Come si racconta nel libro di Lemoyne “vita di San Giovanni Bosco” – Edizioni SEI – “verso la fine del Novembre 1854, in una sera nebbiosa e oscura Don Bosco ritornava a casa dal centro della città, e più precisamente dal Convitto ecclesiastico. Per evitare vie troppo solitane, scendeva per quella che dal Santuario della Consolata mette alla Piccola Casa della Divina Provvidenza.
A un certo punto della strada s’accorse che due uomini lo precedevano a poca distanza, regolando il proprio passo sul suo; anzi, quando lui tentava di portarsi dalla parte opposta per evitarli, essi facevano subito altrettanto per trovarglisi davanti. Non c’era dubbio-, erano due male intenzionati.
Il Santo cercò di rifare la via per mettersi in salvo in qualche casa vicina, ma non ne ebbe più il tempo, perché quelli, voltatisi improvvisamente e senza pronunciar parola gli furono addosso gettandogli un mantello sulla faccia.
Don Bosco fece di tutto per non lasciarsi avviluppare. Abbassandosi con rapidità liberò per un istante il capo e prese a difendersi energicamente.
Gli assalitori allora tentarono d’avvolgerlo più stretto e, per impedirgli di gridare aiuto, gli turarono la bocca con un fazzoletto.
Fortunatamente, proprio in quella lotta mortale, mentre in cuor suo invocava il Signore ecco il Grigio, il quale si da ad abbaiare così forte che il suo non pareva un latrare d’un cane e neppure l’urlo d’un lupo, ma piuttosto quello d’un orso arrabbiato. Non contento di ciò, si slancia contro uno dei malfattori e lo costringe ad abbandonare il mantello con cui teneva avvolto il capo del povero prete, poi si getta sopra l’altro e in men che non si dica lo addenta e atterra. Il primo, vista la mala parata, cerca di fuggire, ma il Grigio non lo permette, perché saltandogli alle spalle, getta lui pure nel fango. Ciò fatto, si ferma ringhiando sempre e fissando minacciosamente i due ribaldi.
All’improvviso mutamento di scena quelli si erano messi a gridare:
— Don Bosco, per carità … /o chiami. . . che non ci morda! Pietà, misericordia! Chiami questo cane i
— Lo chiamerò – rispose il Santo – ma voi lasciatemi andare per i fatti miei.
— Sì, sì, vada pure, ma lo chiami subito !
— Grigio, – disse Don Bosco – vieni qua !
E il Grigio obbediente gli si fece accanto, lasciando liberi i malfattori che se la diedero a gambe.
Nonostante questa inaspettata difesa, Don Bosco non si sentì più di proseguire il cammino sino a casa. Entrò nel vicino Istituto del Cottolengo e dopo una mezz’oretta, riavutosi dallo spavento, riprese la via dell’Oratorio accompagnato da buona scorta.
Il cane lo seguì fino ai piedi della scala e poi . . . scomparve.”.
Anche in altre occasioni molto pericolose per la vita del Santo, si manifestò il grigio che, peraltro, spariva sempre al termine della sua missione.
“Sto per morire! Sto per morire!”
Una notte del 1852, tornando da solo a casa, il Santo percepì che un bandito lo seguiva a distanza, pronto ad aggredirlo.
Don Bosco si mise a correre, ma, poco più in là, si imbatté in un angolo col resto della banda che gli sbarrava la strada. Si fermò improvvisamente e conficcò il gomito nel petto del primo aggressore, che cadde a terra gridando: “Sto per morire! Sto per morire!”
Il buon esito della manovra lo salvò da un persecutore, ma gli altri avanzarono minacciosi. In questo istante apparve il cane provvidenziale. Saltava da un lato all’altro, dando latrati terrificanti con così grande furia che i malfattori dovettero chiedere a San Giovanni Bosco di calmarlo e tenerlo vicino a sé, mentre essi pensavano a fuggire.
Un cane capace di “prevedere il futuro”
In un’altra occasione, il suo protettore gli impedì di uscire di casa.
Era notte, e Don Bosco aveva bisogno di uscire. La madre Margherita cercò di dissuaderlo, ma egli la tranquillizzò, prese il cappello ed uscì accompagnato da alcuni ragazzi. Giunti al portone, trovarono Grigio steso per terra.
– Oh, Grigio, tanto meglio, saremo ben accompagnati! Alzati e vieni con noi, disse il Santo.
