La Messa nella chiesa di Maria Ausiliatrice
“I giovani italiani, così come i giovani di tutto il mondo, hanno ancora bisogno di noi, che siamo gli eredi di un grande uomo, vero figlio del suo tempo e tessitore della storia, un uomo straordinario ma umile che ha dato origine a un vasto movimento di persone sempre in cammino ancora oggi, da questa periferia di Torino alle diverse periferie esistenziali e geografiche del mondo”. Il rettore maggiore dei Salesiani don Angel Fernandez Artime ha aperto così, a Torino, le celebrazioni del Bicentenario della nascita di Don Bosco.
Nella sua omelia, nella chiesa di Maria Ausiliatrice, dove è stato festeggiato anche San Francesco di Sales, don Fernandez Artime ha tratteggiato la figura di San Giovanni Bosco, “un piemontese universale” di cui “tutti hanno riconosciuto il valore della sua azione educativa e sociale”. “Come famiglia salesiana – ha detto ancora il rettore maggiore – vogliamo essere riconosciuti per il nostro amore per i giovani, e fra loro gli esclusi, gli abbandonati, i più poveri”.
Per il salesiano “carità e amorevolezza dovrebbero essere il nostro biglietto da visita. L’Italia, come molti altri Paesi – ha concluso – non può raccontare la sua storia senza un riferimento a Don Bosco e alla sua opera, di cui noi siamo eredi con una grande responsabilità sulle spalle e il fuoco nel cuore di vivere, come lui, con i giovani e per i giovani”.
Commemorazione al Teatro Regio. “Un amore moderno da duecento anni”
Dopo la Messa la giornata di apertura delle celerazioni per il bicentenario di don Bosco si sono spostate al teatro Regio.
“Don Bosco è un dono dello spirito per la chiesa e per il mondo – ha affermato il rettore maggiore dei Salesiani, don Angel Fernandez Artime -, tutti hanno riconosciuto il valore della sua azione educativa e sociale e noi, come famiglia salesiana, vogliamo essere riconosciuti per il nostro amore per i giovani, e fra loro, gli esclusi, gli abbandonati, i più poveri”.
“I giovani italiani – ha proseguito – così come i giovani di tutto il mondo, hanno ancora bisogno di noi che siamo gli eredi di un uomo straordinario ma umile, tessitore della storia. Ai giovani – ha concluso il rettore maggiore dei Salesiani – bisogna saper offrire l’opportunità di essere onesti cittadini e buoni cristiani e la prima sfida è capire com’è il mondo dei giovani e cosa vogliono perchè è facile essere adulti lontano dai giovani”.
È poi intervenuto l’arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, che ha ricordato il ruolo educativo svolto da don Bosco e ha sollecitato gli educatori a tener conto che “i giovani non sono oggetto ma soggetto”
Alla manifestazione sono intervenuti anche il sindaco di Torino, Piero Fassino, e il presidente della Regione, Sergio Chiamparino. “I valori che hanno ispirato l’azione di don Bosco – ha detto Fassino – mantengono anche oggi una pregnante e vivissima attualità sia perchè c’è un grande ordine come quello dei salesiani che quei valori li fanno vivere nella società, sia perchè la società di oggi ha bisogno di solidarietà e fraternità, di fare in modo che nessuno si senta e sia lasciato solo”.
“L’insegnamento di don Bosco – ha aggiunto Chiamparino – è denso di attualità perchè, giovani, educazione e formazione sono le tre parole dell’Italia di oggi e di domani che si possono sintetizzare in una sola futuro e noi faremo di tutto per essere all’altezza”.
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A cura di Redazione Papaboys fonte: Avvenire
(foto: Ufficio per la Pastorale dei Giovani e dei Ragazzi – Arcidiocesi di Torino)
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