Caritas et Veritas

Sai com’è nata la preghiera ‘Ave o Maria’?

Le preghiere, soprattutto quelle mariane, non sono nate all’improvviso, ma si sono  formate nel tempo, mano mano che lo spirito cristiano si affinava. Per l’Ave Maria e il Rosario dobbiamo aspettare il sedicesimo secolo per avere la loro forma definitiva. Come anche per  le “Litanie” in onore della santissima Vergine, che si ritrovano a Loreto già nel 1531, ma hanno certo origine più antica. 

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La recita dell’Angelus  Domini, è legata invece allo svilupparsi nella pratica cristiana del suono delle campane. Si cominciò con il suonare le campane al mattino e al vespro, il loro suono unito alla preghiera si incontra per la prima volta in Italia a Monte Cassino nel Duecento. Quando una indulgenza viene affiancata a questo pio uso da papa Giovanni XXII l’abitudine si diffuse largamente. Il suono  delle campane a mezzogiorno viene invece menzionato per la prima volta negli “statuti sinodali di Praga” dell’anno 1386. Il papa Callisto III (Borgia) nel 1456 ordinò che a mezzogiorno la campana invitasse alla preghiera contro il pericolo turco. L’uso di suonare tre volte al giorno la campana divenne generale solo nel Settecento. La preghiera dell’Angelus congiunta a questo suono, divenne abituale soltanto allorché il papa Benedetto XII arricchì anch’essa di un’indulgenza e siamo nel 1724, anche se, prima,  al suo posto venivano recitate altre preghiere.



Verso la fine del dodicesimo secolo le preghiere usuali dei cristiani erano il Padre Nostro e il Credo.  Venne poi ad aggiungersi piano piano l’Ave Maria. Da principio essa consisteva solo nelle parole della salutazione angelica e di Elisabetta (Lc 1, 28). Nella seconda metà del tredicesimo secolo, per ordine forse del papa Urbano IV, s’aggiunsero le parole “Jesus Christum, Amen”, e  nel secolo quindicesimo anche la petizione di una buona morte. La forma odierna dell’Ave Maria compare per la prima volta in un breviaro certosino del 1563, però essa divenne di uso generale solo verso la metà del 1600. All’incremento del culto mariano, che andò diffondendosi immediatamente, contribuì anche la Salve Regina. Come preghiera e come inno essa fu largamente usata fin dal secolo undicesimo (canto dei pellegrini e dei combattenti in marcia nella Prima Crociata) . L’Autore del testo e della melodia è controverso. Alcuni indicano il monaco di Reichenau certo Ermanno Contratto (morto nel 1054); studiosi francesi invece indicano il vescovo: Ademaro di Puy, legato papale alla prima crociata. L’impiego della Salve Regina quale antifona conclusiva dopo la compieta fu introdotta dai Domenicani nel 1221.

Fuor di dubbio che il Culto a Maria registrò un particolare sviluppo nei secoli 12° e 13°, sia nei nuovi ordini religiosi (domenicani, francescani, ecc.)  sia nel popolo. La scolastica gli diede fondamento teoretico definendo tale culto come: “Iperdulia”, cioè culto di particolare solennità, inferiore a quello di Latria-adorazione dovuto a Dio Trinità (Padre-Figlio e Spirito Santo), ma superiore a quello di Dulia, dovuto a tutti gli Angeli e Santi di Dio.

La festa dell’Immacolata Concezione di Maria (8 dicembre) veniva praticata a Bisanzio già nell’8° secolo, e celebrata da molte chiese in Inghilterra e Francia nei secoli 11° e 12°, ma guardata tuttavia da alcuni ancora con sospetto e disapprovazione. Nel sec. 13° fece ulteriori progressi fino ad essere adottata nell’anno 1263 dall’Ordine Francescano.

Invece per quanto riguarda il Rosario , di cui fu ritenuto inventore e diffusore San Domenico ma con non molto fondamento, in quanto questa devozione, come le altre del resto, andò sviluppandosi un po’ alla volta fra il secolo 12° e 16°. Persone pie dell’Ordine Domenicano o Cistercense o dei terz’ordini usavano già da tempo recitarlo con l’aiuto di una corona di perle chiamata: “paternoster”, ne recitavano 50, 100, 150. Pater Noster o Ave Maria o gli uni alternati alle altre, ricalcando il numero del Salterio (composto appunto da 150 salmi). Nel 14° – 15° secolo vi si aggiunse la contemplazione dei misteri della vita di Gesù e di Maria . La forma attuale del Rosario di 5 oppure 15 Padre Nostro e 10 Ave Maria per ogni posta, e 5 oppure 15 misteri, trovò diffusione universale nella seconda metà del 16° secolo.(*)

Per completezza occorre aggiungere che il Papa Giovanni Paolo II , nel   2002, con la lettera apostolicaRosarium Virginis Mariae, ha proposto l’aggiunta di una ulteriore posta di Rosario alle tre già esistenti.  Quest’ultima prevede la contemplazione dei misteri che riguardano la vita pubblica di Gesù, tutta la sua predicazione, gli eventi più importanti della sua vita terrena, quali ad esempio l’istituzione dell’Eucarestia. Questo  fa uscire il rosario dalla sua tipica somiglianza al salterio, ma lo  avvicina, invece,  molto di più al vangelo, di cui ne rappresenta una sintesi orante. Questa innovazione ha cambiato anche l’ordine dei giorni in cui recitare un tipo di misteri piuttosto che un altro.

La nuova serie aggiunta,  prende il nome di “Misteri della luce”, e viene proposto il giovedì come giorno privilegiato per la loro contemplazione.Riportiamo il n.38 della Lettera Apostolica  circa la distribuzione nel tempo.
“Il Rosario può esere recitato integralmente ogni giorno, e non manca chi lodevolmente lo fa. Esso viene così a riempire di orazione le giornate di tanti contemplativi, o a tener compagnia ad ammalati ed anziani che dispongono di tempo abbondane. Ma è ovvio – e ciò vale a maggior ragione, se si aggiunge il nuovo ciclo deimysteria lucis – che molti non potranno recitarne che una parte, secondo un certo ordine settimanale. Questa distribuzione settimanale finisce per dare alle varie giornate della settimana un certo ‘colore’ spirituale, analogamente a quanto la Liturgia fa con le varie fasi dell’anno liturgico.

Secondo la prassi corrente, il lunedì e il giovedì sono dedicai ai “misteri della gioia”, il martedì e il venerdì ai “misteri del dolore”, il mercoledì, il sabato e la domenica ai “misteri della gloria”. Dove inserire i  “misteri della luce” ? Considerando che i misteri gloriosi sono riproposti di seguito il sabato e la domenica e che il sabato è tradizionalmente un giorno a forte carattere mariano, sembra consigliabile spostare al sabato la seconda meditazione settimanale dei misteri gaudiosi, nei quali la presenza di Maria è più pronunciata. Il giovedì resta così libero proprio per la meditazione dei misteri della luce.

Questa indicazione non intende tuttavia limitare una conveniente libertà nella meditazione personale e comunitaria, a seconda delle esigenze spirituali e pastorali e soprattutto delle coincidenze liturgiche che possono suggerire opportuni adattamenti. Ciò che è veramente importante è che il Rosario sia sempre più concepito e sperimentato come itinerario contemplativo. Attraverso di esso, in modo complementare a quanto si compie nella Liturgia, la settimana del cristiano, incardinata sulla domenica, giorno della risurrezione, diventa un cammino attraverso i misteri della vita di Cristo, e questi si afferma, nella vita dei suoi discepoli, come Signore del tempo e della storia.”



di Redazione Papaboys

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