Pax et Justitia

‘Si oscurerà la terra’. La profezia dei 3 giorni di buio: bisogna crederci? Ne parliamo di nuovo

In tempi recenti alcuni siti web d’ispirazione cattolica, assieme ad un certo numero d’esponenti della Chiesa, hanno espresso il proprio scetticismo nei confronti d’una delle profezie più misteriose ed “oscure” (l’aggettivo meglio appropriato) della mistica cristiana: i tre giorni di buio.

Questa diffidenza è in gran parte guidata dalla scoperta della falsità d’alcune presunte rivelazioni spacciate per “messaggi di Padre Pio“, che negli ultimi anni avevano conosciuto una certa fama nella rete ed erano state riadattate ad uso e consumo di personaggi legati alla New Age o all’ufologia – i quali di conseguenza hanno aggiunto alla tematica fantasiosi elementi.

Volendo trascendere l’accesa discussione tra fazioni contrapposte, i detrattori ed i promotori, che spesso sfocia nella partigianeria, tenteremo d’analizzare la questione nel profondo ed arrivare ad una conclusione basata su Sacre Scritture e scritti dei Santi.

“Il sole divenne nero”

Quando l’Agnello aprì il sesto sigillo (…) il sole divenne nero come sacco di crine

Καὶ εἶδον ὅτε ἤνοιξε τὴν σφραγῖδα τὴν ἕκτην (…) καὶ ὁ ἥλιος μέλας ἐγένετο ὡς σάκκος τρίχινος

Il passo dell’Apocalisse sopracitato (6:12) è tradotto fedelmente dal testo originale, in cui si fa esplicito riferimento ad un sole di colore nero, come oscurato o non più attivo – μέλας, “nero“. Ancor più chiaro è il passo successivo dedicato alle prime quattro trombe suonate dagli Angeli (8:12):

Il quarto angelo suonò la tromba e un terzo del sole, un terzo della luna e un terzo degli astri fu colpito e si oscurò: il giorno perse un terzo della sua luce e la notte ugualmente.

Καὶ ὁ τέταρτος ἄγγελος ἐσάλπισε, καὶ ἐπλήγη τὸ τρίτον τοῦ ἡλίου καὶ τὸ τρίτον τῆς σελήνης καὶ τὸ τρίτον τῶν ἀστέρων, ἵνα σκοτισθῇ τὸ τρίτον αὐτῶν, καὶ τὸ τρίτον αὐτῆς μὴ φανῇ ἡ ἡμέρα, καὶ ἡ νὺξ ὁμοίως.



La descrizione è in gran parte vaga, si parla d’una perdita di luminosità generale del firmamento senza specificare la durata di tale evento, tuttavia rimane un indizio fondamentale. Questo secondo passo è tradotto fedelmente al testo originale dunque, anche in questo caso, possiamo esser sicuri che l’estratto non si presti ad interpretazioni diverse o arbitrarie.

Il verbo σκοτίζω (nel testo σκοτισθῇ) significa generalmente “oscurare“, ma può anche essere inteso come “assenza della luce di Dio“: un oscurità difatti mai provata sulla terra, l’assenza di Dio che di conseguenza produce assenza di luce. Gli astri si oscurano poichè sulla terra manca Dio, potremmo sintetizzare: in alcune profezie si parla, a questo riguardo, d’un momento in cui il Creatore si “ritirerà” dal mondo, che fino a quell’istante aveva sostenuto nonostante l’infedeltà di questo.

Naturalmente l’Apocalisse non è l’unico testo biblico in cui vi sono degli elementi riconducibili ai famigerati “tre giorni di buio“.

Padre Livio Fanzaga, con un espressione semplice ma precisa, è solito ripetere che il Cielo ama i riferimenti all’Antico Testamento quando si tratta di “comunicare” con gli uomini della nostra epoca.

E, proprio rileggendo l’Esodo (10:21-22), troviamo un passaggio dichiaratamente esplicito:

Allora il Signore disse a Mosè: «Stendi la tua mano verso il cielo e vi siano tenebre nel paese d’Egitto, così fitte da potersi toccare. Mosè stese la sua mano verso il cielo e per tre giorni ci fu una fitta oscurità in tutto il paese d’Egitto.

Esattamente come accade per il sesto sigillo (penultimo) citato in precedenza, anche nelle nona piaga d’Egitto (penultima) la luce lascia spazio alle tenerbe, preannunciando l’ultimo e devastante castigo.

In generale, considerati i numerosi paralleli (cavallette, massicce morie d’animali, ulcere), potremmo affermare che i supplizi riservati all’Egitto 3200 anni fa saranno riprodotti su scala mondiale negli ultimi tempi, seppur con le relative modifiche volute dalla Volontà Divina.

Il profeta Gioele ben 600 anni prima della visione dell’Apostolo Giovanni scriveva che “il sole sarà mutato in tenebre e la luna in sangue, prima che venga il grande e terribile giorno dell’Eterno” (2:31).

Lo stesso scrissero i profeti Amos (8:9) e Sofonia (1:14-15) rispettivamente 800 e 700 anni prima che fosse composta l’Apocalisse.

Interessante notare che il concetto dell’oscurità in tempi antichi era proprio dello Sheol (שְׁאוֹל), l’oltretomba israelita, dunque strettamente legato alla sfera della morte.

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