In principio c’è una Luce che rende “la morte amica”. Che restituisce un senso all’evento finale della nostra esistenza, in una società che fa di tutto per cancellarlo. Eppure la vita e la morte sono inseparabili. Sono significativamente legate fra di loro, diceva Etty Hillesum, in partenza per Auschwitz.
Iniziamo allora un viaggio dentro queste due realtà che si completano a vicenda insieme con un testimone d’eccezione, Patrick Theillier, per anni medico permanente dell’Ufficio scientifico di Lourdes che si occupa dei casi di guarigione presso uno dei più amati santuari mariani. Un incarico che gli ha permesso di vivere pienamente la sua vocazione di medico al servizio degli ammalati, ma anche di “insistere” nei suoi scritti che non siamo solo un’entità psicosomatica, abbiamo un’anima spirituale che deve essere presa in considerazione: «Le guarigioni miracolose di Lourdes mi hanno insegnato che la vera guarigione non è solo per la vita terrena, anche per la vita eterna che ci aspetta. Che la vera felicità, come ha detto Nostra Signora alla piccola Bernadette, non è in questo mondo, ma nell’altro». È stata la consapevolezza della fondamentale importanza di quest’anima che abita in ogni persona a spingerlo a scrivere Quando la mia anima uscì dal corpo. A correre l’azzardo di avventurarsi al limite, per raccontare le vicende di coloro che sono stati ai confini della morte.
«Ha sempre fatto paura, è normale. Ma nel passato la si considerava parte della vita, una prosecuzione naturale di quest’ultima. Oggi, in Occidente, non vogliamo più parlarne perché ci siamo chiusi al trascendente. Con il mio libro ho voluto dimostrare che la morte è un passaggio verso una vita che è il prolungamento della nostra, molto più perfetta. Lo testimoniano coloro che hanno fatto esperienze di pre-morte, conosciute con la sigla inglese Nde, Near-deaht experiences. Sono persone normali, come me e come voi, ma che sono finite in una situazione di morte clinica e raccontano di essersi ritrovate in un altro mondo. Un mondo magnifico, e di averlo dovuto abbandonare per ritornare sulla terra. È stata come una seconda nascita. Non vedono più l’esistenza come prima. Mettono l’amore degli altri al primo posto, considerano la vita come una cosa sacra e la morte come un suo momento costitutivo. Non ne hanno più paura».
Il fenomeno della pre-morte non è spiegabile, se non si accetta la realtà dell’anima o di quella che gli scienziati preferiscono definire “coscienza”. È questo uno dei passaggi fondamentali del libro perché rimette in discussione la visione dominante della comunità scientifica, secondo la quale il cervello produce il pensiero.
Spiega il dottor Theillier: «Da decenni si conducono importanti ricerche per localizzare la coscienza e la memoria all’interno della massa cerebrale, ma senza successo. Al momento, la scienza non ha nessuna idea di come le cellule cerebrali, possano produrre dei pensieri. Il cervello non ha mai prodotto, e non produrrà mai, l’amore! Questo stato di coscienza che continua anche in un individuo clinicamente morto, pone una sfida immensa alla scienza. Coloro che si oppongono alle Nde devono ammettere che, se queste ultime accadono, mentre la funzione cerebrale è morta, significa che hanno un’altra origine. Il cervello di molti di coloro che hanno vissuto un’esperienza di pre-morte era clinicamente spento, lo confermava l’elettroencefalogramma piatto, dal che si deduce che la coscienza può funzionare anche se l’attività cerebrale è scomparsa. A questo punto anche gli atei devono ammettere che esiste una Coscienza superiore. Per i credenti è l’anima immortale che ritroviamo in tutte lefilosofie e le tradizioni religiose da migliaia di anni, in particolare nella tradizione giudaico-cristiana». E aggiunge: «Oggi più che mai la nostra anima è ulcerata da tante ferite che la scarnificano. Per guarirle abbiamo bisogno di incontrare Cristo, il Medico divino. Lui solo può guarire le nostre anime e darci quella pienezza di vita alla quale tutti aspiriamo. Se i medici fossero convinti di questo, potrebbero aiutare i loro pazienti e aprirsi essi stessi a quella dimensione spirituale che libera e guarisce in profondità. Purtroppo i malati, che hanno vissuto una Nde, non osano parlarne con i loro medici».
