Successe come a Pacomio, uno dei padri fondatori del monachesimo, che nel IV secolo, lasciata la città egizia di Tebe, si ritirò ad almeno dieci miglia nel deserto per pregare in solitudine e qui una voce gli ingiunse di fermarsi e di edificare un monastero: «Poiché molti verranno da te, si faranno monaci presso di te e trarranno vantaggio per l’anima».
A fratel Cosimo, nello stesso modo, mezzo secolo fa fu chiesto di costruire un santuario, di aprire un centro di spiritualità nelle aride colline della Locride. E lì si fece eremita, ma da allora decine di migliaia di persone, con i loro problemi, dolori e malattie lo cercano: il santuario di Nostra Signora dello Scoglio in cinquant’anni è diventato un faro di spiritualità.
EVENTI INSPIEGABILI
Tutto comincia l’11 maggio del 1968 a Santa Domenica di Placanica, in provincia di Reggio Calabria. Un giovane contadino torna a casa, con gli occhi bassi, curvo, portando sulle spalle un fascio d’erba. Un bagliore gli fa alzare gli occhi e vede una gran luce su uno scoglio di pietra arenaria. Sente una voce e intravede una ragazza bellissima e splendente, della sua stessa età. Questo colpo di luce gli cambia la vita: «Non aver paura, vengo dal Paradiso, io sono la Vergine Immacolata, la madre del Figlio di Dio; sono venuta a chiederti di costruire qui una cappella in mio onore. Io ho scelto questo luogo, qui voglio stabilire la mia dimora e desidero che da ogni paese si venga qui a pregare». È il primo messaggio che Cosimo Fragomeni riceve dalla Madonna.
L’apparizione si ripete per quattro giorni: «Non ti mancheranno tribolazioni e sofferenze; non ti scoraggiare, io sarò con te e ti sosterrò con la mia mano; il Signore vuole farti strumento del suo amore, per la salvezza delle anime», così il secondo giorno. E il 13 maggio aggiunge: «Ti chiedo il favore di trasformare questa valle; qui desidero un grande centro di spiritualità, dove le anime troveranno pace e ristoro. In questo luogo, Dio vuole aprire una finestra verso il cielo; qui per la mia mediazione, vuole manifestare la sua misericordia».
La quarta apparizione del 14 maggio scende in concreto, sembra di sentire un’eco dei messaggi ai pastorelli di Fatima: «Se gli uomini si convertiranno, si pentiranno dei loro peccati, si confesseranno a Dio e lo ameranno con tutto il cuore, Dio si avvicinerà a loro e li accoglierà nella sua casa». E il ciclo di incontri si conclude con l’impegno di una vita: «Ecco il mio rosario, esso sia la tua preghiera quotidiana, offrilo al mio Cuore immacolato per la conversione del mondo, il trionfo del Regno di Dio, la pace delle nazioni e la salvezza dell’umanità». Questi messaggi li troviamo nel “diario” che Cosimo puntualmente scriveva dopo ogni incontro, per richiesta esplicita del parroco di Placanica, don Rocco Gregoraci, con cui il giovane (che frequentava la parrocchia ogni domenica facendosi a piedi due ore di cammino) si era confidato, timoroso e perplesso.
«All’inizio», dice ora fratel Cosimo, «arrivavo a dire fino a 30 rosari al giorno di cinque misteri, adesso al massimo tre di cui uno in comune con gli altri». La Madonna chiedeva una cappella e la trasformazione della vallata. Cosimo, uomo del fare avvezzo alla fatica, comincia a disboscare con le sue mani togliendo rovi e arbusti, spianando con la zappa e portando terra con la carriola per fare un terrapieno. A martellate incide la roccia ricavando la nicchia dove pone la madonnina di marmo comprata a Carrara e pagata col piccolo patrimonio di famiglia.
Intanto attorno allo “scoglio” si moltiplicano i fenomeni inspiegabili: campane inesistenti che suonano a stormo, torrenti d’acqua che scorrono rumorosi senza apparire, arcobaleni luminosi e colorati senza nuvole né pioggia; un terremoto apre nel terreno una grossa crepa segnando il limite del fondo acquistato per il santuario e rendendo così inutili i picchetti spostati per frodo dai vecchi padroni. E poi le guarigioni improvvise e quelle in due tempi: c’è chi lascia la carrozzella dove per anni era costretta da paralisi, come il caso di Rita Tassone che ha narrato il suo calvario e la sua guarigione in un libro testimonianza del 2005.
Padre Rocco Spagnolo, superiore dei Missionari dell’evangelizzazione e delle suore Missionarie del catechismo, confessore di fratel Cosimo, raccoglie 50 di questi fatti e storie e li racconta in un libro che titola I fioretti di frate Cosimo (Effatà Editrice, 2016). Il religioso attribuisce giustamente ogni grazia a Dio per intercessione della Madonna dello Scoglio.
PREGHIERA E ACCOGLIENZA
Delle parole di Maria, Cosimo ha fatto il suo programma di vita. Il suo silenzio è diventato il muro di cinta del suo eremitaggio spirituale. Della sua umiltà si è vestito cantando ogni giorno il Magnificat. Lo testimonia nelle parole e negli incontri coi pellegrini che lo cercano per confidarsi e pregare insieme. Ogni settimana fissa 200 incontri, metà al mercoledì e metà al sabato.
