Prometto che è l’ultima volta che parlo del mio servizio ministeriale di cappellano di una Residenza psichiatrica.Vi voglio raccontare gli inizi, di quando arrivai e nella struttura non esisteva un luogo riconoscibile come “cappella”. Nessuna aula celebrativa, nessun altare, nessuna immagine sacra, nessun tabernacolo. Insomma, ero un cappellano senza cappella.
In quei primi tempi in cui mi rammaricavo di non potermi sedere davanti al Santissimo in preghiera incontravo gli ospiti vagando tra i corridoi. Ed è così che un giorno mi resi conto che nella nostra struttura era presente non un solo tabernacolo, ma decine di tabernacoli. Decine di “cristofori” (portatori di Cristo), tabernacoli a due zampe, nei quali per la loro infermità si identificava completamente il Signore.
Da quel momento non mi preoccupai più di avere una cappella e un tabernacolo davanti al quale pregare. L’intera struttura era diventata per me un’enorme unica cappella dove il Signore si muoveva liberamente e si lasciava incontrare in tutti i malati.
Per questo rimasi un po’ sorpreso quando i dirigenti della struttura, senza mie particolari richieste, si sentirono spinti a ricercare, tra le varie stanze libere, un luogo dove potessi celebrare e ricevere le persone. Mi offrirono di adattare a cappellina una ex stanza di degenza. Enorme passo avanti: finalmente si poteva dire messa tutti i giorni, c’era un altare, qualche immagine sacra! Fu il mio avanzamento di grado: il 4 ottobre 2014 da cappellano senza cappella fui promosso a cappellano con cappella!
Mancava ancora il tabernacolo dove riporre Gesù Eucaristia, ma grazie al dono di un Parroco amico arrivò pure quello. E fu l’apoteosi della mia carriera: da cappellano con cappella promosso a cappellano con cappella e tabernacolo!
Ma la cosa più curiosa è che la cappella resta pur sempre una stanza di degenza, con i bocchettoni per l’ossigeno e per l’aria coperti da una quadro che riproduce un detto di Mevlana: “Vieni! Vieni, che non importa chi tu sia! Puoi essere un peccatore! Oppure un benefattore! Oppure un idolatra, vieni pure. Il nostro non è l’ordine della disperazione. Anche se hai ripeccato cento volte, vieni lo stesso”. Ripeto spesso che ritengo di essere l’unico cappellano al mondo ad essere riuscito a ricoverare Gesù Eucaristia in una stanza di una Residenza psichiatrica! Come un matto qualunque!
Evidentemente Gesù ha gradito le mie attenzioni nei suoi riguardi e le ha ricambiate. Di recente la proprietà della struttura ha consentito che il cappellano avesse un alloggio di servizio all’interno della struttura stessa. Così anche io mi sono trasferito nella Residenza psichiatrica, conquistando un ulteriore avanzamento di grado: da cappellano con cappella e tabernacolo promosso a cappellano con cappella, tabernacolo e alloggio psichiatrico! Come un matto qualunque!
In tutto ciò i tabernacoli a due zampe continuano a santificare le mie giornate, io sono un po’ meno mio e un po’ più loro e nostro Signore riposa tranquillo e soddisfatto nella cappellina da dove ogni giorno ricoverato come un matto continua a benedire e consolare tutti noi.
Articolo scritto per il Bollettino della Postulazione delle Figlie della Chiesa
Fonte www.ugoquinzi.it
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