Le esperienze di pre-morte non sono realtà rare o isolate. Nella prima inchiesta rigorosa su questi fatti, Kenneth Ring, professore di psicologia dell’Università del Connecticut, parla di circa 8 milioni di persone che hanno vissuto, negli Stati Uniti, questo tipo di esperienza. Patrick Theillier, per spiegare che cosa accade durante queste esperienze, ripropone la descrizione che ne ha fatto, in base a 150 testimonianze, Raymond Moody, il medico e parapsicologo divenuto celebre in tutto il mondo per il suo best seller La vita oltre la vita. «Una persona muore… Si sente trasportare con una grande velocità attraverso un tunnel lungo e oscuro, vede il suo corpo a distanza come uno spettatore. Si accorge di continuare a possedere un “corpo”, ma di una natura molto particolare e gode di facoltà diverse da quelle del suo corpo mortale. Altri esseri gli vengono incontro come se volessero aiutarlo. Intravede “gli spiriti” di parenti e amici morti prima di lui. Improvvisamente gli si mostra un’entità spirituale di una specie sconosciuta, uno spirito che vibra di tenerezza e di amore, un Essere di Luce… Questo Essere senza pronunciare parole, lo porta a interrogarsi e a fare il bilancio della sua vita passata. Poi il defunto incontra una specie di barriera, una frontiera che gli dà l’idea dell’ultimo limite fra la vita terrena e quella futura. Ma constata che deve tornare indietro, che il tempo di morire non è ancora venuto per lui».
Il medico di Lourdes ha ritrovato nelle tante testimonianze il medesimo percorso in un tunnel buio, poi l’ incontro con la Luce, lo stato di felicità piena, che non si vorrebbe mai più abbandonare. Con variazioni che appartengono alle diverse identità dei testimoni. «Quelli che hanno incontrato l’Essere di Luce vengono trasformati, segnati profondamente, indipendentemente dalla loro religione, dalle loro credenze, dalla loro filosofia. Questa esperienza dona loro un gusto nuovo o rinnovato delle cose spirituali. Acquisiscono un nuovo rapporto con la morte, mettono al primo posto l’amore del prossimo, e testimoniano, a chi li vuole ascoltare, che la vita non si ferma al momento della morte».
Al medico Theillier, che durante i suoi dieci anni di consulenza all’Ufficio delle constatazioni mediche del santuario di Lourdes si è occupato di tanti miracoli, un’ultima domanda: c’è un rapporto fra i miracoli di cui lei è venuto a conoscenza e le Nde? «C’è un legame molto netto e profondo ed è per questo che dopo avere studiato i miracoli , mi sono dedicato ai Nde. Gli ammalati gravi, che hanno vissuto un’esperienza di pre-morte, guariscono improvvisamente senza alcuna possibile spiegazione da parte della medicina. Dei veri e propri miracoli. L’incontro con l’Essere di luce di Colui che dobbiamo chiamare Dio, guarisce, perché Dio non vuole la malattia. E a coloro che si dicono scettici nei confronti di queste esperienze pre-morte, dico: sia le Nde che i miracoli dal punto di vista medico sono inspiegabili. Non ci sono prove scientifiche della loro esistenza, perché i metodi della scienza moderna non sono adatti a questo tipo di esperienze umane».
MA NON È TUTTO ROSE E FIORI
Esistono anche delle Nde drammatiche e dolorose : «Le testimonianze dimostrano che la vita dell’aldilà non è necessariamente di color rosa, che essa dipende da quella che abbiamo vissuto sulla terra: conclusione che corrisponde all’esperienza e all’insegnamento della Chiesa».
Fonte www.famigliacristiana.it/Mariapia Bonanate