Dieci anni fa, il 12 settembre 2006, Benedetto XVI, pronunciava un discorso all’Università di Ratisbona dedicato al dialogo tra Fede e ragione. Il fraintendimento di un passaggio di quel testo provocò inizialmente critiche dal mondo musulmano, ma oggi quella ‘lectio magistralis’ resta di grande attualità dal punto di vista teologico e del dialogo interculturale e interreligioso.
Vi proponiamo la rilettura di ciò che segue. (da nostro archivio Papaboys)
La sera del 12 settembre 2006, io e mia moglie stavamo cenando a Cracovia, con nostri amici polacchi, quando un nervoso vaticanista italiano (perdonate la ridondanza degli aggettivi) mi chiamò, chiedendomi cosa pensassi del “Zees crazee speech of zee pope about zee Muslims” (“il folle discorso del papa sui musulmani”, detto in inglese con un forte accento italiano, ndr). Quello fu il primo sintomo di come l’orda delle “menti indipendenti” della stampa internazionale si sarebbe infuriata sul tema della Lezione di Ratisbona di Benedetto XVI, una “gaffe” su cui i media continuarono a mordere fino alla fine del suo pontificato.
A otto anni di distanza, la Lezione di Ratisbona appare sotto una luce molto diversa. Infatti, coloro che la lessero per davvero nel 2006, compresero che, lungi dall’aver fatto una “gaffe”, Benedetto XVI aveva analizzato, con la precisione dello studioso, due domande chiave, la cui risposta avrebbe influenzato profondamente la guerra civile che sta tuttora infuriando all’interno del mondo islamico; una guerra il cui esito determinerà se, nel XXI Secolo, l’islam sarà sicuro per i suoi fedeli e per il mondo.
La prima domanda chiave riguarda la libertà di religione. I musulmani possono trovare, all’interno del loro bagaglio culturale e spirituale, argomenti islamici a favore della tolleranza religiosa (compresa la tolleranza nei confronti di chi si converte ad altre religioni)? Questo auspicabile sviluppo, che il papa suggerì, potrebbe richiedere molto tempo (anche secoli) per elaborare una più completa teoria islamica della libertà religiosa.
La seconda domanda chiave riguardava la struttura delle società islamiche: i musulmani possono trovare, anche qui all’interno del loro bagaglio culturale e spirituale, argomenti islamici per stabilire una distinzione fra l’autorità religiosa e politica in uno stato giusto? Questo sviluppo, altrettanto auspicabile, potrebbe rendere le società musulmane più umane al loro interno e meno pericolose per i loro vicini, specialmente se è legato a una istanza islamica per la tolleranza religiosa.
Papa Benedetto XVI proseguì suggerendo che il dialogo interreligioso fra cattolici e musulmani dovesse concentrarsi su quelle due domande, fra loro strettamente legate. La Chiesa cattolica, come apertamente ammise il papa, attraversò le sue lotte interne mentre sviluppava una sua causa per la libertà di religione in un contesto politico di governo costituzionale, giocando un ruolo chiave nella società civile, ma non governandola direttamente. Il cattolicesimo ha infine sviluppato questi principi: non arrendendosi alla filosofia politica secolare, ma usando ciò che aveva appreso dalla modernità politica per tornare alla sua stessa tradizione, riscoprire gli elementi del suo pensiero su fede, ragione e società che erano stati perduti nel corso del tempo e sviluppare il suo insegnamento per la società giusta.
Un simile processo di riscoperta/sviluppo è possibile anche nell’islam? Questa è la Grande Domanda posta da Benedetto XVI nella Lezione di Ratisbona. Il fatto che questa domanda sia stata prima fraintesa, poi ignorata, è una tragedia di proporzioni storiche. I risultati di quel fraintendimento e di quella ignoranza – e molti altri fraintendimenti e ignoranze – sono ora drammaticamente palesi in tutto il Medio Oriente: nella decimazione delle antiche comunità cristiane, negli atti di barbarie che hanno shockato un Occidente apparentemente apatico, come la crocefissione e la decapitazione di cristiani; negli Stati in subbuglio; nella speranza delusa che il Medio Oriente del XXI Secolo potesse guarire dalle sue varie malattie politiche e culturali per trovare la via di un futuro più umano.
Sono sicuro che Benedetto XVI non sia affatto lieto nel vedere la sua Lezione di Ratisbona confermata dalla storia. Ma i suoi contestatori del 2006 possono comunque esaminare le loro coscienze e rivedere l’obbrobrio che gli hanno scagliato contro otto anni fa. Ammettendo di aver sbagliato nel 2006, potrebbero compiere un primo passo utile per uscire dalla loro ignoranza sul conflitto intra-islamico che minaccia gravemente la pace nel mondo del XXI Secolo.
Quanto al discorso sul futuro dell’islam, che Benedetto XVI propose allora, ebbene, oggi, sembra alquanto improbabile. Ma se mai dovesse realizzarsi, i leader cristiani dovrebbero spianarne la strada, parlando, senza indugio, delle patologie dell’islamismo e dello jihadismo; smettendo di porgere scuse anti-storiche sul colonialismo del XX Secolo (imitando debolmente il peggio delle chiacchiere accademiche sul mondo arabo-islamico); e dichiarando pubblicamente che il prudente uso della forza militare è moralmente giustificato, una volta che ci si imbatte in fanatici sanguinari, come quelli che, da questa estate in poi, si stanno rendendo responsabili della nascita di un regno del terrore in Siria e Iraq.
Articolo di George Weigel, intellettuale e attivista cattolico statunitense, è l’autore della biografia di San Giovanni Paolo II Witness to Hope. L’articolo originale, Regensburg Vindicated è stato pubblicato sul Denver Catholic Register, il 16 settembre 2014
(traduzione di Stefano Magni)
Un grande!!! Dio lo benedica sempre!!!
Dio, benedica la Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana e guidi il successore di Pietro Francesco, nella gioia della verità e della carità.
Amen. Alleluja!!!
Condivido in toto quanto è stato scritto.
Aggiungo, che il cuore e la mente dell’uomo contemporaneo (specialmente se vive in occidente) è talmente preso dalla vita frenetica quotidiana ed è così pieno di se stesso, che non trova più un posto per riflettere.
L’uomo rincorre freneticamente il profitto, il benessere, il dio denaro, invece ha perso il senso della vita.
Più ci si allontana da DIO, più ci si avvicina nel vortice dell’autodistruzione.
Lo studioso, la grande cultura, la meditazione sapiente che si trova nella figura dell’Emerito Santo Padre “Papa Benedetto XVI” fa paura agli scribi e farisei ipocriti contemporanei; per questo, credo, lo hanno denigrato per poi isolarlo ed infine costretto ad autoeliminarsi dalla scena del mondo.
Ma grazie a DIO si è rifugiato nella preghiera, è fa tanto bene all’umanità.
Viva la SS. Trinità e la Santa chiesa Cattolica Apostolica Romana.
Ma per cortesia..
Questo statunitense vuole dire che il Santo Padre Benedetto XVI,
Avrebbe calunniato i musulmani??
Ma per carità! Non c’entrano i musulmani, c’entrano gli statunitensi!
E il loro obbiettivo è mettere Cattolici e Musulmani contro! Così saranno loro l’unica potenza mondiale! Certo il Papa questo non lo approva! Oche!
Ma come si fa a credere a queste cose..??