1987: Giovanni Paolo II in viaggio per chiedere libertà e giustizia

La Polonia nel 1987, accoglie per la terza volta il suo figlio più illustre: Giovanni Paolo II. Sino a due anni di distanza dal crollo del muro di Berlino. Riporto la cronaca dell’annuncio del Viaggio apostolico del Papa: “Il Pontefice si recherà in visita in Polonia dall’ 8 al 14 giugno. L’ annuncio ufficiale della visita del papa nel suo paese natale è stata data in contemporanea nella Città del Vaticano e a Varsavia. Nel programma ufficiale della visita sono previste delle soste nella capitale, a Lublino, Tarnow, Cracovia, Danzica, Stettino, Lodz e Czestochowa. A Danzica Giovanni Paolo II celebrerà una messa all’ aperto nel quartiere operaio di Zaspa, dove abita il premio Nobel per la pace Lech Walesa, mentre a Lodz è previsto un incontro con gli operai tessili dello stabilimento Uniontex. Prima di lasciare la capitale polacca il papa officierà una messa nella maggiore piazza cittadina e subito dopo parteciperà ad una processione che terminerà a Piazza Castello, nella città vecchia. Per questa circostanza le autorità polacche preposte alla sicurezza di Giovanni Paolo II hanno ordinato la costruzione di un apposito veicolo con i vetri antiproiettile. In occasione del suo terzo viaggio nel paese natale il Papa potrebbe recarsi a pregare sulla tomba di padre Jerzy Popieluszko, il religioso assassinato il 19 ottobre del 1984 da tre funzionari della polizia politica. Nel corso di una conferenza stampa sulla visita papale l’ abate Alojzy Orszulik, portavoce dell’ episcopato polacco, parlando dell’ eventuale omaggio di Wojtyla alla tomba di Popieluszko ha affermato che non figura nel programma della visita ma non è escluso che il papa vi si rechi in forma privata. L’ abate Orszulik parlava nella sua qualità di co-direttore di un ufficio stampa allestito congiuntamente dall’ episcopato e dalle autorità di Varsavia per seguire il soggiorno in Polonia di Giovanni Paolo II. Orszulik si è anche felicitato per la buona cooperazione tra Stato e Chiesa nella preparazione della visita. Secondo quanto è stato indicato nella conferenza stampa congiunta governo-episcopato per presentare il programma, è possibile che Wojtyla abbia un altro incontro privato con il generale Jaruzelski nell’ ultimo giorno della sua visita”.

Ormai i tempi per la libertà erano maturi. L’incontro con il mondo del lavoro a Danzica, segnò un’ulteriore passo in avanti nel cammino del rinnovamento politico e sociale in Polonia: “Il lavoro non può essere trattato – mai e in nessun posto – come semplice merce, poiché l’uomo non può essere una merce per l’uomo, ma deve essere un soggetto. Nel lavoro egli entra attraverso tutta la sua umanità e tutta la sua soggettività. Il lavoro manifesta, nella vita di una società, tutta la dimensione della soggettività dell’uomo, ed anche della soggettività della stessa società, composta di lavoratori. Bisogna dunque considerare tutti i diritti dell’uomo in rapporto al suo lavoro e soddisfarli tutti. Per il lavoro umano bisogna si pagare un salario, ma nello stesso tempo non è possibile rispondere al lavoro umano solamente con la paga. Perché – come persona – l’uomo non è solo “esecutore”, ma è anche coautore dell’opera che nasce sul cantiere di lavoro. Ha dunque anche il diritto di decidere di questo cantiere. Ha diritto, come lavoratore, di autogovernarsi. Espressione di ciò sono, tra l’altro, i sindacati: “indipendenti e autonomi”, come è stato sottolineato proprio qui, a Danzica. Poi, il lavoro umano, mediante centinaia e migliaia (se non milioni) di posti di lavoro, contribuisce al bene comune della società. Gli uomini del lavoro trovano proprio in esso un titolo (multiforme e diversificato, perché anche il lavoro umano è multiforme e diversificato), e dunque il titolo per decidere dei problemi di tutta la società, che del loro lavoro vive e per esso si sviluppa.“I Patti di Danzica” rimarranno nella storia della Polonia proprio l’espressione di questa crescente coscienza degli uomini del lavoro, riguardo a tutto l’ordine socio-morale in terra polacca. Per la loro genesi si rifanno al tragico dicembre del 1970. E rimandano sempre il compito da realizzare!”.