– Ma il cane, invece di obbedire, ringhiò e non si mosse. Uno dei ragazzi gli diede un calcio col piede per vedere se riusciva a farlo alzare, ma lui digrignò i denti minacciosamente.
La madre Margherita disse allora al figlio:
– Non hai voluto ascoltare me, ascolta almeno il cane: non uscire a quest’ora!
Per soddisfare al desiderio della madre, Don Bosco ritornò dentro casa. Poco dopo, apparve correndo un vicino per prevenirlo che non uscisse in quel momento, perché quattro individui armati giravano per i dintorni, decisi ad ucciderlo.
Il fatto fu confermato più tardi da persone degne di fede. Questo cane capace di “prevedere il futuro” e di agire di conseguenza era proprio un semplice animale irrazionale? Il Fondatore dei Salesiani non risponde a questa domanda. Ma egli fece ai suoi discepoli una interessante narrazione, che trascriviamo sotto con le sue stesse parole.
Relazione di Don Bosco
Il Grigio fu argomento di molte conversazioni e ipotesi varie. Molti di voi lo ha visto ed anche accarezzato. Lasciando da parte le storie straordinarie che di lui si raccontano, vi esporrò la pura verità.
A causa dei frequenti attentati di cui io ero bersaglio, fui consigliato di non andare in giro da solo quando andavo in città o tornavo indietro.
In un pomeriggio buio, tornavo a casa, con una certa paura, quando vidi al mio fianco un enorme cane, che a prima vista mi impaurì; siccome però mi faceva festa come se io fossi il suo padrone, avemmo da subito una buona relazione, e lui mi accompagnò fino all’Oratorio.
Ciò che accadde in quel pomeriggio si ripeté molte volte, di modo che io posso ben dire che il Grigio mi prestò importanti servizi. Ve ne racconto alcuni.
Neppure annusò il cibo
Nelle notti in cui nessuno mi accompagnava, non appena passavo le ultime case vedevo spuntare il Grigio da qualche lato della strada. Molte volte i giovani dell’Oratorio lo videro entrare nel cortile.
Alcuni volevano batterlo, altri tirargli pietre.
– Non lo molestate, è il cane di Don Bosco – disse loro Giuseppe Bozzetti.
Allora tutti si misero ad accarezzarlo e a seguirlo fino al refettorio, dove io stavo cenando con alcuni chierici e padri e con mia madre. Davanti a tanto inaspettata visita, rimasero tutti intimoriti.
– Non abbiate paura, è il mio Grigio, lasciate che venga – dissi io. Facendo un gran giro intorno al tavolo, venne accanto a me, facendomi festa. Anch’io lo accarezzai e gli offrii zuppa, pane e carne, ma lui rifiutò. Anzi: neppure annusò il cibo. Continuando allora a dare segnali di soddisfazione, appoggiò la testa sulle mia ginocchia, come se volesse parlarmi o darmi la buona notte; in seguito, con grande entusiasmo ed allegria, i bambini lo accompagnarono fuori. Mi ricordo che quella notte ero tornato tardi a casa ed un amico mi aveva dato un passaggio nella sua vettura.
Lo cercarono ma nessuno lo trovò
L’ultima volta che vidi il Grigio fu nel 1866, quando andavo da Murialdo a Moncucco, a casa di Luigi Moglia, un mio amico. Il parroco di Buttigliera volle accompagnarmi per un tratto di strada, e ciò fece sì che la notte mi sorprese nel mezzo della strada.
– Oh! Se avessi qui il mio Grigio, che buona cosa sarebbe! – pensai.
In quel momento il Grigio giurise correndo nella mia direzione, con grandi manifestazioni di allegria, e mi accompagnò per il tratto di strada che ancora dovevo percorrere, circa tre chilometri. Giunto a casa dell’amico, conversai con tutta la famiglia e andammo a cenare, rimanendo il mio compagno a riposare in un angolo della sala. Terminato il pasto, l’amico disse: – Andiamo a dar da mangiare al tuo cane.
E prendendo un po’ di cibo, lo portò al cane, ma non riuscì a trovarlo, malgrado avesse guardato bene in tutti gli angoli della sala e della casa. Tutti rimanemmo stupiti perché nessuna porta, nessuna finestra era aperta, ed i cani della casa non avevano dato nessun allarme. Cercarono il Grigio nelle camere di sopra, ma nessuno lo trovò.
Fu questa l’ultima notizia che ebbi del Grigio. Mai più seppe del suo padrone. So solo che questo animale fu per me una vera provvidenza nei molti pericoli in cui mi vidi coinvolto.
Di Redazione Papaboys
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