Video spiegazione della Basilica di Nostra Signora della pace:
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Il 21 aprile 1990, si apre la storica visita del Papa Giovanni Paolo II in Cecoslovacchia. Il Pontefice è festeggiato da centinaia di migliaia di persone nel paese da poco uscito dal regime comunista. Pochi mesi prima il viaggio poteva sembrare impossibile. Grazie al crollo del muro di Berlino e la visita del presidente Russo Gorbaciov al Pontefice, il quadro geopolitico è cambiato. La cortina di ferro è stata frantumata. Ora i popoli, grazie al sostegno di Giovanni Paolo II possono guardare alla libertà con speranza. Durante la Messa celebrata al Santuario di Velehrad (Repubblica Federativa Ceca e Slovacca), Domenica 22 Aprile 1990, davanti ad una folla sterminata di giovani disse: “Ecco, la notte è passata, è arrivato di nuovo il giorno. Il vostro pellegrinaggio verso la libertà deve tuttavia continuare. Camminate come figli della luce (cf. Ef 5, 8). La libertà soltanto esterna, senza la liberazione interiore, produce il caos. Rimanete nella libertà per la quale vi ha liberati il Cristo (cf. Gal 5, 1)! L’unione tra la libertà esterna ed interna deve costruire l’Europa del domani, la civiltà dell’amore e della verità; e questa unione si fonda su Cristo, pietra angolare. Continuate a camminare verso la piena libertà. Espressione di questo vostro pellegrinaggio verso l’autentica libertà è anche l’itinerario decennale del “Rinnovamento spirituale” della Nazione. I temi dei singoli anni si ispirano ai comandamenti del Decalogo, dato al popolo dell’Antico testamento sul Sinai durante il suo pellegrinaggio dalla schiavitù verso la terra promessa. I comandamenti di Dio sono l’itinerario dalla schiavitù del peccato verso la piena libertà, l’itinerario verso la vittoria. Oggi avete ascoltato le parole tratte dalla lettera dell’Apostolo Giovanni: “In questo consiste l’amore di Dio, nell’osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi, perché tutto ciò che è nato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede” (1 Gv 5, 3-4). Il mondo senza Dio è nemico dell’uomo. È pesante, freddo, deserto. Dal peso di questo mondo senza Dio non si sfugge rifugiandosi nella droga, nell’abuso del sesso, nel culto della violenza, nelle sette. Questo mondo dev’essere sconfitto. E questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede.
L’avete sperimentato voi stessi. Avete provato il peso del mondo senza Dio, avete provato il tragico tentativo di eliminare il Cristo, la pietra angolare, dall’edificio della società e della cultura, con tutte le conseguenze. Avete sperimentato anche la forza liberatrice della fede, la forza della risurrezione di Cristo. Attraverso questa esperienza siete diventati eredi del Vangelo, eredi del Verbo, eredi del Regno di Dio. Siate buoni amministratori di esso e tramandatelo alle generazioni avvenire”.Video dei Viaggi Apostolici del 1990:
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Significative le parole rivolte alla Curia romana in occasione degli auguri di Natale 1989: “I popoli d’Europa, come del resto molti altri nel mondo, si sentono chiamati ad unirsi, per vivere meglio insieme. Questo nostro “vecchio continente”, che tanto ha dato agli altri, sta riscoprendo la propria vocazione: a mettere insieme tradizioni culturali diverse, per dar vita ad un umanesimo, in cui il rispetto dei diritti, la solidarietà, la creatività permettano ad ogni uomo di realizzare le sue più nobili aspirazioni. Non dobbiamo dimenticare che questa grande impresa, che gli Europei si sono impegnati a portare a compimento, ha ricevuto ispirazione dal Vangelo del Verbo incarnato, di cui tra pochi giorni celebreremo il Natale. Come