Nel 1979, iniziarono i viaggi apostolici del Papa pellegrino. In tutto, quell’anno furono otto, di cui quattro internazionali (Turchia, Messico, Stati Uniti d’America, Polonia, Repubblica Dominicana, Messico e Bahamas), e altri quattro “nazionali” in terra italiana (Pompei e Napoli, Loreto e Ancona, Veneto). Alcuni ebbero per la situazione storico-politica del tempo, un’importanza molto rilevante, a cominciare dal primo pellegrinaggio in Messico per finire in Polonia, nella sua amatissima Patria.
Viaggio in Messico – L’ondata di calore, simpatia e accoglienza dei messicani nei confronti di Giovanni Paolo II, al suo primo viaggio internazionale, rimane scolpita nella storia della nazione messicana. Wojtyla arrivò nel grande Paese centroamericano, ponte tra il sud e il nord del continente, il 26 gennaio 1979: doveva inaugurare la riunione dell’episcopato latinoamericano a Puebla. I collaboratori avevano sconsigliato la visita – Papa Luciani, nei giorni del suo brevissimo pontificato, aveva deciso di non compierla – perché considerata difficile e irta di problemi, anche a motivo della mancanza di relazioni diplomatiche con la Santa Sede. Nella terra bagnata dal sangue dei martiri cristeros, dove a preti e suore era proibito portare l’abito nei luoghi pubblici (la legge sarebbe stata cambiata solo nel 1992), Wojtyla ebbe il suo battesimo come Papa globetrotter
.Il primo viaggio in Polonia iniziò un cambiamento dalla storia dell’Europa
Il 2 giugno del 1979, Giovanni Paolo II si recò in visita nella “sua” Polonia: sarà il primo Papa a celebrare una Messa in un paese a regime socialista. «E grido io, figlio di terra polacca, ed insieme io, Giovanni Paolo II Papa, grido alla vigilia di Pentecoste: scenda il tuo spirito e rinnovi la faccia della terra, di questa terra. La Polonia si trovava nel sistema marxista-leninista dell’Unione Sovietica. Giovanni Paolo II fu il primo Papa a recarsi in visita ufficiale in un regime socialista e per di più da compatriota con tutto il trasporto aggiuntivo che questo suscitò nella popolazione. II Partito Operaio Unificato Polacco, da tempo alle prese con la crescente insoddisfazione della popolazione, credeva che avrebbe riguadagnato credito verso i cittadini mostrandosi al fianco del Papa, ma si sbagliò. Nello stralcio della sua omelia a Varsavia, citato in apertura, la parola “terra” viene utilizzata due volte insieme al verbo “rinnovare”. Ancor più esplicito Giovanni Paolo II fu con il Segretario del Partito Operaio Unificato Polacco Edward Gierek quando sempre nel corso della sua visita in Polonia gli disse che…”la Chiesa desidera servire gli uomini anche nella dimensione temporale della loro vita ed esistenza”.
Per molti quella visita segnò l’inizio… della fine del regime comunista, non solo in Polonia.
Quattordici mesi dopo, nell’agosto 1980, a Danzica nascerà Solidarnosc, il primo sindacato libero in un paese del blocco sovietico, messo temporaneamente fuorilegge il 13 dicembre 1981. Nove anni dopo, il 4 giugno 1989, si terranno le prime elezioni libere che assegneranno ai candidati di Solidarnosc il 90% dei voti e il 24 agosto successivo il cattolico Tadeusz Mazowiecki diventerà capo del governo polacco. Il 9 novembre del 1989 cadrà il Muro di Berlino. Il secondo viaggio di Karol Wojtyla cambierà e aprirà la via alla sconfitta del comunismo. E’ un viaggio trionfale: l’intero paese cambia volto, Giovanni Paolo II raccoglie folle acclamanti che in trent’anni di regime non si pensava potessero esistere, simbolo ne è la grande croce che campeggia in piazza della Vittoria a Varsavia, la piazza delle celebrazioni comuniste. Durante il discorso agli operai di Nowa Huta, Wojtyla parla del valore dell’uomo e di come non debba essere considerato un mero mezzo di produzione. Le parole anticipano e in un certo senso accelerano, l’arrivo di Solidarnosc, il sindacato autonomo dei lavoratori, che rivestì un ruolo decisivo nell’abbattere il regime.
Il viaggio in Polonia ha un altro significato importante e tutt’altro che trascurabile: la Messa che il Papa celebra ad Auschwitz, che non esita a definire “il Golgota del mondo contemporaneo”. Da qui prende il via quella che sarà un’analisi attenta della Shoah che culmina nel marzo del 1998 con il documento: “Noi ricordiamo: una riflessione sulla Shoah”. Per l’occasione Giovanni Paolo II, pronunciò una bellissima omelia: “La vittoria mediante la fede e l’amore l’ha riportata quell’uomo in questo luogo, che fu costruito per la negazione della fede – della fede in Dio e della fede nell’uomo – e per calpestare radicalmente non soltanto l’amore, ma tutti i segni della dignità umana, dell’umanità. Un luogo, che fu costruito sull’odio e sul disprezzo dell’uomo nel nome di una ideologia folle. Un luogo, che fu costruito sulla crudeltà. Ad esso conduce una porta, ancor oggi esistente, sulla quale è posta una iscrizione: “Arbeit Macht frei”, che ha un suono sardonico, perché il suo contenuto era radicalmente contraddetto da quanto avveniva qua dentro. In questo luogo del terribile eccidio, che recò la morte a quattro milioni di uomini di diverse nazioni, Padre Massimiliano, offrendo volontariamente se stesso alla morte nel bunker della fame per un fratello, riportò una vittoria spirituale simile a quella di Cristo stesso. Questo fratello vive ancor oggi sulla terra polacca. Ma Padre Massimiliano Kolbe fu l’unico? Egli, certo, riportò una vittoria che risentirono subito i compagni di prigionia e che risentono ancor oggi la Chiesa e il mondo. Sicuramente, però, molte altre simili vittorie sono state riportate; penso, ad esempio, alla morte nel forno crematorio di un campo di concentramento della Carmelitana suor Benedetta della Croce, al mondo Edith Stein, illustre allieva di Husserl, che è diventata ornamento della filosofia tedesca contemporanea, e che discendeva da una famiglia ebrea abitante a Wroclaw. Sul posto ove è stata calpestata in modo così orrendo la dignità dell’uomo, la vittoria riportata mediante la fede è l’amore!”.
Domani, leggeremo insieme, altri viaggi di Giovanni Paolo II in giro per il mondo, che hanno segnato la storia, come ad esempio il primo incontro all’ONU.
100 ANNI CON KAROL nasce da un’idea dei direttori del quotidiano La Discussione Giampiero Catone, e del sito Papaboys 3.0 Daniele Venturi nell’occasione dell’anniversario della nascita del Santo Polacco.
Collaborazione con La Discussione
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