I brani sono tratti dal “Diario” di Santa Faustina
N. 414 – Il Venerdì Santo, alle tre del pomeriggio, quando entrai in cappella, udii queste parole: «Desidero che quell’immagine venga pubblicamente venerata», e subito vidi Gesù che agonizzava sulla croce fra atroci tormenti e dal Cuore di Gesù uscirono gli stessi due raggi che ci sono in quell’immagine.
N. 416 – Quando quell’immagine venne esposta, vidi il vivo movimento della mano di Gesù, che tracciò un gran segno di croce. La sera dello stesso giorno, mentre stavo mettendomi a letto, vidi che quell’immagine stava passando sopra una città e quella città era coperta di reti e trappole. Gesù passando tagliò tutte le reti ed in ultimo fece un gran segno di croce e scomparve. E mi vidi circondata da una moltitudine di figure maligne che avvampavano di un grande odio contro di me. Dalle loro bocche uscirono minacce d’ogni genere, ma nessuna mi toccò. Dopo un momento, quella apparizione scomparve, ma mi ci volle parecchio tempo per addormentarmi.
N. 417 – 26.1V. 1935 Venerdì, quando sono andata ad Ostra Brama, nel corso delle solennità durante le quali venne esposta quell’immagine, sono stata presente alla predica tenuta dal mio confessore. Quella predica trattava della Misericordia di Dio. Era la prima di quelle richieste dal Signore Gesù da tanto tempo. Quando cominciò a parlare della grande Misericordia del Signore, l’immagine prese un aspetto vivo ed i raggi penetrarono nei cuori della gente riunita, però non in egual misura; alcuni ricevettero di più, altri meno. Vedendo la grazia di Dio, la mia anima fu inondata da una grande gioia. Improvvisamente udii queste parole: «Tu sei testimone della Mia Misericordia. Starai per i secoli davanti al Mio trono come viva testimone della Mia Misericordia».
N. 418 – Finita la predica, non attesi la fine della funzione, perché avevo fretta di tornare a casa. Fatti pochi passi, mi venne sbarrata la strada da una moltitudine di spiriti del male, che mi minacciarono terribili tormenti, mentre si udivano queste voci: «Ci ha portato via tutto quello per cui avevamo lavorato per tanti anni». Quando domandai loro: «Da dove venite in tale moltitudine?», quelle figure maligne mi risposero: «Dai cuori degli uomini. Non ci torturare!».
N. 419 – Vedendo allora l’odio tremendo che avevano contro di me, chiesi aiuto all’Angelo Custode ed in un attimo comparve la figura luminosa e raggiante dell’Angelo Custode, che mi disse: «Non temere, sposa del mio Signore; questi spiriti non ti faranno nulla di male senza il Suo permesso». Quegli spiriti maligni scomparvero immediatamente ed il fedele Angelo Custode mi accompagnò in modo visibile fin dentro casa.
Suor Faustina crede fermamente nella grande bontà di Dio: “Nessuno dubiti della bontà di Dio, anche se i suoi peccati fossero neri come la notte, la Misericordia di Dio è più forte della nostra miseria. Una sola cosa è necessaria, che il peccatore apra almeno un po’ le porte del suo cuore ai raggi della divina Misericordia: Dio farà il resto. Ma infelice quell’anima che perfino nell’ultima ora ha tenuto chiusa la porta alla Misericordia di Dio! Sono state queste anime che hanno immerso Gesù nell’Orto degli Ulivi in una tristezza mortale. Ciò nonostante dal Suo Cuore compassionevolissimo scaturì la divina Misericordia” (Diario, pag. 795).
Perfino nei casi in cui tutto sembrerebbe indicare che soltanto una parte sia quella che dona ed offre, e l’altra quella che soltanto riceve e prende (ad esempio, nel caso del medico che cura, del maestro che insegna, dei genitori che mantengono ed educano i figli, del benefattore che soccorre i bisognosi), in verità tuttavia anche colui che dona viene sempre beneficato. In ogni caso, anche questi può facilmente ritrovarsi nella posizione di colui che riceve, che ottiene un beneficio, che prova l’amore misericordioso, che si trova ad essere oggetto di misericordia.
