Una famiglia felice a Padova negli anni Ottanta. Quattro figli scout, con due genitori «che sono il dono più grande che ho avuto nella mia vita». Una frequentazione “naturale” fin da bambino in parrocchia e un ingresso in seminario minore. La vita sembra scorrere senza scossoni su un cammino già tracciato.
«Ma la realtà da seminarista era diversa da quella immaginata. Non era soltanto in quegli otto campi da calcio che mi avevano attratto».
Separato dalla famiglia con una disciplina rigida, Davide entra presto in crisi. Lo racconta con il sorriso, oggi, don Davide Banzato. Racconta le cose belle del seminario minore, ma anche le cose che l’hanno portato a sbattere la porta, «me ne sono andato nel peggiore dei modi», e le sue crisi, le feste e la sua resistenza alla vocazione. Fino ad oggi, giovane sacerdote, assistente spirituale di Nuovi orizzonti, comunità fondata da Chiara Amirante.
Don Davide, come nasce questa vocazione?
«Fin da piccolo non escludevo il sacerdozio e non volevo sprecare la mia vita. Da chierichetto andavo ai weekend vocazionali in seminario e là sono stato attratto da un pallone di calcio. Soltanto dopo mi sono reso conto che la vita lì era un’altra cosa».
Cosa non andava?
«Un modello educativo non al passo coi tempi. Si interrompeva il rapporto con la famiglia incontrandola solo due volte al mese. Si viveva in camerate, era obbligatorio frequentare solo il liceo classico, le regole erano molto rigide».
In seminario, però, aveva conosciuto Chiara Amirante. Com’era stato quell’incontro?
«Chiara era stata invitata per una sua testimonianza nella sede estiva a Borca di Cadore. Mi colpì la luce che aveva negli occhi. La notte divorai il suo primo libro Stazione Termini e sentii una spinta a seguirla. Il mattino dopo la cercai. Le dissi che avevo capito che la mia vita era a Nuovi orizzonti. Avevo 14 anni. Ero un bambino. Eppure non mi disse di no. Mi spiegò che il progetto che Dio ha su ciascuno di noi è come un puzzle che dobbiamo realizzare avendo la pazienza di mettere un tassello alla volta. E che solo così alla fine possiamo vedere il quadro meraviglioso pensato per noi».
Una risposta che la colpì?
E che vita comincia?
«Una vita di vuoto, non senso e feste. Non ho esagerato, non mi sono mai drogato, pur essendo a rischio. Mi ha salvato la paura. Ma le tenebre dell’anima le ho sperimentate. Ho vissuto il “fai ciò che vuoi” raccogliendo nel mio cuore la morte dell’anima».
Come ha incontrato di nuovo Chiara?
«Dopo aver toccato il fondo ho chiesto aiuto al Signore e in quello stesso giorno ho incontrato una ragazza di Nuovi orizzonti che mi invitò a una giornata di spiritualità. Presi subito il treno per Roma e reincontrai Chiara».
Cos’è successo?
«Sono rimasto folgorato dalla gioia che i ragazzi avevano, respirando un clima di famiglia e non capendo chi fosse l’operatore e chi il tossico. A Chiara chiesi come poter avere la sua stessa gioia. Lei mi disse che il segreto era vivere il Vangelo. Le risposi che di vangeli ne avevo sentiti troppi. Lei insisteva: “Sicuramente ne hai sentiti, qualche volta ascoltati, ma mai vissuti. Perché il Vangelo non è un libro come gli altri che puoi mettere solo sul comodino. Realizza le sue promesse nella misura in cui lo provi a vivere alla lettera”. Così, tornato a Padova, ogni giorno ho fatto quanto a Nuovi orizzonti si vive la mattina a meditazione. Oggi Chiara condivide “la parola di luce” e “l’impegno del giorno” su Facebook. Io me la scrivevo sul palmo della mano per impegnarmi a viverla al rintocco di ogni campanella della ricreazione. Questo esercizio ha cambiato la mia vita! Sono tornato a evangelizzare in strada, è nato un gruppo di preghiera e a 18 anni ho lasciato tutto per andare a vivere in comunità a Piglio».
È a quel punto che decide di tornare in seminario?
«Non ancora. Sono stato fidanzato per tre anni e avevo deciso di vivere con promessa di povertà, castità, obbedienza e gioia come la maggior parte dei consacrati laici o sposati a Nuovi orizzonti. Però una sera, mentre pregavo in cappellina, ho sentito fortissima una spinta interiore verso il sacerdozio. Così sono corso da Chiara piangendo disperato. Lei mi tranquillizzò dicendomi che Dio non vuole la nostra infelicità e, dunque, che non mi avrebbe chiesto qualcosa che mi avrebbe reso infelice. È stato un cammino lungo e lento per passare dalla mia alla sua volontà, fidandomi totalmente».
E oggi?
«Oggi sono 10 anni che sono sacerdote e posso dire che la gioia non è mai venuta meno. Nuovi orizzonti ha 210 centri, 973 équipe di servizio, cinque Cittadelle cielo nel mondo e 500.000 Cavalieri della luce. Ho vissuto missioni in Italia, in Brasile, in Bosnia Erzegovina. E attualmente vivo a Frosinone, nella nuova Cittadella cielo di accoglienza e formazione».
E con questa nuova serie de I viaggi del cuore su Rete4?
«Ora con la nuova serie in onda ogni domenica mattina su Rete4 dal 7 maggio visiteremo le bellezze artistiche presenti nei luoghi di culto e nelle mete dei pellegrinaggi, conoscendo le storie dei santi e le testimonianze di vita che incontreremo lungo ogni percorso. Il programma è realizzato dal produttore di Me Production Elio Bonsignore che ha ideato il format, da Mediaset che tiene molto al progetto, da un autore di programmi di successo come Antonio Sellitto, dal giovane regista Matteo Ricca e da una squadra che lavora con il cuore puntando ai contenuti, alla bellezza e alla qualità. Per Dio le cose vanno fatte al meglio! E con questo programma vorrei che tutti scoprissero, com’è accaduto nella mia vita, qual è il segreto vero della gioia».
SU RETE4 I VIAGGI DEL CUORE
Da domenica 7 maggio don Davide Banzato condurrà I viaggi del cuore, in onda su Rete4 dalle 9.20 alle 10 e dalle 10.50 alle 11.30, prima e dopo la santa Messa. Banzato farà conoscere importanti testimonianze di fede mostrando anche le bellezze artistiche dei luoghi di culto. Il programma sarà visibile anche su Video.mediaset.it e Mediaset Italia, il canale internazionale visibile in oltre 80 Paesi del mondo. La prima puntata sarà dedicata a santa Rosa e a Viterbo, la città dei Papi.
Fonte www.credere.it/Testo di Annachiara Valle
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