Tutto è iniziato con quel semplice «buonasera» con il quale il neopapa Jorge Mario Bergoglio il 13 marzo 2013, in piazza San Pietro, ha dato avvio al pontificato dalla loggia della Basilica vaticana, avvicinando improvvisamente la Chiesa cattolica a coloro che non riuscivano a dirsi parte di essa.
Da allora sono iniziati quattro anni di attività intensa e rivoluzionaria. Che stanno provando a cambiare le sorti della Chiesa mondiale.
MESSAGGI CONTROCORRENTE
Nei primi due anni Papa Francesco si è distinto tra riforme e messaggi “rivoluzionari” spesso controcorrenti. Come il monito lanciato alla Sacra Rota: «I processi matrimoniali siano gratuiti». Oppure «I cattolici facciano figli ma non come conigli», la risposta del Pontefice ad una domanda sull’Enciclica “Humanae vitae” di Paolo VI che proibì la contraccezione.
LOTTA ALLA PEDOFILIA
Poi la dura presa di posizione contro la pedofilia. Ha incontrato alcune vittime di abusi e ha istituito una Commissione «con lo scopo di offrire proposte e iniziative orientate a migliorare le norme e le procedure per la protezione di tutti i minori e degli adulti vulnerabili». «Non c’è posto nel ministero per coloro che abusano dei minori» ha ribadito Papa Francesco in una Lettera ai presidenti delle Conferenze Episcopali e ai superiori degli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica.
IL SINODO E LE RIFORME
Con il Sinodo straordinario ha voluto affrontare le maggiori sfide legate alle famiglia: divorziati risposati, coppie gay, violenza sulle donne e i bambini, povertà e esclusione sociale. Temi nati anche dal questionario chiesto dal Papa a tutto il popolo di Dio, e poi dibattuto dai vescovi.
I lavori del Sinodo sono andati di pari passo con il procedere della riforma economico finanziaria – nuove norme, creazione della Commissione per l’economia e del segretariato per l’economia – e con i lavori del Consiglio dei nove cardinali per la riforma della Curia.
LA MISERICORDIA
Il terzo anno sarò ricordato per la Misericordia di Dio. Un amore senza misura che il Papa ha testimoniato in ogni momento: dagli eventi in mondovisione come il discorso all’Onu o l’avvio del Giubileo a quelli intimi, negati agli occhi delle telecamere, come gli incontri con i carcerati e i tossicodipendenti.
L’INDIZIONE DEL GIUBILEO
Alla Misericordia ha voluto dedicare il suo primo Angelus da Pontefice, Misericordia è tra le parole che più ricorrono nelle omelie mattutine a Casa Santa Marta. Segnali sul bordo di una strada che ha portato a quell’annuncio, traguardo sorprendente ma al tempo stesso quasi atteso:
“Ho deciso di indire un Giubileo straordinario che abbia al suo centro la misericordia di Dio. Sarà un Anno Santo della Misericordia. Lo vogliamo vivere alla luce della parole del Signore: ‘Siate misericordiosi come il Padre’” (13 marzo 2015, Basilica di San Pietro)
LA DIPLOMAZIA
Grazie a Francesco, la misericordia diventa anche il codice inedito di una diplomazia che il Pontefice mette in campo per risolvere conflitti, avviare dinamiche di pace, far incontrare chi da troppo tempo ormai non si stringeva più la mano. Il pensiero va immediatamente a Cuba e Stati Uniti, alla Colombia e al Centrafrica dove, con la sua visita audace, Francesco pianta semi di riconciliazione che frutteranno già nei giorni successivi al ritorno a Roma.
Il segno più straordinario della misericordia divina, una vera sorpresa di Dio di questo terzo anno di Pontificato, è però l’incontro con il Patriarca ortodosso Kirill. Incontro tra fratelli in Cristo, come Francesco stesso racconterà con parole emozionate poche ore dopo sull’aereo che da Cuba lo conduce in Messico.
LAUDATO SI’
Il terzo anno di Pontificato è anche l’anno della Laudato si’. Un’Enciclica che, inserendosi nel solco della Dottrina Sociale, indica l’urgenza della cura del Creato, non solo un monito ecologista.
L’OPPOSIZIONE INTERNA
Il quarto anno, che si conclude lunedì 13 marzo con l’anniversario della “fumata bianca” in Piazza San Pietro, è quello in cui sono più venute allo scoperto le opposizioni alle riforme del Papa.
Ed è stato l’atto d’inizio di quella delicatissima – e decisiva – fase in cui si misurerà quanto l’innovazione, per non dire la “rivoluzione” portata dal Pontefice, ormai ottantenne, riuscirà ad attecchire nel profondo, non solo nelle gerarchie cattoliche, dove tuttora sì annidano le maggiori resistenze, ma in tutta la comunità ecclesiale. Un altro banco di prova dopo il caso dei file rubati di Vatileaks.
