“Si vanno affermando nuove e più aggressive forme di estremismo e fanatismo che rischiano di investire territori di ‘Stati falliti’ e insediarsi a ridosso dei confini dell’Europa e dell’Italia“. Così il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, intervenendo al Quirinale nella Giornata delle Forze Armate. In particolare si fa riferimento alla “catastrofica deriva della Libia” e alla “conflittualità esasperata in Iraq e Siria“. Prima, il Capo dello Stato aveva prima reso omaggio ai caduti di tutte le guerre all’altare della Patria e conferito le onorificenze. Il servizio di Debora Donnini per la Radio Vaticana:
4 novembre: nel giorno in cui si rende omaggio ai caduti di tutte le guerre, al Quirinale il Presidente Napolitano parla della minaccia rappresentata da “nuove e più aggressive forme di estremismo e di fanatismo”, in un quadro internazionale che mostra tensioni crescenti. Per Napolitano si tratta di una minaccia anche militare, che bisogna essere pronti a contrastare assieme a Unione Europea e Nato. Sotto la spinta esterna dell’estremismo e quella interna dell’antagonismo, vi è il rischio che prendano corpo “violenze di intensità forse mai viste prima”. No, dunque, alla riduzione dello strumento militare. “Da parte di ogni Paese membro della Nato – ha detto Napolitano – si deve essere seri nel prendere decisioni che non possono mai avallare visioni ingenue” di perdita di importanza dello strumento militare. Prima, all’Altare della Patria, con il cielo solcato, come di consueto, dalle Frecce tricolori il Capo dello Stato aveva dato il via alle celebrazioni deponendo una corona d’alloro al Milite Ignoto, in omaggio ai caduti di guerra. Presenti alla cerimonia i presidenti di Camera e Senato e il premier Matteo Renzi, il ministro della Difesa Roberta Pinotti, altre autorità militari e civili. Sul significato di questa ricorrenza al microfono di Luca Collodi, l’ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, Capo di Stato maggiore della Difesa:
“La Prima, come anche poi la Seconda Guerra Mondiale e la tragedia della ex-Jugoslavia, ci ricordano che la pace non è un dividendo che si conquista e si mantiene da solo: va alimentata, va preservata con grande attenzione. Quindi il nostro ruolo, partendo dalla tragedia della Prima Guerra Mondiale, vuole essere proprio quello di muoversi verso un’Europa unita, anche in una politica di sicurezza e difesa, e muoversi verso Forze armate che siano in grado di garantire stabilità e sicurezza, aspetti fondamentali per qualunque convivenza pacifica e qualunque sviluppo economico”.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana