Sentiamolo nell’intervista di archivio di Marina Tomarro della Radio Vaticana:
R. – Era molto vicino a noi, ci spingeva veramente ad una vita spirituale seria e condivisa in una comunità di fratelli, di amici, dove c’era anche il momento del divertimento, però spinti a comunicare il Vangelo soprattutto ai più poveri e a farci carico di loro. Per me sono stati anni molto intensi, anni che ricordo sempre e che mi hanno dato una prospettiva sia per la mia vita spirituale sia per la mia vita di studi e di insegnamento.
D. – Ha un ricordo particolare del futuro Papa Francesco che ha conservato nel cuore?
R. – Sì, i tanti momenti in cui portavamo, dall’incontro con la gente, i problemi che non sapevamo come affrontare e trovavamo in lui qualcuno con cui condividerli. Ci sosteneva in questo impegno e ci dava dei mezzi per far fronte a tutto questo.
D. – Papa Francesco è stato nominato Personaggio dell’Anno dalla rivista “Time”. Che cosa vuol dire per voi? Come è stata accolta la notizia?
R. – Bene. Mi auguro che questo serva veramente al suo ministero. Ho conosciuto un padre Bergoglio che sfuggiva ai mezzi di comunicazione, alla notorietà. Il suo era un ministero molto nascosto e adesso, senza cercarlo, si trova di fronte ad un mondo che – penso – abbia bisogno di una figura di questo tipo, di un messaggio così chiaro e così radicale che è il Vangelo.
Anche un altro presbitero, don Giuseppe Conforti, della diocesi di Roma, vice-parroco alla parrocchia di San Policarpo, ha conosciuto Papa Francesco che lo ha ordinato sacerdote, assieme ad altri 9, il 21 aprile scorso. Quel giorno, nell’omelia, Papa Francesco ha ricordato cosa significhi essere sacerdote: “Siete pastori, non funzionari (…) Abbiate sempre davanti agli occhi – ha detto – l’esempio del Buon Pastore, che non è venuto per essere servito, ma per servire, e per cercare di salvare ciò che era perduto”. Prima della Messa, il Santo Padre si è recato in sacrestia per pregare insieme agli ordinandi raccomandandoli alla Madonna. Così usava fare, a Buenos Aires, in occasione delle ordinazioni. Debora Donnini
ha chiesto a don Giuseppe Conforti quali ricordi abbia di quell’incontro, quella mattina, e cosa il Papa ha detto loro:R. – Di essere felice per questo grande dono di Dio. Poi abbiamo fatto una preghiera insieme. Abbiamo pregato Maria. Per noi è stato bello, perché non ci aspettavamo questo tipo di incontro. Anche se tutti eravamo emozionati.
D. – Il Papa, quando vi ha incontrato prima della Messa, cosa vi ha raccomandato di fare come sacerdoti?
R. – Più che altro ha voluto un contatto diretto con noi. Ci ha detto di pregare Maria e poi ci ha detto all’incirca così: “Mi raccomando, sappiate che questo dono che vi ha fatto Dio è un grande dono!” Probabilmente è il dono più grande che Dio possa fare ad un uomo.
D. – Il Papa, nei suoi discorsi, ha invitato i sacerdoti ad essere presbiteri “con l’odore delle pecore”, a stare cioè in mezzo alla gente, sottolineando anche che “un prete non è prete per se stesso, ma è per il popolo”. Queste parole di Papa Francesco sono risuonate nella sua vita?
R. – Sì, sì! L’ho sperimentato incontrando le persone negli otto anni di seminario. Ho capito che questa gente aveva bisogno del sacerdote, perché aveva bisogno di essere consolata, aveva bisogno di sperare, di gioire, di non sentirsi mai sola e di credere nell’amore di un Padre. E’ lì che io ho detto: “Voglio essere un pastore tra la gente”. Un pastore – come dice il Santo Padre – che “deve odorare di pecora”, perché ti devi sporcare le mani.
D. – Un altro tema che Papa Francesco mette in risalto è quello della misericordia. Papa Francesco sottolinea che non bisogna essere preti rigoristi o lassisti. Per lui, il prete misericordioso è quello che dice la verità, ma aggiunge: “Non spaventarti, il Dio buono ci aspetta. Andiamo insieme”. Questo è un aspetto che risuona nella sua vocazione di sacerdote?
R. – Tantissimo. Io ho scoperto, in questi circa 8 mesi di sacerdozio, che proprio con il Sacramento della Confessione noi riusciamo a formarci ancora di più, proprio nell’ascoltare la gente. Papa Francesco dice che non bisogna stancarsi mai di chiedere perdono a Dio, perché Lui non si stanca di perdonarci. Queste parole sono risuonate nella mia vita. Quando lui parla di misericordia, ci fa anche capire che con il penitente dobbiamo fare un cammino di accompagnamento.
D. – Un aspetto che Papa Francesco ha messo in luce nell’incontro con il clero romano – l’8 maggio scorso – è quello dell’essere innamorati di Gesù. Questo aspetto è importante per un sacerdote?
R. – Proprio ieri sera ho incontrato un amico di vecchia data, che non vedevo dal giorno della mia ordinazione e mi ha detto: “E’ incredibile, sono passati 8 mesi e sei sempre più innamorato di Cristo!”. E io gli ho risposto che un giorno vorrei gridare quelle parole di San Paolo: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me!”. A me basta guardare Papa Francesco per capire che è un uomo innamorato di Dio, un uomo che trasmette Dio agli altri. Quindi, trasmettendo Dio, io sono sicuro che la vita delle persone cambia, come è cambiata la mia vita incontrando Cristo!
Fonte: (Radio Vaticana)
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