L’AMORIS LAETITIA
Il vero momento di svolta per quanto riguarda l’atteggiamento, ormai non più soltanto strisciante, della “fronda” anti-Bergoglio è stata la pubblicazione, l’8 aprile di un anno fa – nel pieno del Giubileo straordinario della Misericordia – dell’esortazione apostolica “Amoris Laetitia”, in cui Francesco ha elaborato le sue conclusioni a partire dai due Sinodi da lui convocati sulla pastorale familiare. E in cui ha sancito la sua apertura sulla “vexata quaestio” dei sacramenti ai divorziati risposati, rimuovendo nella prassi pastorale il vecchio divieto e affidando ai vescovi, in rapporto con i confessori, la possibilità di decidere caso per caso attraverso il necessario “discernimento” e “accompagnamento”, nel segno dell’accoglienza e, appunto, della misericordia.
LE POLEMICHE SUI “DUBIA”
Un’innovazione contro cui s’erano battuti, prima, durante e dopo i due Sinodi, i cardinali e vescovi più conservatori, e che ha portato allo scatenarsi di una vera e propria battaglia da parte di siti e blog tradizionalisti, allarmatissimi nel denunciare la “confusione” e lo “smarrimento” in cui sarebbero caduti i fedeli e i sacerdoti in tutto il mondo. Fino all’aperta opposizione di quattro anziani cardinali (Raymond Burke, Carlo Caffarra, Walter Brandmueller e Joachim Meisner) che hanno scritto nel settembre scorso al Papa i loro “dubia” su quelli che ritenevano attentati alla dottrina cattolica (soprattutto la possibilità che ricevessero la comunione coppie di risposati senza l’obbligo della continenza sessuale), senza però ricevere da lui alcuna risposta.
DALLA SVEZIA ALL’EGITTO
Nonostante le opposizioni, nonostante i manifesti anonimi che lo hanno preso di mira a Roma, nonostante le critiche, o le tesi sull’esistenza di “due Papi”, Francesco va avanti sulla sua strada: segna momenti storici come la partecipazione a Lund, in Svezia, alle celebrazioni per i 500 anni della Riforma (anche la ‘riabilitazione’ di Lutero gli ha attirato violenti attacchi), ricuce i rapporti con l’università sunnita di Al-Azhar, in Egitto, spinge ancora per l’attuazione della riforma economica, per una Curia sempre più sobria, per una lotta senza quartiere verso gli abusi sessuali e chi li copre.
Ma anche qui, le recenti dimissioni della ex vittima Marine Collins dalla Commissione pontificia anti-pedofilia, hanno clamorosamente dimostrato che dentro e fuori le mura vaticane Bergoglio ha ancora tanto lavoro da fare.
Bergoglio da sempre è devoto alla Madonna. Sin dalla sua elezione ha fatto visita all’icona mariana nella Basilica di Santa Maria Maggiore alla partenza e al ritorno di ogni suo viaggio apostolico. «Il Papa mi comunicò – a dichiarato il cardinale Santos Abril y Castelló – la sua intenzione di visitare la Basilica di Santa Maria Maggiore appena un’ora dopo la sua elezione, mentre eravamo a cena. E devo dire che questa richiesta non mi colse di sorpresa perché ne conoscevo da tempo la forte devozione mariana e in particolare a Maria Salus Populi Romani».
IL GRAZIE DELLA CHIESA ITALIANA
“Ringraziamento e preghiera”. Così la Presidenza della Conferenza episcopale italiana si rivolge a Papa Francesco per il quarto anniversario dell’elezione al soglio pontificio. “In questi quattro anni – si legge nel messaggio di auguri -, guardando alla Sua persona, siamo cresciuti nella consapevolezza della nostra vocazione cristiana, sacerdotale ed episcopale”. In occasione della ricorrenza, i vescovi italiani porgono “quattro grazie” al Papa: “Grazie per aver posto al centro del Suo pontificato quella Misericordia, che a noi viene incontro nel volto di Gesù Cristo. Grazie per il Suo esempio, fatto di semplicità e vicinanza, attraverso il quale trasmette al mondo la verità del messaggio evangelico.
Grazie per le Sue instancabili esortazioni a non lasciarsi trascinare in una cultura dell’indifferenza e della disperazione, ma a vivere una prossimità animata da fiducia e speranza. Grazie, infine, Santità, per la Sua incessante richiesta di preghiera, strumento di benedizione e di beneficio spirituale per tutti”.
Fonti: www.sanfrancescopatronoditalia.it/ AgenziaSir