E’ Gesù la “scoperta fondamentale che può dare una svolta decisiva alla nostra vita riempiendola di significato”. E’ Lui il “tesoro nascosto”, Lui “la perla di grande valore” di cui parla il Vangelo di questa ultima domenica di luglio. Papa Francesco lo spiega ai fedeli raccolti in una assolata Piazza S. Pietro per la recita dell’Angelus, indicando nella “ricerca” e nel “sacrificio” le due caratteristiche che ci permettono di raggiungere il Regno di Dio che, proprio nella persona di Gesù, si fa presente.
Le parabole che il tredicesimo capitolo del Vangelo di Matteo dedica oggi ancora al Regno dei cieli, hanno come protagonisti un “contadino che casualmente si imbatte in un tesoro nascosto nel campo dove sta lavorando” e “un mercante di perle preziose” che da “esperto conoscitore” è alla ricerca di perle preziose e ne “individua una di grande valore”. Entrambi, fa notare il Papa, puntano tutto su queste scoperte inaspettate pur di possederle.
L’atteggiamento della ricerca è dunque la “condizione essenziale per trovare”.Il “Regno di Dio” afferma il Papa “è offerto a tutti, è un dono, è un regalo, è grazia, ma non è messo a disposizione su un piatto d’argento, richiede dinamismo: si tratta di cercare, camminare e darsi da fare”. Bisogna dunque che “il cuore bruci dal desiderio di raggiungere il bene prezioso” che è Gesù. Ma non basta: occorre anche il “sacrificio”.
Infatti davanti ad un’occasione unica, spiega il Papa riferendosi ancora alla pagina evangelica odierna, sia il contadino che il mercante “vendono tutto quello che possiedono”. La valutazione del “valore inestimabile del tesoro” implica dunque anche “sacrificio, distacchi e rinunce”. Ciò significa, nella riflessione del Pontefice, “che quando abbiamo trovato il Signore occorre non lasciare sterile questa scoperta, ma sacrificare ad essa ogni cosa”.
Allo stesso tempo, e il Papa lo sottolinea ampiamente,“porre Gesù al primo posto”,” porre la Grazia al primo posto”, non significa “privazione” o “disprezzo di tutto il resto”, significa bensì “trovare la gioia piena che solo il Signore può donare”. E’ la “gioia evangelica dei malati guariti; dei peccatori perdonati; del ladrone a cui si apre la porta del paradiso”; è la gioia di “ognuno di noi che scopre la vicinanza e la presenza consolante di Gesù nella vita”, una presenza che “trasforma il cuore e ci apre alle necessità e all’accoglienza dei fratelli”, specie i più deboli.
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L’esortazione conclusiva dunque del Papa in questa domenica è a saper essere “testimoni con parole e gesti quotidiani della gioia di aver trovato il tesoro del Regno di Dio”, cioè “l’amore che il Padre ci ha donato mediante Gesù”.