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Solennità dell’Annunciazione del Signore, quando nella città di Nazareth l’angelo del Signore diede l’annuncio a Maria: «Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo», e Maria rispondendo disse: «Ecco la serva del Signore; avvenga per me secondo la tua parola». E così, compiutasi la pienezza dei tempi, Colui che era prima dei secoli, l’Unigenito Figlio di Dio, per noi uomini e per la nostra salvezza si incarnò nel seno di Maria Vergine per opera dello Spirito Santo e si è fatto uomo.
La data della celebrazione al 25 marzo è legata, tradizionalmente, a quella del 25 dicembre del Natale. La festa del 25 marzo, pertanto, pur essendo la festa dell’Annunciazione della nascita del Signore, conserva, tuttavia, anche la sua consistenza mariana. Le origini della festa del 25 marzo, probabilmente, risale al IV secolo in Palestina, dove si celebrava il ricordo dell’Incarnazione e, quindi, della relativa Annunciazione.
Il mistero che la Santa Chiesa celebra oggi è l’Annuncio dell’Arcangelo Gabriele a Maria, che Ella era stata dal Signore scelta fra tutte le donne ad essere la Madre di Dio, e l’incarnazione del Verbo nel suo seno purissimo.
Anticamente la festa odierna era designata anche col nome di «Concezione di Cristo», « Annunciazione del Signore». Ciò dimostra che era celebrata più come festa del Signore che della ‘Madonna; solo col passare del tempo prese man mano spiccato carattere mariano. Oggi è considerata quasi esclusivamente come festa della Santissima Vergine.
«Questo giorno, scrive il Guéranger, è grande negli annali dell’umanità; è grande agli occhi medesimi di Dio, perché celebra l’anniversario del più grande avvenimento che si sia compiuto nel tempo. Quest’oggi il Verbo divino, per mezzo del quale il Padre ha creato tutte le cose, s’è fatto carne nel seno d’una Vergine ed ha abitato in mezzo a noi ».
Il mistero era già stato preannunciato fin dal Paradiso terrestre, quindi più esplicitamente ripetuto e specificato dai Profeti. Isaia, quale segno della Redenzione, all’empio Acaz dice: «Ecco una Vergine concepirà e partorirà un figlio ed Emmanuele sarà il suo Nome». Più innanzi dice ancora: «Dalla radice di Jesse germinerà una verga e un fiore spunterà da essa».
Venuta poi la pienezza dei tempi, il tempo accettevole e propizio della Redenzione, mentre la purissima Vergine nazaretana innalza le sue più ferventi preci per accelerare la venuta del Messia, le appare uno dei più fulgidi Arcangeli del Paradiso, Gabriele, e con sommo rispetto e devozione la saluta: «Ave, piena di grazia, il ‘Signore è teco, benedetta tu fra le donne». Udendo queste cose Maria si turba e pensa che specie di saluto sia questo. L’Angelo per rassicurarla le dice: «Non temere, Maria, poiché hai trovato grazia presso Dio; ecco concepirai nel seno e partorirai un figlio, e gli porrai nome Gesù. Questi sarà grande e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo e il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà sulla casa di Giacobbe in eterno, e il suo regno non avrà fine».
E Maria, che già ha consacrato la sua verginità a Dio, non comprendendo ciò, dice all’Angelo: «Come avverrà questo se io non conosco uomo?». Rispondendo l’Angelo le dice: «Lo Spirito Santo verrà in te e la virtù dell’Altissimo ti adombrerà. Per questo quello che nascerà da te sarà santo e sarà chiamato figlio dell’Altissimo… poiché nulla è impossibile a Dio». E Maria dice: «Ecco la serva del Signore, sia fatto di me secondo la tua parole». E l’Angelo si parte da lei.
In quel momento il Figlio di Dio scese in lei, prese carne e pur rimanendo vero Dio, cominciò ad essere anche vero uomo, per poi un giorno patire e morire, a fine di salvarci riaprendoci il Paradiso e meritandoci le grazie per bene operare.
Fonte www.santodelgiorno.it
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