Un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato». All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui» (Gv 11,1-10).
Il miracolo
Il miracolo di oggi ci testimonia come è onnipotente Gesù. La sua è una parola di vita e di risurrezione anche sulla morte. Lazzaro che giace ormai da quattro giorni nel sepolcro è vera immagine della nostra umanità morta alla vera vita. Tutte le nostre scelte, spesso, sono di morte non di vita. Noi non siamo profumo di vita per i nostri fratelli, ma vero odore di morte. O forse siamo così abituati all’odore di morte che non lo sentiamo più? Quanti fratelli e figli migranti devono ancora morire affinchè si possa intervenire seriamente? Quante stragi ancora devono succedere prima di finirla una volte per tutte con ogni forma di sciacallaggio politico? Sono domande serie e sono domande che ci devono interrogare e far riflettere.
Sono queste le società e le civiltà da compiangere: quelle dell’opulenza. Sono società con il germe dell’autodistruzione. Quelle della povertà sono misere, afflitte, ma in loro vi è sempre un principio di vita che le rigenera e le rende madre di altra vita. Quando il povero è con Dio, Dio diviene la vita del povero. Il povero sta male quando diviene ricco di se stesso. Per questo Gesù chiede a tutti i poveri della terra di rimanere poveri, ma con Dio, non senza di Lui. Poveri in Lui e per Lui, non fuori di Lui. Poveri lontani dai vizi che sono il frutto della società del benessere.
Quando sia il povero che il ricco sono nella morte spirituale, perché ancora non si sono lasciati risuscitare da Gesù Signore alla nuova vita, a quella evangelica, spirituale, secondo Dio, è necessario che lo si mandi a chiamare come fanno Maria e Marta che sono sorelle di Lazzaro. Gesù va chiamato. Va invitato. Va fatto venire presso la nostra tomba. Se Lui non viene nessuno ci potrà mai riportare in vita e noi ci dissolviamo nel nostro sepolcro umano. Chi deve chiamare Gesù presso la tomba dell’umanità è ogni suo discepolo. È lui il mediatore costituito da Gesù Signore. Se lui non interviene, Gesù mai potrà venire e l’umanità sempre giacerà nella morte.
Oggi il cristiano si lamenta, denuncia, grida a proposito e a sproposito, vorrebbe una umanità nuova, senza né morte e né sepolcro, ma non chiama Gesù perché venga con tutta la sua potenza di amore, verità, giustizia, con la forza del suo Santo Spirito per risuscitare quanti giacciono nei sepolcri e nell’ombra della morte. È il cristiano oggi il vero profeta di Dio che deve chiamare Cristo Signore perché metta in vita tutte le ossa che sono nella valle.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, convinci ogni cristiano è solo Cristo porta risurrezione nella nostra valle della morte. Angeli e Santi di Dio, dite ad ogni discepolo di Gesù qual è la sua vera missione. Lui è stato costituito perché porti Cristo sulla terra per la risurrezione a vita nuova di ogni uomo.
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Don Francesco Cristofaro
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