Francesco vuole un Anno santo “decentrato” e ogni Chiesa locale lo celebrerà nella sua cattedrale e nei santuari. Eppure si attendono tantissimi pellegrini anche a Roma. II Giubileo della misericordia, annunciato a sorpresa lo scorso marzo da papa Francesco, ha preso in contropiede un po’ tutti.
E ha chiesto di pensare nuove strade e tempi diversi per la preparazione, tenendo insieme i sentieri millenari del pellegrinaggio e i tempi accelerati di chi vive in rete. Da don Mario Lusek, direttore dell’Ufficio della Chiesa italiana che si occupa della pastorale del tempo libero, del turismo (e anche dello sport), cerchiamo di capire cosa si sta muovendo tra le diocesi e la capitale in vista del Giubileo. «Il nostro Ufficio», spiega il sacerdote, «è coinvolto attraverso i contatti costanti con la cabina di regia indicata dal Papa, cioè il Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, che sta elaborando le proposte e le forme di coinvolgimento delle diocesi. Mi sembra importante far notare che il primo evento, dopo l’apertura delle Porte sante, è proprio il Giubileo degli operatori dei santuari e dei pellegrinaggi (19-21 gennaio 2016): il pellegrinaggio è il centro di ogni evento giubilare».
Le diocesi come si stanno organizzando?
«Ogni diocesi aprirà la sua Porta santa nelle cattedrali e nei santuari più significativi scelti dal vescovo locale. Con questo decentramento le diocesi diventano protagoniste anche della valorizzazione degli itinerari religiosi che ci sono in loco e che conducono ai luoghi giubilari: percorsi, sentieri, itinerari di arte e fede. Saranno privilegiati i pellegrinaggi parrocchiali, gli eventi di carattere diocesano, l’annuncio della misericordia, il sacramento della Riconciliazione e la carità espressa nelle opere di misericordia. Il calendario ufficiale del Giubileo a Roma ha eventi significativi ma limitati, non per tutte le categorie, che invece saranno promossi a livello locale. Stiamo raccogliendo le diverse richieste che ci vengono dalla base: in questo momento la maggior parte riguardano i pellegrinaggi a piedi da parte di gruppi parrocchiali, come quello delle parrocchie di Rivoli (Torino), che hanno in mente in agosto di fare 30 giorni di pellegrinaggio fino a Roma, sulla Via Francigena. Sono un centinaio di persone intorno al parroco don Andrea».
Quante saranno le Porte sante aperte nelle diocesi?
«In Italia ci sono 226 diocesi e tutte apriranno delle “Porte della misericordia”: alcune indicano anche dei santuari, altre diocesi solo la chiesa cattedrale. Il numero preciso dei santuari non lo sappiamo ancora, ma prevediamo che siano più di 400 le chiese “giubilari” italiane. Ciò che conta non è il numero, ma la simbologia che la Porta assume: segno di Gesù “porta” delle pecore, porta di accoglienza, di salvezza, porta di una Chiesa che si apre sui bisogni e sulle fragilità umane. Bisognerà evidenziare che le Porte sante si chiuderanno al termine del Giubileo, ma resterà sempre aperta la porta di ogni cuore riconciliato e perdonato verso le sofferenze dell’uomo e la sua sete di assoluto».
La Via Francigena sarà privilegiata. Ma in che condizioni di manutenzione si trova? E che tipo di assistenza offrirete a chi la percorre?
«Pensi che proprio sulla Francigena la Confraternita di Santiago di Compostela di Perugia porta in pellegrinaggio un gruppo di detenuti autorizzati! Molte regioni la stanno attrezzando e stanno investendo risorse. Ci sono punti critici, dove la viabilità non è garantita e la segnaletica è precaria. È una situazione cronica. Noi curiamo l’aspetto religioso e l’accoglienza semplice, sobria, essenziale sulla via. Abbiamo già un lungo elenco di case e luoghi attivati per questa ospitalità pubblicati sul sito dell’associazione Ad limina Petri, promossa dal nostro Ufficio (www.adliminapetri.org), un’associazione che riunisce le 27 diocesi lungo il percorso della Via Francigena e i rappresentanti di diverse associazioni cristiane che si occupano di pellegrinaggio. È nata per far sì che l’ente pubblico avesse un interlocutore unitario e per marcare il territorio con una presenza ecclesiale di servizio al pellegrino».
Di cosa si occupa?
