Le idee di Giovanni Paolo II sull’Europa nascevano da un retaggio culturale assai diverso da quello dei predecessori. Le sue idee, a differenza di quelle di Pio XII, di Giovanni XXIII e di Paolo VI, figli dell’occidente, nascevano dall’esperienza di un figlio dei popoli dell’oriente europeo oppressi che reclamavano il diritto di riappropriarsi della presenza che la storia non poteva negare loro. Il rilancio della rilevanza dei popoli slavi e del loro cristianesimo costituì un elemento-cardine di un progetto culturale e politico di papa Wojtyła, che aveva come obiettivo ultimo una riunificazione del continente europeo, anticipando i mutamenti politicoistituzionali del 1989 in una visione che in qualche modo voleva prepararli ma che, comunque, è risultata poi vincente nella storia delle relazioni internazionali. Era una concezione che si presentava anche più culturale e anche più politica. Il pensiero e la coscienza della Chiesa sul problema ‘Europa’ ricevettero una scossa con un martellante magistero.
Si può dire che Giovanni Paolo II avesse un suo progetto per l’Europa che, grazie anche ad eventi decisivi della politica internazionale, riuscirà a veder realizzato almeno in parte. Il card. Wojtyŀa (si era nel 1978) osservava preliminarmente che “l’inclinazione a pensare e parlare dell’Europa in dimensioni esclusivamente occidentali è una caratteristica degli uomini e degli ambienti che rappresentano proprio questa parte occidentale dell’Europa”2, prendeva, così, polemicamente le distanze da tale ottica; anzi, la respingeva.
Nel pensiero di Giovanni Paolo II vi era uno sforzo di togliere alle espressioni ‘Europa orientale’ ed ‘Europa occidentale’ il significato (culturale, politico e anche militare) che esse avevano assunto, con la divisione del continente in due mondi o blocchi, acquisito progressivamente, ma soprattutto dopo la seconda guerra mondiale. Secondo il pontefice esse andavano riportate al loro significato originario che era religioso-culturale e che si amalgamavano nella corrispondenza intrinseca fra civiltà europea e civiltà portata dal cristianesimo. Questo spiega il risalto dato alle manifestazioni volute da Giovanni Paolo II miranti a celebrare il battesimo e l’evangelizzazione delle genti slave
Le idee fondamentali che hanno guidato la politica di Giovanni Paolo II sull’Europa dall’inizio del pontificato possono essere individuate in centinaia discorsi e scritti legati a fatti, visite, incontri essi stessi significativi, sul tema della vita e dell’avvenire del continente europeo, collegati alla storia religiosa, culturale e politica del continente. Tutto questo dimostra anche l’incidenza del problema, la complessità e la vastità degli interessi che muovono sul tema dell’Europa la Chiesa cattolica nell’epoca contemporanea. Come non ricordare il messaggio lanciato da Gniezno nel 1979 dal primo papa slavo nella storia della Chiesa e l’atto europeistico risuonato nel 1982 sotto le volte della cattedrale di Santiago de Compostela; e le parole pronunciate nel 1983 a Vienna “cuore dell’Europa” e la celebrazione dei santi Cirillo e Metodio con l’enciclica Slavorum Apostoli del 1985.
Questo elemento è un leitmotiv assai presente nella convinzione di Giovanni Paolo II che lo ha proposto all’attenzione e alla riflessione della Chiesa universale e dell’opinione pubblica europea. La riscoperta del ruolo religioso-culturale dell’oriente (riscoperta, beninteso, non per lui che lo portava in sé, ma per l’opinione pubblica occidentale che lo ha ignorato a lungo) è una linea direttrice assai caratterizzante della sua azione Stato, Chiese e pluralismo confessionale, pastorale e politica in favore dell’unità dell’Europa.
Il suo pensiero, su questo punto, può essere così sintetizzato: – l’unità cristiana dell’Europa si compone di due tradizioni religioso-culturali che si integrano, quella occidentale e quella orientale; – sono due i “polmoni” con cui deve respirare l’Europa congiungendo in sé le due tradizioni, e questo è un punto molto caratteristico; – è necessario ridare voce e presenza alle nazioni e alle popolazioni slave dell’oriente, spesso dimenticate o rimaste nell’emarginazione, pur vantando la comune radice cristiana; – il primo papa slavo della storia della chiesa cattolica, vescovo di Roma, manifesta l’unità spirituale dell’Europa cristiana; – il riferimento a tale doppia sorgente del comune patrimonio religioso è irrinunciabile per una effettiva dimensione del cristianesimo in senso universale
L’Europa non è ancora quel sogno di pace e comunione fra i popoli che Giovanni Paolo II aveva nel profondo del cuore, compito di ognuno di noi impegnarsi per portarlo a compimento.
Domani, leggeremo insieme alcuni interventi di ‘amici’ del Santo Pontefice!
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