Appena si apre la porta, il sorriso di Alessandra mi travolge. Difficile darle un’età : alta, capelli corti, occhi chiari. Uno sguardo da angelo, espressione di gioia e serenità . Invece Alessandra Pelagatti nasconde dentro di sé brutti ricordi, ferite che fanno ancora male. La incontro nella sua casa romana, che condivide con il compagno, Massimo, e subito iniziamo a parlare della sua esperienza di dolore. Lei descrive la sua infanzia, la separazione dei genitori e il suo rapporto con la madre, una mamma che le lasciava tanta “libertà”. Poi, il fatto: a 18 anni, dopo un anno di relazione con un ragazzo più grande, rimane incinta. Si rivolge allora alla madre, quella mamma che lei considerava aperta e “moderna e che, forse per paura, le consiglia l’aborto. «Per il tuo bene». Parole che con gli anni si calcificheranno nell’anima di Alessandra. La terribile esperienza dell’aborto porterà alla rottura con il fidanzato.
Alessandra riesce di nuovo a innamorarsi e resta un’altra volta incinta. Sceglie ancora di abortire, prendendo la decisione da sola. Questa volta, però, il rapporto con il fidanzato prosegue, sebbene con il passare del tempo Alessandra inizia sentirsi sempre più vuota e ad avvertire un odio che le cresce dentro. «Finché, un giorno, mi sdraio sul letto, stanca, e non mi rialzo più», racconta. È stato l’inizio di un lungo calvario. Avevo circa 24 anni e i 13 successivi sono stati un continuo lavoro su me stessa, tra psicologi, psichiatri, psicofarmaci, new age, buddismo, yoga, ricerca di “qualcosa”. Il tutto con periodiche ricadute in quel baratro profondo che mi faceva desiderare solo di togliermi la vita».
Gli anni passano e quella rabbia cresce dentro. Alessandra trova riparo solo nel mondo degli animali e nel teatro: «A momenti alterni, continuavo ad avere le mie crisi e questi due amori erano gli unici appigli a cui mi aggrappavo». Seguendo la passione per la recitazione, a 29 anni conosce l’uomo della sua vita. L’amore torna a riaffiorare, ma la calma è solo apparente, perché, nel cuore, la rabbia rimane e ogni tanto si manifesta con veri e propri atti di autolesionismo e offese verbali contro il compagno.
La svolta arriva grazie alla preghiera. «Dopo un capodanno passato a Perugia, avevamo deciso di fermarci ad Assisi», continua Massimo, «anche se lei, che all’epoca si dichiarava atea, non era molto interessata. Davanti alla tomba del santo ho espresso una preghiera speciale. Ero disperato. Poi, ho regalato la Bibbia ad Alessandra e le ho fatto vedere un film proprio su san Francesco. E io sono uno che – aggiunge sorridendo – si sente credente, ma non praticante».
Evidentemente l’invocazione di Massimo viene ascoltata e Alessandra inizia a trovare nel Vangelo quel conforto a lungo cercato. Un cammino che riparte lento, ostacolato dal costante desiderio di maternità , che avanza parallelamente con quello dell’orologio biologico e che desta in lei motivi di perenne frustrazione. Nonostante l’incontro con Gesù, Alessandra non riesce ad accettare la sua situazione e una mattina tocca il fondo e tenta il suicidio. Per miracolo il suo compagno la salva, in quel 1° maggio 2010, che lei definisce “il suo secondo compleanno”.
Poi il viaggio a Medjugorje. «Vidi in un servizio in tv Mirjana, una delle veggenti, durante un’apparizione. Il suo viso era in pace e innamorato». Così Alessandra decide di partire e durante quel viaggio conosce frate Giorgio, che le dice: «Smetti di pensare a quello che hai fatto e offri le tue sofferenze al Signore. La Madonna mi ha detto: “Vai da quella ragazza e dille che non è stata colpa sua». Quella frase la turba, ma la libera al tempo stesso perché«ho sentito che Gesù era andato su quella croce per me e che la Madonna stesse parlando a me. Io per 15 anni sono andata in terapia, senza capire che il vero problema stava nel perdonare me stessa e soprattutto mia madre, che sentivo aver svolto un ruolo nelle scelte che avevano portato a manomettere la mia vita. Con il tempo ho capito che quella frase che lei mi disse prima di abortire era solo frutto di paure».
Oggi Alessandra, nonostante la fatica di vivere la fede nel quotidiano, è serena e prosegue il suo percorso. Che consiglio darebbe a una giovane che vuole abortire? «Le racconterei tutta la mia sofferenza, vissuta da atea. Poi le parlerei della vocina che mi diceva che c’era qualcosa che non andava, della sensazione di avere una vita dentro di me. Io me la ricordo bene, quindi le chiederei se la sente anche lei. Perché, se la sente, è la verità e deve ascoltarla».
Fonte: www.famigliacristiana.it