Impariamo da questo grande santo ad abbandonare la nostra vita nelle mani di Dio
SAN GIUSEPPE – Sposo di colei che sarebbe stata Madre del Verbo fatto carne, Giuseppe è stato prescelto come “guardiano della parola”. Eppure non ci è giunta nessuna sua parola: ha servito in silenzio, obbedendo al Verbo, a lui rivelato dagli angeli in sogno, e, in seguito, nella realtà, dalle parole e dalla vita stessa di Gesù.
Anche il suo consenso, come quello di Maria, esigeva una totale sottomissione dello spirito e della volontà. Giuseppe ha creduto a quello che Dio ha detto; ha fatto quello che Dio ha detto. La sua vocazione è stata di dare a Gesù tutto ciò che può dare un padre umano: l’amore, la protezione, il nome, una casa. (Fonte lachiesa.it)
Impariamo da lui ad abbandonarci alla volontà di Dio anche se a volte, umanamente, è molto difficile. Anche se fa male. Dio nulla toglie, ma dona. Dona sempre.
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Potete bere il calice che io berrò?
Egli fu l’Uomo che andò a cercare la perla perduta.
Il racconto della perla perduta raccontato da Gesù si addice bene all’umanità.
La perla è Dio, somma preziosità nella vita dell’uomo. Bene insopprimibile e indispensabile. Perdere Dio significa andare smarriti e naufraghi nel cammino di tutta l’esistenza. Non si può vivere senza di lui ed ogni cosa perde il suo valore. Chi avesse perduto o trascurato Dio nella propria esistenza deve subito mettersi alla ricerca se non vuole consumare nell’ignominia i suoi giorni.
Ma a differenza dei racconti evangelici le parti si invertono. L’uomo che ha perduto la perla preziosa sembra che rimanga indifferente. È come se fosse contento della banalità e della ignavia della sua vita. Diventa insensibile a Dio!
Nella storia di Gesù si può leggere un capovolgimento di situazioni. E’ Gesù, la vera perla dell’esistenza, che invece si mette alla ricerca di chi l’ha perduto. La Scrittura ci parla di lui che, buon pastore, lascia le novantanove pecore al sicuro e si mette in cerca della pecora perduta. La Scrittura ci parla del Padre che, fin dal primo momento in cui il figlio si è allontanato dalla casa, si pone in attesa del suo ritorno e, al ritorno, fa festa.
Dio fa festa per la pecora ritrovata, per il figlio riavuto, per colui che si converte e ritorna a casa. All’uomo che ha sciupato tutti i beni viene riconsegnata la perla preziosa dell’amicizia e dell’amore di Dio.
Dio fa festa. Non fa festa per sé. Fa festa per l’uomo. Una festa straordinaria: viene sacrificato l’Agnello, il vero Figlio di Dio.
L’unica soluzione giusta è quella del mettersi subito alla ricerca del Figlio venuto a casa nostra e che abbiamo dimenticato, ignorato, trascurato e lasciato al di fuori della nostra esistenza.
Mi alzerò, oggi, e mi allontanerò da tutti i miei compromessi per venire a ricercare solo Te, Gesù, mio Dio.
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