Una Chiesa che conta meno di 700 mila fedeli e ne chiama davanti al successore di Pietro più di 150 mila, arrivati anche dalle montagne del Myanmar e pure a piedi, è una Chiesa viva, capace anche di solidarietà verso un gran numero di persone, senza distinzione di religione o di etnia, che può aiutare questo paese martoriato da conflitti etnici non ancora risolti a trovare la via della guarigione.
Alla Messa, la prima in Myanmar, nel grande parco Kyaikkasan di Yangon, in una calda e umida mattinata del Sud est asiatico, Papa Francesco ha salutato i birmani con il loro augurale benvenuto, “Min gla ba”, e subito ha ricordato che in Gesù crocifisso troviamo una sicura bussola, che può guidare la nostra vita con la luce che proviene da Dio. E nelle sue ferite possiamo trovare la fonte di ogni cura.
“So che molti in Myanmar portano le ferite della violenza, sia visibili che invisibili. La tentazione è di rispondere a queste lesioni con una sapienza mondana che, come quella del re nella prima Lettura, è profondamente viziata. Pensiamo che la cura possa venire dalla rabbia e dalla vendetta. Tuttavia la via della vendetta non è la via di Gesù”
La “via di Gesù”, ha sottolineato il Papa, è radicalmente differente, perché “quando l’odio e il rifiuto lo condussero alla passione e alla morte, Egli rispose con il perdono e la compassione”. Quindi nel dono dell’Eucaristia impariamo come trovare riposo nelle ferite di Cristo, e là essere purificati da tutte le nostre vie distorte che tentiamo in risposta alla violenza subita. Nelle ferite di Cristo, è stato l’augurio di Francesco ai cattolici birmani, possiate assaporare il “balsamo” della misericordia del Padre e trovare la forza di portarlo agli altri, per ungere ogni memoria dolorosa.
“So che la Chiesa in Myanmar sta già facendo molto per portare il balsamo risanante della misericordia di Dio agli altri, specialmente ai più bisognosi. Vi sono chiari segni che, anche con mezzi assai limitati, molte comunità proclamano il Vangelo ad altre minoranze tribali, senza mai forzare o costringere, ma sempre invitando e accogliendo”.
La Chiesa viva che è in Myanmar aiuta poveri e sofferenti di ogni religione ed etnia attraverso il Catholic Karuna Myanmar, la Caritas locale, e Gesù, ha concluso il Papa, “premierà i vostri sforzi di seminare semi di guarigione e riconciliazione nelle vostre famiglie, comunità e in tutta la società di questa nazione”.
“Il suo messaggio di perdono e misericordia si serve di una logica che non tutti vorranno comprendere, e che incontrerà ostacoli. Tuttavia il suo amore, rivelato sulla croce è, in definitiva, inarrestabile. È come un ‘GPS spirituale’ che ci guida infallibilmente verso la vita intima di Dio e il cuore del nostro prossimo”.
di Alessandro di Bussolo per la Radio Vaticana