dicevo in occasione della mia prima visita a Santiago de Compostela; “La storia della formazione delle nazioni europee va di pari passo con quella della loro evangelizzazione, a tal punto che le frontiere dell’Europa coincidono con quelle della penetrazione del Vangelo” (Insegnamenti di Giovanni Paolo II, V, 3 [1982] 1258). Questa identità europea, dalle radici cristiane, è una realtà che oggi ancora deve sostenere i benemeriti sforzi di tutti coloro che operano per il superamento delle divisioni e per la sparizione dei “muri”, che gli uomini hanno così spesso artificiosamente creato. Non c’è sistema ideologico, né progetto politico, né programma economico, né inquadramento militare che possono cancellare le aspirazioni di milioni di donne e di uomini, i quali “dall’Atlantico agli Urali” (Insegnamenti di Giovanni Paolo II, X, 2 [1987] 1599) e dalla Scandinavia al Mediterraneo sanno bene come la loro storia si sia sviluppata sotto il segno “della Croce, del libro e dell’aratro”. Di fronte a questa realtà europea, appare con evidenza quanto i “blocchi” siano artificiosi ed innaturali. Io stesso ho spesso parlato dei “due polmoni” – l’Oriente e l’Occidente – senza i quali l’Europa non potrebbe respirare. Ed anche in futuro, non ci sarà una Europa pacifica ed irradiatrice di civiltà. In questo “humus” gli Europei sono chiamati a costruire la loro casa comune. E come il focolare domestico è il luogo in cui ciascuno si sente “a casa”, accolto, rispettato ed aiutato per quello che egli è, così l’Europa deve diventare una “casa” in cui ogni popolo si veda riconosciuto nella fisionomia che gli è propria, sostenuto – ove occorra – nel suo sviluppo e soprattutto rispettato nelle sue aspirazioni. Come non c’è motivo di paura nella dimora familiare, così non dovrebbe esserci in Europa alcuna sorta di minaccia, che possa portare l’uno a temere dell’altro; anzi, dovrebbe esserci la gioia di vivere insieme, per spartire le comuni ricchezze materiali, culturali e spirituali. Cinquant’anni fa, terribili sconvolgimenti mettevano in pericolo l’esistenza stessa dell’Europa: la seconda guerra mondiale era scoppiata da alcuni mesi. Sfigurata, profanata e divisa, l’Europa ha dovuto compiere uno sforzo immane per superare tali tragiche prove, che ancor oggi ne segnano la fisionomia. Fortunatamente, sembra ora spuntare una nuova era: un processo di democratizzazione nelle sue regioni centrali ed orientali, forme di dialogo e di concertazione a livello continentale ed una nuova coscienza delle radici spirituali fanno germinare, come sembra, l’idea di un comune destino. In particolare, esprimo la mia gioia per il positivo evolvere della situazione in Cecoslovacchia, ove il riconoscimento della libertà religiosa ha permesso, tra l’altro, la provvista di un buon numero di sedi vescovili: a quelle operate lo scorso anno se ne sono aggiunte altre, ivi comprese quelle annunziate ieri. Il mio augurio è che si prosegua nel cammino intrapreso, giungendo al completamento delle nomine vescovili, alla ripresa della vita consacrata, alla riapertura dei seminari e alla possibilità per i fedeli di partecipare attivamente alla vita della Chiesa. Questo auspicio rinnovo oggi, affidandolo al Re dei secoli, affinché egli rafforzi le volontà e conforti il cammino dei popoli europei sulle nuove, impegnative strade”. Le altre mete dei viaggi apostolici all’estero furono: Messico (questa trasferta durò 8 giorni dal 6 al 14 Maggio). In Italia andò pellegrino ad Ivrea, Orvieto, Benevento, Aosta, Ferrara-Comacchio, Genova, Campania. In totale i viaggi furono cos’ suddivisi 5 all’estero e 7 in Italia. di Giovanni Profeta
Video dei Viaggi Apostolici del 1990:
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