Dopo la tappa pakistana, il Santo Padre, toccò la terra delle Filippine. L’entusiasmo dei fedeli commosse profondamente Giovanni Paolo II. In questa nazione sistemata ai confini con l’Oriente, si trovano il maggior numero di cattolici. Come sempre l’agenda della visita fù molto fitta ed intensa. I vari incontri con le diverse realtà ecclesiali, civili e culturali delle Filippine, diede un’impulso significativo alla vita di fede, chiedendo ai pastori e fedeli, di essere autentici testimoni del Signore Risorto: “Questa proclamazione di Gesù Cristo e della salvezza nel suo nome è il fondamento di tutto il servizio pastorale. È il contenuto di tutta l’evangelizzazione e di tutta la catechesi. È un vostro merito farlo in unione con il successore di Pietro e con tutta la Chiesa. Dev’essere sempre così. La vostra unità con la Chiesa universale e l’autenticazione di tutte le vostre iniziative pastorali è la garanzia della loro efficacia soprannaturale. Questa unità era realmente la preoccupazione che spingeva san Paolo a consigliarsi affinché “non si trovasse nel rischio di correre e di aver corso invano” (Gal 2,2). Rendo grazie a Dio oggi per la vostra unità cattolica e per la forza che essa vi dà. Fortificati dalla parola di Cristo e rafforzati nell’unità della sua Chiesa, siete in grado di adempiere efficacemente al vostro ministero pastorale ad imitazione di Gesù Buon Pastore. Voglio ripetere oggi il suggerimento che san Paolo ricevette nella sua consultazione. “Soltanto ci pregarono di ricordarsi dei poveri: ciò che mi sono proprio preoccupato di fare” (Gal 2,10). Questa potrebbe essere la caratteristica anche del vostro ministero: la preoccupazione per i poveri, per coloro che sono materialmente o spiritualmente nel bisogno. Il vostro amore pastorale abbraccerà dunque coloro che sono nell’indigenza, nell’afflizione, nel peccato”. Durante la Visita, procedette alla beatificazione di Lorenzo Ruiz. Incontrò i poveri, gli studenti, i seminaristi, i religiosi e le religiose, i proprietari e gli operai delle piantagioni da canna da zucchero, e le comunità cattoliche cinesi presenti nelle Filippine. Non macò la visita al campo profughi e il saluto ad un gruppo di lebbrosi. In campo ecumenico rivolse un saluto presso la Nunziatura ai rappresentanti delle altre Chiese cristiane.
I viaggi italiani furono: Collevalenza, Todi e Orvieto, Bergamo e Terni, dove tenne un discorso molto significativo per gli operai: “Una risposta non è facile, ci sono precise competenze. Ma, in linea di principio, da un punto di vista sociale ed etico insieme, come la Chiesa ha professato apertamente almeno dai tempi di Leone XIII, i lavoratori sono quelli che fanno l’industria, l’elemento principale del lavoro. Non sono uno strumento ma, appunto, la ragione principale di ogni industria, di ogni produzione. Perché? Perché sono uomini, persone, non strumenti come le macchine. Attori della produzione e così, essendo il motivo principale della produzione dei beni, essi hanno certamente anche diritto al frutto del lavoro. Che vuol dire soprattutto salario giusto, ma anche una certa partecipazione nella gestione della fabbrica e una partecipazione ai redditi, dico bene? Dovrei prendere un vocabolario per studiare i termini tecnici, specie per quel che riguarda ciò che si produce nella vostra fabbrica, parole per voi di uso quotidiano ma non per me. Ma il principio è chiaro. E poi, sono anche contento di quel che ho sentito sulla lotta e soprattutto sulle caratteristiche di questa lotta. Io, come Pastore della Chiesa devo dire: “lotta per la giustizia” certamente, ma bisogna stare attenti che questa lotta per la giustizia non si trasformi in una lotta contro le persone, i gruppi. “Lotta per la giustizia” dunque che caratterizza la classe operaia. Da qualche tempo, una sensibilità maggiore si è formata per la giustizia e per la lotta che a questa giustizia e legata. Essa trova riscontro nel Vangelo e l’insegnamento della Chiesa non può essere diverso. La Chiesa vuole un mondo giusto, sempre più giusto. E tutti coloro che partecipano a questo sforzo sono in sintonia con il Vangelo e con la dottrina cristiana”.
Nel corso del 1981, Giovanni Paolo II, tenne 62 tra preghiera dell’Angelus e Regina Coeli. Mentre le Udienze Generali del Mercoledì furono: 29. Dal 13 Maggio 1981 al 07 Ottobre 1981, le Udienze furono interrotte a causa dell’attentato contro il Papa, avvenuto in Piazza San Pietro. Prima dell’udienza generale del 13 maggio, Giovanni Paolo II viene ferito in piazza San Pietro, mentre compie sulla campagnola bianca il consueto giro per rispondere al caloroso saluto dei fedeli e dei pellegrini. Alle 17.19 il Papa resta vittima di un attentato perpetrato da un giovane turco di nome Agca. Nel corso dell’udienza generale il Santo Padre aveva in animo di proporre alle migliaia di fedeli presenti un tema a lui e alla Chiesa assai caro e vicino: quello del lavoro e dei lavoratori in occasione del 90° anniversario della pubblicazione della “Rerum Novarum”, la grande enciclica di Leone XIII. Pubblichiamo qui di seguito il testo del discorso che Giovanni Paolo avrebbe rivolto ai fedeli. di DonSa
Di seguito nel link, troverete le parole che non furono mai pronunciate a causa del vile attentato: http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/audiences/1981/documents/hf_jp-ii_aud_19810513_it.html
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