Italiae et Ecclesia

Vi portiamo al Monastero di Fonte Avellana – Dove si respira il soffio dello Spirito

La strada sale attraverso versanti tortuosi, fino a raggiungere il maestoso eremo camaldolese della Santa Croce di Fonte Avellana. Alle sue spalle svetta imponente il Monte Catria. «Questo posto è una meraviglia sempre, tutto l’anno, anche d’inverno quando è freddo e nevica», sorride dom Gianni Giacomelli, il priore.

Il monastero dell’entroterra marchigiano, in provincia di Pesaro-Urbino, fu fondato da san Romualdo, istitutore dell’ordine dei Camaldolesi (che unisce la tradizione eremitica a quella cenobitica, cioè comunitaria). Intorno al 1035 qui si ritirò a condurre una vita di preghiera e contemplazione san Pier Damiani, monaco, teologo, vescovo, cardinale, dottore della Chiesa (che nel 1043 diventò priore), ricordato da Dante Alighieri nella Divina commedia, nel canto XXI del Paradiso, fra gli spiriti contemplativi. Proprio al sommo poeta è intitolata la preziosa biblioteca di Fonte Avellana. «La biblioteca contiene 33 mila volumi», spiega dom Gianni, «il nostro patrimonio è specializzato in spiritualità, storia, studi biblici, teologia. Oggi è fortemente sviluppato il prestito interbibliotecario, grazie al quale i nostri libri possono uscire da qui e girare attraverso la rete delle biblioteche marchigiane».
Nato a Belluno nel 1962, dom Gianni è arrivato a Fonte Avellana nel 2001 ed è priore dal 2006. Ha lasciato il monastero per un paio di anni, fra il 2009 e il 2011, per andare a insegnare in Brasile. Alle spalle ha studi di teologia in Francia a Strasburgo, e a Fonte Avellana si occupa in modo particolare di tematiche interculturali e della lectio divina (cioè la lettura e meditazione della Bibbia da cui trarre, secondo il metodo monastico, indicazioni per la propria vita concreta, ndr).
«Nei decenni passati l’eremo aveva subìto una decadenza». Poi, a partire dagli anni Novanta è stato ristrutturato, sono stati inviati due monaci più giovani, la comunità monastica è rinata e la struttura si è aperta all’accoglienza di turisti e visitatori. «Ora qui siamo sette monaci, tutti italiani, provenienti da varie regioni».
IN CERCA DI SPIRITUALITÀ
«L’eremo non è mai stato isolato», spiega dom Gianni, «ha sempre rappresentato un punto di riferimento per il territorio locale: durante la Seconda guerra mondiale qui hanno trovato accoglienza tantissimi sfollati». E oggi è un punto di riferimento, una destinazione turistica e spirituale per gruppi, famiglie, singoli visitatori nel periodo da Pasqua fino a ottobre e, d’inverno, nelle due settimane tra il Natale e l’Epifania. «Abbiamo realizzato tre foresterie, per un totale di 90 posti letto».
I visitatori arrivano per svolgere gli esercizi spirituali e la lectio divina, per le settimane bibliche, gli incontri ecumenici e interreligiosi. «A volte i gruppi vengono con una loro guida spirituale, ma spesso siamo noi monaci a dare loro un predicatore, uno di noi, che li segua». In estate, in media, sono presenti ogni giorno 50-60 persone che soggiornano in monastero. «In realtà i gruppi sono pochi, la maggior parte sono famiglie e tante persone che vengono da sole. Gli italiani sono tanti, ma in maggioranza si tratta di stranieri, tanti tedeschi, belgi, lussemburghesi, molti sono visitatori che hanno origine italiane, figli di emigrati da questa zona che tornano alle loro radici. L’anno scorso abbiamo avuto un boom di olandesi, ora però ci raggiungono anche tanti sudamericani. A differenza degli italiani, che chiedono incontri strutturati, gli stranieri non chiedono niente, solo di meditare in silenzio e pregare con noi».
Dom Gianni apre le porte del prezioso scriptorium, il salone dove i monaci amanuensi copiavano i codici, al tempo uno dei più importanti d’Europa: voluto e, pare, disegnato dallo stesso Pier Damiani, è stato conservato quasi interamente nella forma originale. «Qui ci lavorò Guido d’Arezzo, teorico della musica vissuto nell’XI secolo, ideatore della moderna notazione musicale: in questo scriptorium portò a termine il suo Codice musicale. Oggi lo scriptorium ospita gli incontri con i visitatori e la lectio divina».
C’è poi la sala del capitolo (dove i monaci tengono le riunioni, introdotte dalla lettura di un “capitolo” della Regola di san Benedetto) in cui si conserva l’icona donata da papa Giovanni Paolo II durante la sua visita nel 1982; la suggestiva cripta, costruita nel X secolo, è la parte più antica dell’eremo; e la chiesa dedicata alla Santa Croce con il coro neoclassico, costruito nell’Ottocento.



