Ideato dalla Caritas Manila, il progetto di ricostruzione è partito all’inizio del 2014 e mirava a restituire alla comunità almeno trentotto chiese e cappelle danneggiate. Padre Luego annuncia che l’intenzione è quella di completare l’opera nell’arcidiocesi di Palo e nelle diocesi di Borongan e Calbayog prima del novembre di quest’anno. In tempo cioè per la visita che Papa Francesco ha in programma nel Paese asiatico per il gennaio 2015. Visita nel corso della quale — come riferito anche dal cardinale arcivescovo di Manila, Luis Antonio G. Tagle — il Pontefice porterà «solidarietà e speranza a coloro che sono sopravvissuti al tifone». Quello per la ricostruzione dei luoghi di culto è del resto solo un tassello della grande iniziativa umanitaria messa in piedi delle istituzioni caritative della Chiesa cattolica nelle Filippine per venire incontro alle necessità della popolazione sconvolta da quello che l’Onu ha definito come il tifone più violento e distruttivo della storia del Paese, (6.200 morti, oltre 2.000 dispersi e 14 milioni di persone colpite).
La conferenza episcopale, che ha curato la distribuzione degli oltre 7,7 milioni di dollari di aiuti umanitari ricevuti, è attualmente impegnata nella ricostruzione nei territori di nove diocesi. Il tifone Yolanda, è bene ricordarlo, ha però solo accentuato una situazione sociale già fortemente critica. Un recente rapporto pubblicato dalla Banca asiatica di sviluppo (Adb) riferisce che, a causa dell’insicurezza alimentare, delle calamità naturali e della crisi economica, oltre sette milioni di filippini sono destinati ad aumentare il numero dei poveri del Paese. L’istituto di credito con base a Manila fa notare che l’attuale soglia di povertà oggi in uso (1,25 dollari) non è sufficiente per comprendere l’estensione della povertà nella regione.
L’istituto afferma che, prendendo in considerazione l’insicurezza alimentare e la vulnerabilità economica come misure di povertà, il numero dei poveri in Asia salirebbe a circa 1 miliardo e 750 milioni contro i 733 milioni stimati nel 2010. Nelle sole Filippine, circa 7.450.000 persone potrebbero scivolare nell’area della povertà: 1,5 milioni a causa del ciclone Yolanda, ai quali si aggiungono altri circa 4 milioni di sfollati che, secondo il rapporto Adb, restano ad «alto rischio». Il rapporto ritiene perciò che i governi, per poter meglio gestire la vulnerabilità dovuta a catastrofi naturali, dovrebbero investire in sistemi di allerta sempre più precisi così da ridurre i danni.
L’Osservatore Romano, 27 agosto 2014.
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