Cristo crocifisso, in questo senso, è per noi il modello, l’ispirazione e l’incitamento più alto. Basandoci su questo sconvolgente modello, possiamo con tutta umiltà manifestare misericordia agli altri, sapendo che egli l’accoglie come dimostrata a se stesso. Sulla base di questo modello, dobbiamo anche purificare continuamente tutte le nostre azioni e tutte le nostre intenzioni in cui la misericordia viene intesa e praticata in modo unilaterale, come bene fatto agli altri. Solo allora, in effetti, essa è realmente un atto di amore misericordioso: quando, attuandola, siamo profondamente convinti che al tempo stesso noi la sperimentiamo da parte di coloro che la accettano da noi. Se manca questa bilateralità, questa reciprocità, le nostre azioni non sono ancora autentici atti di misericordia, né in noi si è ancora compiuta pienamente la conversione, la cui strada ci è stata manifestata da Cristo con la parola e con l’esempio fino alla croce, ne partecipiamo ancora completamente alla magnifica fonte dell’amore misericordioso che ci è stata da Lui rivelata.
Così, dunque, la via che Cristo ci ha manifestato nel discorso della montagna con la beatitudine dei misericordiosi, è molto più ricca di ciò che a volte possiamo avvertire nei comuni giudizi umani sul tema della misericordia. Tali giudizi ritengono la misericordia come un atto o processo unilaterale, che presuppone e mantiene le distanze tra colui che usa misericordia e colui che ne viene gratificato, tra chi fa il bene e chi lo riceve. Di qui deriva la pretesa di liberare i rapporti interumani e sociali dalla misericordia e di basarli solamente sulla giustizia. Tuttavia, tali giudizi sulla misericordia non avvertono quel fondamentale legame tra la misericordia e la giustizia del quale parla tutta la tradizione biblica e soprattutto la missione messianica di Gesù Cristo. L’autentica misericordia è, per così dire, la fonte più profonda della giustizia. Se quest’ultima è di per sé idonea ad “arbitrare” tra gli uomini nella reciproca ripartizione dei beni oggettivi secondo l’equa misura, l’amore invece, e soltanto l’amore (anche quell’amore benigno, che chiamiamo “misericordia”), è capace di restituire l’uomo a se stesso.
Chi si apre a Dio nella fede, non sarà chiuso nemmeno nel rapporto verso il prossimo. Perciò Gesù dice: “Poiché se voi perdonerete agli uomini le loro colpe, anche a voi perdonerà il vostro Padre celeste; ma se voi non perdonerete agli uomini, neanche il Padre vostro perdonerà le vostre colpe” (Mt 6,14). E tale disponibilità al perdono non deve avere limiti.
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La misericordia autenticamente cristiana è pure, in certo senso, la più perfetta incarnazione “dell’eguaglianza” tra gli uomini, e quindi anche l’incarnazione più perfetta della giustizia, in quanto anche questa, nel suo ambito, mira allo stesso risultato. L’eguaglianza introdotta mediante la giustizia si limita però all’ambito dei beni oggettivi ed estrinseci, mentre l’amore e la misericordia fanno si che gli uomini s’incontrino tra loro in quel valore che è l’uomo stesso, con la dignità che gli è propria. In pari tempo, “l’eguaglianza” degli uomini mediante l’amore “paziente e benigno” non cancella le differenze: colui che dona diventa più generoso quando si sente contemporaneamente gratificato da colui che accoglie il suo dono; viceversa, colui che sa ricevere il dono con la consapevolezza che anch’egli, accogliendolo, fa del bene, serve da parte sua alla grande causa della dignità della persona, e ciò contribuisce a unire gli uomini fra di loro in modo più profondo.
Così dunque, la misericordia diviene elemento indispensabile per plasmare i mutui rapporti tra gli uomini, nello spirito del più profondo rispetto di ciò che è umano e della reciproca fratellanza. è impossibile ottenere questo vincolo tra gli uomini se si vogliono regolare i mutui rapporti unicamente con la misura della giustizia. Questa, in ogni sfera dei rapporti interumani, deve subire, per così dire, una notevole “correzione” da parte di quell’amore il quale – come proclama san Paolo- “è paziente” e “benigno” o, in altre parole, porta in sé i caratteri dell’amore misericordioso tanto essenziali per il Vangelo e per il cristianesimo. Ricordiamo, inoltre, che l’amore misericordioso indica anche quella cordiale tenerezza e sensibilità di cui tanto eloquentemente ci parla la parabola del figliol prodigo, o anche quelle della pecorella e della dramma smarrita. Pertanto, l’amore misericordioso è sommamente indispensabile tra coloro che sono più vicini: tra i coniugi, tra i genitori e i figli, tra gli amici; esso è indispensabile nell’educazione e nella pastorale?’ (Tratti da: “Dives in Misericordia” 7/2010 nr3)
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