Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la parola e guarì tutti i malati, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: Egli ha preso le nostre infermità e si è caricato delle malattie (Mt 8,14-17).
(Mt 8,5-13)
Il miracolo
L’incarnazione per Gesù non è solo l’assunzione della vera umanità ma anche l’assunzione di tutto ciò che è dell’uomo, di ogni infermità e malattia, ogni peccato e ogni bene. Tutto ciò che è dell’umanità Gesù lo ha fatto suo.
Usando un immagine, possiamo dire che prima dell’incarnazione, l’umanità era avvolta dalla febbre del peccato, era a letto come la suocera di Pietro. Gesù viene per togliere questa febbre, in modo che ogni uomo sia reso capace di servire amore, verità, giustizia ad ogni suo fratello. La febbre del peccato ci rende inabili.
“Egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori; e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti. Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti.
Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca. Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; chi si affligge per la sua posterità? Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, per la colpa del mio popolo fu percosso a morte. Gli si diede sepoltura con gli empi, con il ricco fu il suo tumulo, sebbene non avesse commesso violenza né vi fosse inganno nella sua bocca. Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori” (Is 52,13-53,12).
Per nascita ogni uomo viene caricato di tutto il peso dell’umanità. La sua febbre di peccato gli impedisce di portarlo, redimerlo, toglierlo. Per questo urge che Gesù venga presso il nostro letto, tocchi la nostra mano, ci guarisca. Toccati da Lui e guariti, siamo messi in condizione di poter servire. Ma cosa dobbiamo dare a questa nostra umanità stanca ed esausta? Come Cristo ci serviva il Padre nella sua luce di verità e di amore, così noi dobbiamo servire Cristo, nel suo amore crocifisso, nella sua luce, nella sua verità e grazia.
Entrato nella casa di Pietro, Gesù vide la suocera di lui che era a letto con la febbre. Le toccò la mano e la febbre la lasciò; poi ella si alzò e lo serviva. Ecco la grande misericordia di Gesù: Lui è venuto per sanarci, ridarci vita vera. Non è questa una grande opera di misericordia?
Applicazione del Vangelo
Come Cristo Gesù serviva il Padre suo dimorando nel suo seno, nella sua Parola, nella sua volontà, così il cristiano dovrà servire Cristo al mondo dimorando nel suo seno, nella sua Parola, nella sua volontà. Cristo però non è solo nel seno del Padre, si è sprofondato nel seno della nostra umanità. In essa si è posto come vero farmaco di vita eterna, salvezza, redenzione, giustificazione. Come vera medicina di amore, Lui libera da ogni febbre di peccato, morte, vizio, da ogni infermità causata in noi dall’idolatria e dall’empietà. Anche il discepolo di Gesù deve porsi nel seno dell’umanità come vera medicina. Deve porsi come portatore di Cristo, sua vera medicina. Ecco la più grande opera di misericordia per noi: ridare vera vita ai nostri fratelli, ridare pace, amore.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, tu hai dato la carne al Figlio Eterno del Padre, sulla quale Lui ha caricato tutto il peso del mondo. Dona a noi il suo cuore perché in Lui, con Lui, per Lui, possiamo anche noi prendere sulle nostre spalle il carico dell’umanità per la sua espiazione e salvezza.
Angeli e Santi del Cielo, quando portare il carico dell’umanità diviene pesante, venite in nostro soccorso. Portateci ogni aiuto di grazia e di verità, perché possiamo perseverare sino alla fine. Anche Gesù fu aiutato dal Cireneo. Portò la croce fin sul Golgota e su di essa si è lasciato inchiodare.
La croce è l’umanità. Cristo è inchiodato sull’umanità. Non scende da essa. Rimane su di essa fino alla morte, insegnando ad ogni suo discepolo che anche lui dovrà lasciarsi inchiodare, perché qui si compie la perfetta incarnazione.
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Don Francesco Cristofaro
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