“Invito tutte le comunità a vivere con fede l’appuntamento del 24 e 25 marzo per riscoprire il Sacramento della Riconciliazione: ‘24 ore per il Signore’”. Lo ha detto il Papa nel corso dell’udienza generale di mercoledì scorso. “Auspico che anche quest’anno tale momento privilegiato di grazia del cammino quaresimale, ha proseguito Francesco, sia vissuto in tante chiese del mondo per sperimentare l’incontro gioioso con la misericordia del Padre, che tutti accoglie e perdona”.
L’iniziativa “24 ore per il Signore”, promossa dal Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione, ha per tema quest’anno: “Misericordia io voglio” e prevede l’apertura straordinaria di molte chiese, dalla sera di oggi fino a notte inoltrata, per consentire a quante più persone possibile la partecipazione all’Adorazione eucaristica e alla confessione. A Roma resteranno aperte la chiesa di Santa Maria in Trastevere e la chiesa delle Stimmate di S. Francesco. Per saperne di più Adriana Masotti
ha intervistato mons. José Octavio Ruiz Arenas, segretario del Dicastero vaticano per la Nuova Evangelizzazione, leggiamola insieme:R. – Questa iniziativa è nata in occasione dell’Anno della Fede nel 2013 ed è nata come un’iniziativa locale qui, a Roma. In quel momento si invitavano alcune chiese ad aprire le porte per le confessioni durante tutta la notte. Poi negli ultimi due anni questa iniziativa è stata seguita un po’ dappertutto e abbiamo anche ricevuto diverse testimonianze dagli Stati Uniti, dalla Francia, dalla Russia, dall’Argentina, dal Messico che dicevano che molti sacerdoti avevano preso sul serio questa iniziativa e pian piano molta gente si è avvicinata a ricevere questo Sacramento in spirito di adorazione al Signore, di riconciliazione e anche di capire che è un’opportunità per cambiare vita e accogliere questo dono che ci dà il Signore della sua misericordia e della sua tenerezza.
D. – Questa opportunità è rivolta a tutti ma in particolare ai giovani?
R. – Sì, è una proposta per tutte le persone ma ci sono tanti giovani che hanno accolto l’invito e soprattutto ci sono molti giovani che ci hanno aiutato soprattutto qui a Roma a invitare nelle strade, nelle piazze, nelle vicinanze delle chiese che sono aperte, tanta gente che passava ad avvicinarsi al sacramento. Quindi è stata un’esperienza molto ricca che è servita anche per sviluppare questo senso missionario da parte dei giovani.
D. – Quanti sacerdoti saranno impegnati in questa iniziativa?
R. – E’ impossibile sapere perché non sappiamo in tutto il mondo quante parrocchie e quante diocesi accolgono veramente questa iniziativa ma qui a Roma, per esempio, nella chiesa di Santa Maria in Trastevere saranno presenti circa 18 sacerdoti per confessare e anche nella Chiesa delle Santissime Stimmate a Largo Argentina ci sarà un gruppo di più di 15 sacerdoti per offrire questa opportunità alla gente.
D. – Il Papa all’udienza di mercoledì ha invitato tanti ad approfittare di questa occasione per riscoprire e per sperimentare il Sacramento della Riconciliazione…
R. – Sì, certamente. Siamo adesso in un mondo nel quale purtroppo si è perso il senso del peccato e perdendo il senso del peccato si perde anche il bisogno di avvicinarsi al Sacramento della Riconciliazione. Quindi è un momento per pensare che il Sacramento della Riconciliazione non è soltanto per cancellare i peccati, ma è soprattutto aprire il cuore alla misericordia del Signore e tutti noi abbiamo bisogno della misericordia del Signore: non siamo di fronte a un giudice ma soprattutto siamo di fronte a Qualcuno che ci ama veramente. Quindi quello che dice il Papa è molto, molto vero.
D. – Il tema che orienterà la riflessione quest’anno è “Misericordia io voglio”. E’ come se ora, dopo aver sperimentato la misericordia di Dio, ad esempio durante il tempo del Giubileo, si volesse passare a vivere la misericordia noi con gli altri perché è questo che Dio vuole…
R. – Certo. Il tema di quest’anno ci ricorda che ognuno di noi deve aspirare a sentire il bisogno della misericordia divina per poi esprimere quella misericordia nella carità e nell’amore agli altri. Quest’impegno è un impegno che noi dobbiamo sentire in ogni momento della nostra vita, nel nostro lavoro, nella famiglia, nella strada. In una situazione di tanta violenza, ingiustizia e corruzione, oggi più che mai abbiamo bisogno di ricordare che il Signore ci chiede soprattutto di offrire il nostro cuore, la nostra vita che si esprime con l’amore a Dio e agli altri.
A cura di Adriana Masotti per radiovaticana
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