«Curiamo così il censimento degli ospitali e l’aggiornamento dei servizi, incoraggiamo il riutilizzo di ex canoniche o antichi ospitali, favoriamo la messa in rete degli stessi attraverso l’installazione di pannelli informativi e sussidi per la liturgia e la spiritualità del pellegrino. Sta funzionando! Per il Giubileo formeremo degli accompagnatori di pellegrinaggio a piedi, persone che vogliono farlo per la prima volta. E poi l’associazione gestirà tre percorsi-segno, con gruppi di 20-25 persone, e si rende disponibile a favorire la programmazione da parte di parrocchie, gruppi e associazioni. C’è davvero un gran fermento».
E una volta arrivati a Roma?
«Per passare la Porta santa a San Pietro è obbligatoria la prenotazione preventiva on line, operativa dai primi di novembre, sul sito www.im.va. Serve a organizzare i flussi dei pellegrini, garantirne la sicurezza, consentire di vivere il pellegrinaggio con lo spirito giusto. I pellegrini compiranno un tratto di strada a piedi da Castel Sant’Angelo per via della Conciliazione, piazza Pio XII e piazza San Pietro su un percorso riservato. Ci saranno poi punti informativi nei pressi di Castel sant’Angelo anche per chi non ha fatto la prenotazione on line e altri punti informativi sia nelle stazioni che negli aeroporti. Ci saranno poi i percorsi dei pellegrini dalle altre chiese giubilari (oltre le basiliche maggiori di Roma, le altre che formano l’itinerario delle 7 chiese, tradizionale pellegrinaggio inventato da san Filippo Neri, ma anche il santuario del Divino Amore e la chiesa di Santo Spirito in Sassia, comunemente nota come santuario della Divina Misericordia). Nei pressi di via della Conciliazione in tre chiese (San Salvatore in Lauro, Santa Maria in Vallicella detta Chiesa Nuova e San Giovanni Battista dei Fiorentini) sarà assicurata la presenza costante di confessori di varie lingue e la possibilità dell’Adorazione eucaristica prima di raggiungere la Porta santa. Anche per i disabili ci sarà un’attenzione particolare che avrà il suo culmine il 12 giugno con il Giubileo degli ammalati e delle persone disabili presieduto da papa Francesco».
Che numeri si prevedono?
«Il successo dell’Expo di Milano, che ha consacrato il sistema di accoglienza italiano, fa presagire un analogo coinvolgimento. Il decentramento di questo Giubileo si dice che può non incentivare il pellegrinaggio a Roma. Ma il fascino della città e soprattutto il carisma di papa Francesco, nonché lo stesso tema della “misericordia”, favorirà ancora di più la venuta a Roma. Comunque molto si muove a livello di regioni pastorali: la rete dei nostri collaboratori è formata da commissioni regionali con un vescovo delegato e dagli incaricati diocesani che seguono e cercano di coordinare le diocesi secondo le indicazioni dei rispettivi vescovi. C’è larga autonomia, in fondo questo è il Giubileo “delle prime volte”. E questo costringe anche a ripensare forme e modalità dell’accoglienza al pellegrino giubilare e a fare distinzioni precise con il turismo religioso».
Su quest’ultimo fronte cosa c’è di nuovo?
«Nuove forme di accoglienza differenziate e innovative. Sembrerebbe improprio collegare la misericordia al mercato e invece è possibile che una struttura alberghiera diventi luogo di accoglienza per chi è pellegrino fragile e povero. Da questa convinzione è nato il progetto “Ospitalità misericordiosa”, lo slogan con cui da uno dei siti internet che collabora con il nostro Ufficio (www.ospitalita religiosa.it) chiediamo a tutte le strutture ricettive, non solo cattoliche, di mettere a disposizione nell’ambito giubilare almeno una camera per questo tipo di accoglienza. Una parrocchia che per esempio ha delle persone che non possono pagare l’alloggio potrebbe offrire il viaggio e, sul portale del progetto, coordinato da Fabio Rocchi, trova come e dove chiedere ospitalità gratuita. C’è tutto un disciplinare organizzativo reperibile nel sito. In una settimana abbiamo già avuto diecimila notti a disposizione. Nel frattempo è stato anche richiesto formalmente alle organizzazioni alberghiere nazionali di aderire a questo progetto, che poi vorremmo proseguisse anche dopo il Giubileo».
Redazione Papaboys (Fonte www.credere.it/Vittoria Prisciandaro)