In una dichiarazione pubblicata al termine della loro riunione che si è tenuta ieri a Bkerké (località libanese a 25 km a nord di Beirut), i patriarchi e i Capi delle Chiese orientali denunciano “i crimini contro l’umanità” commessi dallo Stato islamico in Iraq (Daech, in arabo) “contro i cristiani, gli yazidi e le altre minoranze”.
I patriarchi – riporta l’agenzia Fides – sottolineano che la presenza cristiana è minacciata in diversi Paesi, in particolare in Egitto, Siria e Iraq. “I cristiani di questi Paesi sono vittime di aggressioni e di crimini odiosi, che li spingono ad emigrare a forza dai loro Paesi, dove sono cittadini originari da più di mille anni. Le società islamiche e arabe sono così private di una ricchezza umana, culturale, scientifica, economica e nazionale importante” afferma il documento..
I patriarchi ricordano la “grande catastrofe che si è abbattuta adesso sui cristiani dell’Iraq, su quelli di Mosul e dei 13 villaggi della piana di Ninive, così come sugli yazidi e sulle altre minoranze”. Dopo aver spinto all’esodo 120.000 persone, il Daech ha violato chiese, moschee e santuari, e ha demolito le abitazioni abbandonate da coloro che sono stati costretti a rifugiarsi nelle aree curde di Erbil (che accoglie 60.000 persone) e di Dohouk (che accoglie circa 50.000 persone).
Nel ringraziare coloro che offrono assistenza umanitaria agli sfollati, i patriarchi chiedono un intervento deciso per fermare le “azioni criminali” del Daech. Si chiede in particolare alle istituzioni islamiche di pronunciarsi contro il Daech e gruppi simili, che con le loro azioni “danneggiano considerevolmente l’immagine dell’Islam nel mondo”.
Al termine della riunione i patriarchi e i Capi delle Chiese orientali hanno incontrato mons. Gabriele Caccia, nunzio apostolico a Beirut, e gli ambasciatori di Stati Uniti, Russia e Gran Bretagna, oltre al rappresentante personale del Segretario generale dell’Onu in Libano, e ai primi Consiglieri dell’ambasciata di Francia e di Cina.