiarazione definitiva sulla soprannaturalità di un fenomeno ancora in corso. Dei sei veggenti del giugno 1981, all’epoca bambini o ragazzi, tre assicurano di avere ancora oggi l’apparizione quotidiana della «Regina della pace», sempre alla stessa ora del pomeriggio e in qualunque luogo essi si trovino: sono Vicka (che abita a Medjugorje), Marija (che vive a Monza) e Ivan (che risiede negli Stati Uniti ma torna spesso in patria). Una quarta veggente, Mirjana, ha un’apparizione ogni mese, il giorno 2, mentre gli ultimi due ex ragazzi di Medjugorje hanno un’apparizione una volta all’anno.
Rilevano ancora i giornalisti, un problema che si è trovata ad affrontare la commissione è rappresentato dall’enorme mole di messaggi divulgati. Come pure il preannuncio di segni straordinari e di segreti, che i veggenti non hanno voluto rivelare neppure all’autorità ecclesiastica. Alcuni dei commissari, e anche di questo si parla nella relazione, hanno sottolineato la necessità di un cambio di passo nella cura pastorale dei milioni di fedeli che da tutto il mondo si recano a Medjugorje. La commissione, e lo stesso cardinale Ruini attraverso i viaggi di persone a lui vicine, ha potuto verificare che le conversioni e il riavvicinamento ai sacramenti – cioè quelli che la Chiesa definisce frutti spirituali – sono reali e significativi. Ma questo di per sé non significa esprimersi sulla natura soprannaturale delle apparizioni. Anzi, negli ultimi mesi il Prefetto Müller ha messo in guardia i vescovi Usa chiedendo loro di vigilare sugli incontri che vedono protagonisti i veggenti di Medjugorje: manifestazioni pubbliche con tanto di apparizione in calendario. Eloquenti anche le espressioni usate da Papa Francesco a messa a Santa Marta lo scorso 14 novembre, quando ha detto che la Madonna «è Madre, non è un capoufficio della posta» intenta a «inviare messaggi tutti i giorni». Parole che prendono di mira quanti vivono rincorrendo messaggi e profezie sul futuro.
Il vescovo di Mostar, Ratko Peric, -affermano Tornielli e Galeazzi-, sotto la cui giurisdizione ricade Medjugorje, è notoriamente scettico sul fenomeno, come lo era il suo predecessore. Mentre sullo sfondo c’è pure l’annoso problema dei rapporti tra clero diocesano e frati francescani in Erzegovina al tempo delle apparizioni. Tra le soluzioni ventilate nel recente passato c’era quella di ripristinare l’antica diocesi di Trebinje, per sottrarre Medjugorje al territorio di Mostar, come pure la possibilità di creare un santuario mariano affidandone la gestione a un rettore proveniente dall’esterno. DonSa