Video dei Viaggi Apostolici del 1987: 

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Come tutte le encicliche di Giovanni Paolo II, la Redemptoris Mater acquista i caratteri di un vero e proprio trattato teologico. Essa è l’unica Enciclica di Papa Wojtyla interamente dedicata allo studio sulla funzione della Beata Vergine nell’economia della salvezza, e presenta un’analisi di estrema lucidità e precisione da poter essere considerata come un documento scientifico di irrinunciabile valore ed utilità. L’Enciclica, pubblicata il 25 marzo 1987 in prospettiva del giubileo del Duemila, contiene una sintesi di tutto il cammino mariologico compiuto dai documenti pontifici precedenti, aggiungendovi però molti contenuti e introspezioni nuove. La Chiesa “guarda” Maria attraverso Gesù come “guarda” Gesù attraverso Maria. Questa reciprocità ci consente di approfondire incessantemente, insieme con il patrimonio delle verità credute, l’orbita dell’ubbidienza della fede che contrassegna i passi della Serva, della Madre, della Discepola del Signore. Ella è modello, guida e sostegno nel cammino del popolo di Dio nelle tappe più incisive. La figura di Maria viene delineata attraverso i testi biblici con tratti eccezionali che lasciano trasparire la profondità del suo mistero, inserito nel mistero di Cristo. Nell’Enciclica, viene riassunta la tradizione cristiana e la dottrina cattolica sulla missione di Maria, che, a servizio di tutti i suoi fratelli bisognosi di redenzione, esercita la sua mediazione materna, alla luce dell’unico mediatore Cristo. Il papa si richiama ai documenti “Christi Matri”, “Signum Magnum” e “Marialis Cultus” con i quali Paolo VI volle approfondire i fondamenti e i criteri della singolare venerazione della Chiesa verso la Madre del Signore.

Video dei Viaggi Apostolici del 1987:

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Il 12 Luglio, si recò in visita alla diocesi di Belluno-Feltre, dove incontrò i superstiti del Vajont: La mia presenza vuole essere un atto di preghiera e di omaggio a quelle popolazioni, ma anche un gesto di riconoscimento e di gratitudine per quanti si prodigarono, in una così tragica vicenda, nel portare aiuto, nel consolare e nel farsi “prossimo” nel senso evangelico della parola. L’odierna cerimonia, pur nell’onda di mestizia che essa reca con sé, vuole essere anche attestazione significativa degli ideali di fede, di speranza e di carità che sostennero voi, abitanti di queste località, in quella durissima prova; e vuole essere altresì un appello a continuare sulla via della fedeltà al Signore Iddio, il quale umilia e consola, prova e sostiene con la sua provvida e misteriosa pedagogia del dolore; il quale, secondo un’espressione del libro di Giobbe: “fa la piaga e la fascia / ferisce e la sua mano risana (Gb 5, 18). Qualcuno si chiederà: “O Signore, perché? Perché tutto questo?”. È l’interrogativo perenne intorno al quale si sono affaticate le menti più elette, senza poter giungere a una spiegazione. Il problema del male in genere e delle calamità naturali in particolare resta un mistero fitto, addirittura assurdo per l’intelletto umano. L’unico appoggio a cui l’uomo può aggrapparsi è il pensiero che Dio non è mai indifferente al dolore dei suoi figli, ma vi si è coinvolto drammaticamente nel suo Unigenito, Gesù Cristo, che fu soggetto “alle nostre infermità, poiché fu messo alla prova in tutto come noi” (Eb 4, 15)”. I viaggi Apostolici nel 1987 furono 7 di cui 4 internazionali (Stati Uniti d’America, Polonia, Repubblica Federale di Germania, Uruguay, Cile e Argentina). In Italia andò pellegrino a Bellluno Feltre, in Puglia e per finire a Civitavecchia. a cura di Giovanni Profeta   

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