Come in Myanmar anche la visita in Bangladesh si conclude con un incontro fra il Papa e i giovani. Con danze dai mille colori e dalle suggestive coreografie, con canti ma soprattutto con gioia, in circa 7mila lo hanno accolto oggi presso il Notre Dame College di Dhaka. Non solo cattolici ma anche molti musulmani e di altre religioni.
“Mi sento ringiovanire ogni volta che vi incontro”, dice Francesco in riferimento al loro entusiasmo che riempie il campo sportivo dove si tiene l’incontro: i giovani sono sempre pronti a rischiare. Il suo discorso ruota attorno al senso del viaggio.
“Andare avanti” specialmente quando ci si sente oppressi da problemi e tristezza e sembra che Dio non appaia all’orizzonte, è il suo incoraggiamento. Per non “girovagare senza meta” e invece “scegliere la strada giusta”, serve quella sapienza che nasce dalla fede. E’ come se Dio “avesse posizionato dentro di noi un software che ci aiuta a discernere il suo programma divino”, un software che deve essere aggiornato ascoltando il Signore.
Si tratta di una sapienza che trapela dagli occhi dei nonni e dei genitori che hanno riposto la loro fiducia in Dio: per riceverla, “dobbiamo guardare il mondo, le nostre situazioni, i nostri problemi, tutto con gli occhi di Dio”, ascoltare gli altri con gli orecchi di Dio, “amare col cuore di Dio” e “valutare le cose coi valori di Dio”.
La sapienza di Dio, poi, fa “respingere le false promesse di felicità” che portano solo all’egoismo e aiuta a accogliere e accettare quanti “agiscono e pensano diversamente da noi”, sottolinea il Papa . Non bisogna, quindi, chiudersi nel proprio “piccolo mondo” ripiegandosi su se stessi e facendo proprio il principio del “come dico io o arrivederci” perché “quando un popolo, una religione o una società diventano un ‘piccolo mondo, perdono il meglio che hanno e precipitano in una mentalità presuntuosa, quella dell’’io sono buono, tu sei cattivo’”.
Francesco risponde e fa così riferimento alle parole pronunciate prima da due giovani Upasana e Anthony. In sostanza il suo messaggio è che la sapienza di Dio “ci apre agli altri”, aiuta a guardare oltre le comodità e le false sicurezze per non diventare ciechi davanti ai grandi ideali che rendono la vita degna di essere vissuta.
Il Papa si dice contento che assieme ai cattolici vi siano anche giovani di altre religioni “Col trovarvi insieme qui oggi mostrate la vostra determinazione nel promuovere un clima di armonia, dove si tende la mano agli altri, malgrado le differenze religiose”. Questo gli fa ricordare l’esperienza a Buenos Aires di un gruppo di studenti che stava costruendo in un’area molto povera alcuni locali per la parrocchia : erano diversi – chi cattolico praticante, chi comunista chi ebreo – ma “stavano tutti lavorando per il bene comune”, “erano aperti all’amicizia sociale” e determinati a dire ‘no’ a tutto ciò che avrebbe potuto distoglierli dal proposito di “aiutarsi a vicenda”.
Infine, la sapienza di Dio aiuta a riconoscere la bontà del proprio patrimonio culturale: “la vostra cultura vi insegna a rispettare gli anziani”, sottolinea il Papa esortando, quindi, a “non passare tutta la giornata col cellulare, ignorando il mondo” attorno. Bisogna, invece, parlare con genitori e nonni, per comprendere che “siamo parte di un antico ‘viaggiare’ e che la realtà è più grande di noi”.
I cristiani trovano la speranza nell’incontro con Gesù nella preghiera e nei Sacramenti e nell’incontro con Lui nei poveri, nei malati, nei sofferenti. In una parola è “in Gesù” che si scopre “la solidarietà di Dio”.
“Guardando i vostri volti – sottolinea – sono pieno di gioia e speranza”, “per voi, per il vostro paese, per la Chiesa e per le vostre comunità” . “Dio – conclude – benedica il Bangladesh”.
di Debora Donnini perla Radio Vaticana