Come fossero fratello e sorella. E’ il sentimento che Karol Wojtyla e Madre Teresa suscitavano, in chi li guardava, assieme nei tanti incontri che i due Santi hanno avuto durante il Pontificato di San Giovanni Paolo II. Che fossero tra i poveri morenti a Calcutta o nel Palazzo Apostolico, tra i due c’era sempre una sintonia straordinaria cementata dall’amore per Gesù e per il prossimo.
Testimone di molti di questi incontri è stato Joaquin Navarro-Valls, per vent’anni direttore della Sala Stampa Vaticana. Al microfono di Alessandro Gisotti per Radio Vaticana, Navarro-Valls si sofferma su questa relazione speciale, muovendo la sua riflessione dal meraviglioso sorriso che caratterizzava Madre Teresa:
R. – Quel sorriso, da bambina quasi, che aveva anche quando era molto anziana; quel sorriso naturale che aveva! Quando poi abbiamo saputo – dopo la sua morte – dalla pubblicazione delle sue lettere che aveva scritto negli anni ai suoi direttori spirituali, di quella prova che c’era nella sua anima, di una siccità, di una notte oscurissima, che lei si è portata avanti per moltissimi anni… Questo contrasto è straordinario in questa donna!
D. – Giovanni Paolo II e Madre Teresa erano straordinariamente legati, “come fratello e sorella” hanno scritto in molti. Lei che ricordi ha di questo rapporto così speciale tra i due Santi?
R. – C’era questa unione straordinaria in queste due personalità enormi della nostra epoca, che erano così diverse una dall’altra per formazione, per storia, per biografia: erano completamente diverse! C’era una comunità di intenti e di intesa straordinaria, che era evidente quando si vedevano al di fuori dagli atti ufficiali, nell’intimità dell’appartamento del Papa o quando nell’86, nel primo viaggio in India di Giovanni Paolo II, lo ha ricevuto a Kaligath, in quei due grandi stanzoni connessi con un tempio buddhista, in cui lei raccoglieva tutte le persone che incontrava nelle strade di Calcutta. C’era una grande comunione: si vedeva quando erano insieme.
D. – Dopo la toccante e storica visita a Calcutta, in India, Karol Woytila volle che le Missionarie della Carità avessero casa anche in Vaticano e così nacque “Il Dono di Maria”. Che ricordo ha di quella scelta del Papa e cosa significa, ancora oggi, questa presenza nella Sede di Pietro?
R. – Intanto era qualcosa di inedito: è venuto fuori durante una conversazione fra loro due in Vaticano… Quando poi il Papa ci ha riflettuto un po’ su ha detto: “Si faccia! – Si può fare!”. Naturalmente era sorprendente! Era inedito che all’interno del Vaticano – perché quello spazio è all’interno del Vaticano – potessero essere accolte queste persone che stavano nelle strade, che dormivano per le strade, che non avevano famiglia, che erano malati… E così, si è inaugurato nel 1988: quindi proprio due anni dopo il viaggio del Papa in India. Io penso che Giovanni Paolo II si sia ispirato, in qualche modo, a quello che lui stesso ha visto in India. Quindi anche se fra la città di Calcutta e Roma ci sono tante differenze, possiamo dire che si somigliano nel fatto che tutte e due le città hanno tante persone che soffrono, che sono malate, che non hanno famiglia, che sono esseri umani abbandonati da tutti. Il Papa non ha dubitato un momento, consapevole com’era della grande novità che quella decisione avrebbe rappresentato per il Vaticano.
D. – La Canonizzazione di Madre Teresa avviene per volere di Papa Francesco proprio nel Giubileo della Misericordia: ne è un evento culminante. Che messaggio viene – secondo lei – da questo doppio evento, da questo legame tra Madre Teresa e la misericordia?
R. – Io penso, anzi ne sono sicuro che sarà l’evento più “corposo” – per dire così – più numeroso, con più riflessi in tutto il mondo di tutto l’Anno della Misericordia. Di questo non ho alcun dubbio! Il messaggio è quello di sempre: al centro della vita della Chiesa, e quindi della vita di tutti i cristiani, c’è la carità. Non sarebbe potuto essere altrimenti! La carità, come elemento che forma tutta la personalità, che dà senso alla propria esistenza e che serve per aiutare gli altri.
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Ma c’è un secondo aspetto che vorrei sottolineare: quando si parla – ed è logico che se ne parli – del ruolo della donna nella Chiesa, a me viene sempre in mente Madre Teresa, che ha fatto questa grande opera, fino a diventare – controvoglia – un vero leader mondiale; questa donna piccola, questa donna che non voleva protagonismi personali: tutto questo lo ha fatto come donna, con la sensibilità di una donna, di una donna nella Chiesa, che ha ispirato la vita e l’operare di tanti vescovi, di tanti sacerdoti, di tanti cardinali all’interno della Chiesa. Quel modo chiaro, pieno di affetto di vivere la carità: una vera Santa, la cui vita è stata tutta dedicata agli altri, ma con la sensibilità, con il profilo di una donna, di una donna nella Chiesa.
Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va)