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Sinodo: proposti percorsi penitenziali per divorziati risposati

1571132_Articolo (1)Celebrazioni penitenziali di tipo comunitario per i divorziati risposati che desiderano rientrare nella comunione ecclesiale. È una delle strade proposte durante la Congregazione di ieri pomeriggio al Sinodo sulla famiglia, che ha visto stamattina protagoniste le testimonianze delle uditrici e degli uditori presenti. Con le loro storie si è conclusa la prima settimana di lavori in Aula, che ha visto gli interventi di 180 padri Sinodali. I temi emersi tra l’ottava e la nona riunione dell’assemblea sono stati sintetizzati nel consueto briefing di fine mattinata, in Sala Stampa vaticana.

Il tema “caldissimo”, dibattuto da settimane e mesi dai media quasi fosse l’unico sul tavolo, ha trovato notevole spazio durante gli ultimi interventi dei Padri nell’Aula sinodale. In modo particolare, ha riferito padre Lombardi al briefing, l’assemblea si è interessata ai divorziati risposati e alle possibilità che la loro condizione trovi nuovi percorsi di accoglienza all’interno della Chiesa:

“Uno dei Padri ha dato un po’ un modello di come sta cercando di esercitare con le coppie interessate, con le persone interessate questo cammino, ponendo delle domande di riflessione sulle conseguenze che ciò che è avvenuto può aver avuto sui figli oppure se si sono riparati i torti o gli atteggiamenti ingiusti avuti nei confronti dell’altro coniuge (…) Qualcuno ha anche parlato di forme, di atti ecclesiali con cui cercare poi di dare concretezza a questo cammino penitenziale. Ad esempio, delle celebrazioni, diciamo così, ‘giubilari’ (…), da celebrare anche comunitariamente.”

Strettamente connesso a questo argomento, l’aspetto sacramentale riguardante la possibilità, da tanti invocata, di poter accostarsi soprattutto all’Eucaristia. Sul punto, molto interessante, ha sottolineato padre Lombardi, è stata un’osservazione:

“È quella che faceva rilevare ciò che aveva fatto San Pio X al suo tempo ammettendo i bambini all’Eucaristia: era stato considerato estremamente rivoluzionario, estremamente innovatore al suo tempo. Quindi, ci sono anche degli esempi di coraggio da parte di un Papa – anche se in una situazione così diversa da quella in cui noi ci troviamo – nel riflettere o introdurre delle novità per quanto può riguardare la prassi dell’accesso all’Eucaristia”.

Tema “sensibile” anche quello riguardante la preparazione al matrimonio, che i Padri sinodali hanno indicato di curare con profondità e per tempi più lunghi giacché, è stato riconosciuto, la brevità dei corsi attuali – peraltro vissuti dalle coppie spesso come un’imposizione – non aiuta a comprendere la sacralità del vincolo al punto che, è stato rilevato, ciò che alla fine viene percepito è la celebrazione di un rito più che del Sacramento. Inoltre, l’assemblea sinodale ha suggerito che si utilizzi il momento dell’omelia come luogo privilegiato per l’annuncio del Vangelo della famiglia.

Di formazione al matrimonio e di accompagnamento delle coppie hanno diffusamente parlato le uditrici e gli uditori presenti in Aula. I laici, è stato ribadito da più angolazioni, siano più ampiamente coinvolti in questi percorsi di crescita e sostegno, perché notevole impatto in questi casi assume la forza della “testimonianza vissuta”. Dalle loro esperienze è emerso anche – in modo analogo ai convincimenti dei Padri sinodali, che ieri avevano riaffermato la dottrina dell’Humanae Vitae di Paolo VI  – l’invito ad approfondire la conoscenza dei metodi naturali per la regolazione delle nascite.

Sempre in sintonia e riflesso con l’opinione dei vescovi, convinti del peso della cultura e quindi del lavoro universitario a sostegno della famiglia, uditrici e uditori hanno descritto in concreto il peso specifico dell’impegno laicale sia in campo accademico che in seno alle istituzioni civili. E questo senza dimenticare, ha osservato padre Lombardi, i frutti che il lavoro di tanti cristiani produce anche negli angoli più bui della società:

“Il fatto cioè di avere un tipo di testimonianza e di pastorale, esercitato anche dai laici, che guarda alle molte solitudini che ci sono nel mondo di oggi nelle grandi città (…) come un servizio che raggiunge tante persone sole o in difficoltà indipendentemente dal loro essere partecipanti alla vita della Chiesa. Quindi, un servizio generoso e aperto che va al di là dei confini della comunità, diciamo, praticante”.

In ottica sociale e umanitaria, durante i 33 interventi dell’ottava Congregazione, era stata levata anche la condanna della manipolazione e della crioconservazione degli embrioni e stigmatizzata la tendenza, specie in Africa, di alcuni Paesi e organizzazioni a presentare il ricorso all’aborto e alle unioni gay come “diritti umani” – legando all’accettazione di questi concetti l’elargizione di aiuti. Individuata pure la contraddittorietà mostrata, in tema di salute riproduttiva, da istituzioni che condannano l’aborto forzato pur promuovendo l’aborto sicuro.

Toccato anche l’ambito delle migrazioni, in particolare con la richiesta di meglio tutelare il diritto all’unità familiare dei migranti, e – specie nella nona Congregazione – la questione della protezione dei figli delle coppie divorziate e il diritto dei genitori a scegliere il progetto educativo più adatto per i loro figli. Non è rimasto fuori dell’Aula l’aspetto della morte di uno dei coniugi, evocato dalla storia di una delle uditrici, lei stessa vedova e impegnata in una associazione che si dedica all’ascolto e all’incontro delle vedove e dei vedovi.

La seconda parte della mattinata, dopo gli interventi degli uditori, è stata caratterizzata dalla prima riunione dei cosiddetti “Circoli minori”: 10 gruppi – tre in lingua inglese e italiana, due in francese e spagnolo – che inizieranno i loro lavori la prossima settimana dopo la “Relatio post-disceptationem”. Il servizio è di Alessandro De Carolis per la Radio Vaticana

 

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