Pratica con fedeltà da quasi cinquant’anni questa sua pastorale dell’ascolto e dell’intercessione, dopo essersi consacrato da laico come terziario francescano. Saggezza, buon senso, edificazione, devozione semplice e buona accoglienza: verità e misericordia. Questo cercano i pellegrini andando allo Scoglio e questo trovano. Ogni tanto la Madonna si fa presente con i suoi “segni”. Qualcuno parla di luce, qualcuno di profumo di fiori o di fragole di bosco.
Fratel Cosimo non si allontana quasi mai da Santa Domenica di Placanica: si ricorda un viaggio a Milano per cercare una statua della Madonnina, un pellegrinaggio in Terra Santa e a Lourdes, e il 22 maggio 2013 l’incontro con papa Francesco insieme al suo vescovo di allora, monsignor Giuseppe Fiorini Morosini, per fare benedire la “prima pietra” dell’erigendo santuario. Il vescovo attuale di Locri-Gerace, monsignor Francesco Oliva, ha riconosciuto lo “Scoglio” come santuario diocesano. E di fratel Cosimo dice: «Ha consacrato la sua vita al Signore nel servizio di ascolto di tanti fratelli e sorelle che presentano a lui le ferite di una vita travagliata e difficile. Un servizio che svolge in umiltà e semplicità rispondendo alla missione che il Signore gli ha affidato ed in obbedienza al proprio vescovo».
Padre Spagnolo spiega che sono 900 mila i pellegrini che arrivano ogni anno al santuario. Con punte di 70-80 mila nei giorni dei grandi appuntamenti liturgici: l’11 febbraio (Madonna di Lourdes e Giornata del malato) e l’11 maggio (anniversario della prima apparizione).
Ufficialmente fratel Cosimo non dà interviste, però negli incontri individuali accoglie con intensa umanità e si racconta anche con piacere, in amicizia.
Gli ho chiesto se prima dell’11 maggio 1968 avesse qualche particolare devozione. «Sì», mi ha risposto, «il mio protettore fin dalla giovinezza è sempre stato l’arcangelo Michele che poi ho saputo essere anche il protettore del popolo d’Israele. Lo invocavo e pregavo sempre e mi ha salvato più volte da banali e pericolosi incidenti: trasportavo al frantoio sacchi di olive quando l’asino imbizzarrito mi ha scaraventato contro una rete metallica arrugginita; una volta le mucche agitate mi buttarono sotto il trattore e ne uscii senza un graffio. Ricordo quando una vipera mi morse la caviglia che subito si gonfiò e tutta la notte ho sentito un dolore terribile, ma all’alba era tutto passato e io pregavo ancora. Una volta san Michele l’ho visto proprio o forse l’ho sognato… mi ha promesso la sua protezione».
Poi ha aggiunto: «La devozione d’obbligo per eredità di famiglia è anche quella dei Santi Medici (Cosma e Damiano) che ogni anno vado a trovare a Riace nel loro bellissimo santuario».
L’INTERCESSIONE PER GLI AMMALATI
Dal santuario Nostra Signora dello Scoglio passano pellegrini di ogni estrazione sociale. È un universo eterogeneo, accomunato dalla fede. Il via vai è crescente e inarrestabile. La notorietà internazionale del luogo mariano fa sì che vi accorrano anche migliaia di ammalati. È sempre presente il mondo della disabilità. Arrivano persone attraversate dalla sofferenza, afflitte da varie patologie, anche psichiche. Alcune sperano nella guarigione, altre, angosciate, chiedono conforto. Ci sono, insomma, tutte le molteplici miserie che affliggono l’umanità: i peccati, le malattie, gli errori, i dubbi, le ansie, le disgregazioni familiari, la povertà, la solitudine, l’emarginazione, la droga, l’alcol, l’illegalità… Fratel Cosimo accoglie tutti con cuore compassionevole. Non si presenta come guaritore, ma fratello tra i fratelli. Non si sostituisce ai medici a cui spettano diagnosi e terapia. Si adatta a ciascuno con grande naturalezza. Parla cuore a cuore usando parole semplici e comprensibili. È il mistico degli ultimi: vede nei fratelli colpiti dalla malattia le membra di Cristo sofferente. Possiede il dono-carisma dell’ascolto. Prega per loro. Non spiega la sofferenza, ma ne addita il senso. Abbraccia amorevolmente quest’umanità sofferente rendendosi solidale. Condividendo con Cristo, per amore, fa propri i loro pesi e le loro malattie. Un plauso va anche ai componenti della “Fondazione Madonna dello Scoglio”, istituita da fratel Cosimo e riconosciuta giuridicamente nel 2000. Sono volontari provenienti da varie diocesi della Calabria. Testimoniano che nel cuore di Dio ciò che conta è il servizio d’amore. Sanno profondere energie per l’accoglienza, per il servizio d’ordine, per la raccolta di testimonianze scritte, di referti medici, di cartelle cliniche (allo stato attuale, nell’archivio della Fondazione ve ne sono circa 15 mila). Questo non va mai dimenticato, lui ha il merito di aver fondato un luogo intriso di prossimità e di profezia, una “finestra verso il cielo”, dove si impara a vivere il Vangelo. Anche i giovani sono attratti e lui li ama col sentire materno della Madonna. Non li indottrina, ma li coinvolge in un’esperienza di Chiesa. Anche per questo è ricercato e seguito.
Testo di padre Rocco Spagnolo, confessore di fratel Cosimo · Foto di Antonia Messineo/Servizifotografici.net
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