In Siria resta fragile la tregua raggiunta il 30 dicembre scorso grazie alla mediazione di Russia e Turchia con l’avallo dell’Iran e da cui resta fuori lo Stato Islamico. I caccia russi e turchi continuano a bombardare le basi jihadiste in territorio siriano. Anche l’aviazione di Assad sta colpendo a nord di Damasco le basi islamiste escluse dal cessate il fuoco. Ora si guarda con speranza ai colloqui di pace che dovrebbero tenersi entro il mese in Kazhakistan. Sulla situazione ascoltiamo il nunzio a Damasco, il cardinale Mario Zenari, intervistato da Sergio Centofanti per Radio Vaticana:
R. – Vorremmo che questa tregua segnasse una svolta. E’ un segno di una certa speranza: si vive in questo clima. Naturalmente bisogna andare anche molto, molto cauti, perché la tregua – come si sa – non concerne tutti i gruppi armati. E poi si è visto proprio nelle prime ore dell’anno nuovo, nella vicina Turchia, questo atto di terrorismo … Quindi bisognare andare ancora molto, molto cauti. Però direi che la gente ha un po’ tirato un certo respiro di sollievo. E’ importante anche che non venga sepolta la speranza: io dico sempre “Tener vita la speranza!”. Ma bisogna essere prudenti, perché ancora – qua e là – ci sono scontri, bombardamenti … Qui a Damasco, ad esempio, gran parte della capitale da circa una settimana è senza acqua corrente, perché – da quanto si dice – sono stati danneggiati i depositi; e in gran parte della città manca ancora l’elettricità … Un certo sollievo si respira ad Aleppo. Anche le nostre comunità stanno vivendo queste festività natalizie con un certo clima di serenità che non c’era negli anni trascorsi … C’è questo clima di ottimismo e di fiducia, anche se ripeto – ancora una volta – bisogna essere alquanto cauti.
D. – Il Papa, nel suo ultimo appello per la Siria, ha auspicato che la Comunità internazionale si adoperi attivamente per la pace…
R. – Sì, qui è molto importante che la Comunità internazionale si trovi d’accordo. In questi passati sei anni abbiamo purtroppo assistito ad una divisione in seno alla Comunità internazionale e in particolare in seno al Consiglio di Sicurezza. E queste divisioni non hanno aiutato a trovare la via della pace. Ultimamente, in questi ultimi giorni, sono state votate all’unanimità un paio di Risoluzioni in seno al Consiglio di Sicurezza: vogliamo sperare che questo sia un segnale forte, che possa contribuire ad una svolta. Speriamo che il 2017 segni veramente l’anno della svolta! Naturalmente c’è molto da fare, ma importante è che cessi la violenza. E’ tempo di guaire le profonde ferite – ferite molto profonde! – sia sotto l’aspetto fisico, ma direi anche e soprattutto ferite molto profonde negli animi e negli spiriti. Occorre mettere mano e sanare tutte queste varie ferite.
D. – Ci sono delle nuove speranze per questo 2017?
R. – Direi di sì. Ma vanno alimentate: tutte le comunità cristiane, in questi giorni natalizi, alimentano questa speranza con la preghiera, indicando la strada della riconciliazione, del perdono, come ci insegna il Signore nel Vangelo. Naturalmente la strada è ancora molto lunga e direi che è tutta in salita. Però si vede qualche segno di speranza per l’avvenire … E desideriamo che, con l’aiuto di Dio e della Comunità internazionale, questi semi di speranza possano crescere e che possiamo vedere quanto prima dei frutti di riconciliazione e di pace.
Fonte it.radiovaticana.va