“A Brusciano tutti ti schifano. Vattene o ti appendiamo la testa”. Biglietto intimidatorio contro il 33enne parroco don Salvatore Purcaro. Era stato posizionato nella cappelletta della chiesa Santa Maria delle Grazie. A ritrovarlo è stato lo stesso sacerdote, che da diversi mesi è oggetto di vili attacchi tramite bigliettini anonimi. Questa volta però l’autore del messaggio è andato ben oltre le solite calunnie: addirittura è passato alle minacce di morte. Un contenuto chiaro con cui si vuole la testa del parroco. Don Salvatore è rimasto profondamente scosso dal suo contenuto tanto da rompere il silenzio e da rendere pubblica la vicenda tramite facebook. “A chi posso aver dato fastidio? A chi usava la chiesa per scaramanzia e guadagno?”.
Ci va giù duro il sacerdote: “Molte persone quando mi conoscono mi dicono, ma lei è una bravo parroco perchè allora la descrivono così male? La verità è che le chiacchiere costruite ad arte uccidono la buona fama e condizionano”. Don Purcaro è convinto che i messaggi minatori siano opera di fedeli che gravitano intorno alla parrocchia.”Siccome non tutti frequentano la chiesa, questo clima di dissenso credo che sia dovuto alle chiacchiere di quelli che frequentano la chiesa stessa. Un prete come me sta stretto perchè rompe gli equilibri consolidati”.
Incendiata nella notte l’auto del parroco 44enne di Bonea, Giovanni Umberto Mastronardi. L’episodio è accaduto dopo la mezzanotte in piazza Eduardo Caturano, nel centro caudino. La vettura, una Fiat Bravo, è rimasta parzialmente danneggiata.
Dai primi riscontri, si tratterebbe di un rogo di natura dolosa: ignoti, infatti, hanno dato alle fiamme un pneumatico posto sotto il vano motore del veicolo. Un vile atto di aggressione con chiara finalità intimidatoria contro il parroco, autentico e costante interprete all’interno della comunità dei valori di Fede, Verità e Giustizia.
Secondo il parroco dietro l’intimidazione non ci sarebbe la mancata processione in onore di San Biagio… «E’ acqua passata. C’è dell’altro» – dichiara don Giovanni. «La Camorra. Il gesto che hanno compiuto è un puro gesto camorristico. Un gesto che colpisce chi, come me, con il Vangelo vuole portare la verità di Dio, non solo qui a Bonea, ma in tutto il territorio caudino. A Bonea ci sono alcuni affiliati. E quello che mi hanno fatto la notte scorsa non è stato l’unico gesto contro di me, da quando sono parroco qui. Sono stato vittima di agguati. Quando si annuncia la verità si diventa scomodi. La mia presenza dà fastidio. Il fatto che un sacerdote parli di giustizia fa paura alla camorra. Basti pensare a tanti altri confratelli uccisi non solo in Campania ma anche in Sicilia».
Giuseppe Fava, giornalista ucciso dalla mafia a Catania, il 5 gennaio del 1984 scriveva così: “…a che serve essere vivi, se non si ha il coraggio di lottare?”
Questa è la domanda che pongo a tutti i giovani, Campani e non, Papaboys e non… io una risposta ce l’ho: “Noi siamo di più!”
Massimo Manzolillo, Vice Presidente Associazione Nazionale Papaboys
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