Italiae et Ecclesia

Vi portiamo nel Santuario di Monte Sant’Angelo – Nella Grotta dell’Arcangelo Michele

Non solo San Giovanni Rotondo. C’è un altro suggestivo angolo del Gargano dove sgorga una grande testimonianza di fede e di religiosità. È il santuario di San Michele Arcangelo, meta di pellegrinaggio da oltre quindici secoli e ancora oggi luogo di culto e di preghiera. Sulla sommità di Monte Sant’Angelo, a 800 metri di altezza, quasi sospeso tra cielo e terra, con vista sul golfo di Manfredonia, sorge questo sacro complesso rupestre che nasconde la sua maestosità all’interno e nelle parti sotterranee, lasciando incantato il visitatore.

L’ARRIVO DELL’ARCANGELO
Una storia antica, non solo spirituale ma anche architettonica, che trasuda da quella grotta calcarea così mistica e singolare in cui l’arcangelo Michele apparve verso la fine del V secolo per ben tre volte all’allora vescovo di Siponto, san Lorenzo da Costantinopoli, impegnato a estirpare il culto pagano e aprire così le porte ai cristiani. Secondo i racconti e i testi antichi, san Michele affidò al vescovo il suo messaggio: «Io sarò il vigile custode di questa grotta, in essa verranno perdonati i peccati degli uomini». Una quarta apparizione avvenne nel 1656 quando l’arcangelo salvò la città dalla peste.
All’immensa caverna si arrivava in salita dalla valle attraverso un porticato e una galleria che sbucavano nella irregolare e profonda spelonca. Nel VII secolo furono i Longobardi, che avevano occupato i territori del Gargano, a realizzare alcuni lavori di ristrutturazione e ampliamento della “basilica celeste” (in quanto non consacrata dagli uomini ma dallo stesso arcangelo) che diventò un punto di riferimento per moltissimi fedeli provenienti anche dalle regioni più settentrionali d’Europa, come dimostrano le diverse iscrizioni incise sui muri delle cripte. Le strutture di epoca longobarda fungevano da entrata alla grotta sacra (almeno fino al XIII secolo) e si sviluppavano per circa 60 metri fin sotto il pavimento dell’attuale basilica, peraltro ben visibili all’interno del museo lapidario dove si notano chiaramente la scala “dritta” e quella “tortuosa”.


Intorno alla grotta, in tanti secoli di storia, si è formato e trasformato più volte l’intero complesso del santuario che nel 2011 è stato riconosciuto Patrimonio culturale dell’umanità dell’Unesco. Le strutture che attualmente conducono il pellegrino alla sacra grotta sono opera degli Angioini che nel XIII secolo, con imponenti opere, crearono un vero e proprio monumento costruendo il portale d’ingresso, la scalinata con i suoi caratteristici 86 gradini distribuiti in cinque rampe, la grande navata, il campanile. L’atrio e la facciata d’ingresso superiore sono stati realizzati nel XIX secolo.
GIUBILEO PERPETUO

«Il santuario è da secoli un cuore pulsante della Divina misericordia», sottolinea padre Ladislao Suchy, rettore della basilica di San Michele e superiore della comunità della congregazione di San Michele Arcangelo, detta anche dei Micheliti, a cui dal 1996 è stata affidata la gestione del santuario. «Il nostro è un Giubileo in perpetuum: anche dopo l’anno giubilare ogni giorno i pellegrini che arrivano qui rinnovano il loro progetto di vita cristiana e possono ottenere l’indulgenza plenaria». Nel 1999 i sacerdoti della congregazione hanno fatto realizzare la cappella penitenziale che accoglie elementi degli antichi ipogei e dove su uno sperone di roccia campeggia un crocifisso del XIV-XV secolo.
Numerose finora le iniziative giubilari, in particolare l’accoglienza delle reliquie di due testimoni della misericordia, santa Faustina Kowalska ad aprile e san Pio da Pietrelcina il 4 settembre scorso, che sono ora custodite nella cappella dell’adorazione eucaristica dove si trovano anche i frammenti sacri del beato Bronislao Markiewicz e di san Giovanni Paolo II. Papa Wojtyla si recò in visita al santuario, che definì «casa di Dio e porta del cielo», il 24 maggio del 1987.