LIBRI CHE INSEGNANO LA PACE
Nella biblioteca antica, risalente al Seicento, dom Gianni mostra con orgoglio uno dei volumi a cui lui tiene di più, opera illuminante e grandiosa: è la Bibbia poliglotta, edita a Londra nel 1657. Il priore sfoglia alcune pagine della Genesi: «È scritta in sei lingue: ebraico, greco, siriaco, targum (traduzione in aramaico della Bibbia ebraica), ebreo-samaritano e arabo. Ognuna di loro a fianco ha la traduzione in latino. Così si possono facilmente confrontare le diverse traduzioni e condurre un lavoro di interpretazione comparativa».
Il risultato è straordinario: «Attraverso il confronto vengono alla luce le differenti interpretazioni, che cambiano a seconda del sistema culturale di riferimento. Da qui appare chiaro come la Bibbia abbia tante letture diverse, non una sola. Quest’opera è monumentale ed eccezionale, perché spazza via ogni fondamentalismo. Io la chiamo “il libro della pace”».
I COLORI DELLA LUCE SECONDO JOOST CAEN
Fra i visitatori stranieri arrivati a Fonte Avellana c’è Joost Caen, artista belga nato nel 1959 vicino a Bruges. Caen, specializzato nell’arte del vetro colorato, ha realizzato di sua spontanea iniziativa una serie di vetrate per sostituire le vecchie e disadorne finestre del monastero. E le ha donate ai monaci. Le vetrate si possono ammirare in varie zone dell’eremo, fra cui lo splendido scriptorium.
ORGANIZZARE LA VISITA
L’eremo di Fonte Avellana si trova nel Comune di Serra Sant’Abbondio, vicino a Cagli e Pergola. Per raggiungerlo non ci sono mezzi di trasporto pubblico. I monaci possono provvedere loro stessi al trasferimento dalla vicina Serra Sant’Abbondio (raggiungibile in autobus da Pesaro, Fano e Fabriano). Tel: 0721/73.02.61 dalle 10 alle 12. www.fonteavellana.it.
ORARI E CELEBRAZIONI
Le Messe festive si celebrano alle 11, alle 16.30 (ora solare) e alle 17.30 (ora legale). Visite guidate: da lunedì a sabato, ore 10, 11, 15, 16, 17. Domenica, festivi e mesi di luglio e agosto: ogni 30 minuti circa dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 17. Si visita anche l’orto botanico dei monaci. Dal 13 al 17 aprile i monaci ospitano per condividere la Settimana santa.
I PRODOTTI DEI MONACI
L’eremo ha un negozio aperto da primavera a ottobre con prodotti del monastero di Camaldoli. I monaci di Fonte Avellana realizzano un liquore al cioccolato, l’Optimus.




Fonte www.credere.it/Giulia Cerqueti

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