LUOGO DI RICONCILIAZIONE
La devozione per san Michele, vincitore del maligno, si manifesta in tutta la sua forza attraverso la ricerca del perdono e della riconciliazione con Dio. Ogni anno sono oltre due milioni i fedeli che giungono a Monte Sant’Angelo. Foltissima la presenza degli italiani e dei polacchi. Dice padre Ladislao, che è coadiuvato da sei sacerdoti, da un fratello laico e da tre suore michelite: «C’è un tocco mistico, un’atmosfera particolare che si respira all’interno della grotta. Si avverte la presenza spirituale dell’arcangelo Michele a cui i fedeli rivolgono la loro preghiera per avere aiuto, sostegno, per affrontare le sofferenze. Ci sono sempre più persone che entrano da semplici turisti per poi intraprendere un cammino di fede».
Fino agli anni Settanta i pellegrini partivano anche a piedi per raggiungere il santuario in segno di venerazione e di penitenza. Oggi sta rinascendo quell’antica tradizione. Il 29 settembre, quando per le viuzze di Monte Sant’Angelo si snoda la solenne processione in onore di san Michele, i fedeli si concentrano a Manfredonia, San Marco in Lamis, Vieste e Mattinata e a piedi raggiungono la città in festa. Poiché la statua in marmo bianco di Carrara ha un peso notevole, si preleva soltanto la spada e la si porta in processione. Quella spada che simboleggia la parola di Dio (come dice san Paolo nella Lettera agli ebrei) e la vittoria del bene sul male e che per molti fedeli è da sempre un segno di speranza.




L’ARCANGELO CHE SCONFIGGE IL DEMONIO NELLA APOCALISSE

La tradizione cristiana attribuisce a ciascuno dei tre arcangeli un particolare attributo: Michele è il difensore, Raffaele il guaritore, Gabriele l’annunciatore. L’arcangelo Michele compare già nella tradizione ebraica come principe degli angeli, protettore del popolo eletto, simbolo dell’assistenza divina. Nel Nuovo Testamento (capitolo 12 dell’Apocalisse) è presentato come avversario del demonio, vincitore dell’ultima battaglia contro Satana e i suoi sostenitori. L’arcangelo è riconosciuto anche come guida delle anime al cielo dopo la morte e per questo a volte è rappresentato con una bilancia per pesare le anime. Il santuario di Monte Sant’Angelo costituisce uno dei punti chiave di un’ideale linea retta che unisce altre chiese europee lungo il pellegrinaggio dall’Irlanda a Gerusalemme: St. Michael’s Mount in Cornovaglia, l’isola di Mont Saint-Michel in Normandia e la Sacra di San Michele in Piemonte.
ORGANIZZARE LA VISITA
Il santuario di San Michele si trova in via Reale Basilica 127 a Monte Sant’Angelo (Foggia). Si raggiunge da Foggia attraverso la statale 89 in direzione Manfredonia. In località Macchia deviare e salire per Monte Sant’Angelo. Telefono: 0884/56.11.50. www.santuariosanmichele.it.

ORARI E CELEBRAZIONI
Il santuario è aperto tutto l’anno.
Da luglio a settembre: festivi 7-20; feriali 7.30-19.30; da aprile a giugno e in ottobre: festivi 7-13 e 14.30-20, feriali 7.30-12.30 e 14.30-19.
Da novembre a marzo: festivi 7-13 e 14.30-19; feriali 7.30-12.30 e 14.30-17.
Le Messe nella grotta dell’arcangelo si celebrano alle 7.30, 9, 10.30, 12, con l’ora solare alle 15.30, 16.30 e 18, con l’ora legale alle 16, 17.30 e 19.

DA VISITARE
Alle Cripte longobarde (museo lapidario) e al Museo devozionale si accede con biglietto a pagamento. Dalle 9 alle 12.15 e dalle 15 alle 16.30 (fino alle 19 con l’ora legale).



Redazione Papaboys (Fonte www.famigliacristiana.it)

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