Non ha avuto per ora nessun effetto neppure il siluramento, a metà gennaio, di tutti i vertici militari, sostituiti dal presidente nigeriano perché incapaci di fermare la furia di Boko Haram contro la minoranza cristiana del nord-est. L’offensiva lanciata in maggio per riportare sotto il controllo del governo gli Stati di Borno, Adamawa e Yobe, tutti e tre in stato di emergenza, non dà risultati. La dinamica del massacro di Izghe è stata simile a quella dell’attacco in cui quattro giorni fa erano state uccise una quarantina di persone. E il 27 gennaio la violenza integralista si era abbattuta su una chiesa – più di venti morti – e contro un altro villaggio, sempre nel nord-est. Sabato centinaia di abitanti della città di Bama, attaccata a più riprese, erano scappati verso Maiduguri per paura di un ennesimo raid. Ad essi si sono aggiunti ora i fuggiaschi di Izghe, che attraversano a piedi la boscaglia rischiando un nuovo massacro.
È di almeno 32 morti il bilancio di tre attentati sferrati dai miliziani di Boko Haram a Kano, nel nord-est della Nigeria, nel giorno in cui il presidente francese, Francois Hollande, è arrivato in visita nella capitale Abuja. Un “gran numero di miliziani di Boko Haram” ha preso di mira un college cristiano e uffici dell’amministrazione locale, ha riferito il presidente del governo del distretto, Maina Ularamu, sottolineando che gli uomini armati si sono divisi in tre gruppi per attaccare obiettivi diversi. Hollande, nel corso di una conferenza sulla sicurezza in occasione del centenario dell’unificazione della Nigeria, ha promesso il sostegno della Francia per contrastare il terrorismo. “La vostra lotta è la nostra lotta”, ha dichiarato il titolare dell’Eliseo, sottolineando che “la lotta al terrorismo è una lotta per la democrazia”.
Cinquecentosedici (516): tante sono le persone uccise in Nigeria da Boko Haram in neanche due mesi. Uomini, anziani, donne e bambini di cui nessuno parla, vittime di un gruppo islamista, il cui nome significa “L’educazione occidentale è peccato”,
che vuole trasformare il nord del paese in uno Stato islamico senza cristiani ma con la sharia. I miliziani colpiscono chiese, moschee, scuole, grandi città e piccoli villaggi, caserme ed edifici governativi. Come dichiarato dall’arcivescovo di Jos Ignatius Kaigama, «una volta i cristiani erano il loro obiettivo principale ma ora tutto rappresenta un obiettivo perché attaccano chiunque. Agiscono in modo indiscriminato ma hanno perso direzione e logica. Sono come impazziti. Non c’è altra ragione per continuare a uccidere». Ecco il resoconto, ordinato per data, di tutti gli attacchi portati a termine dall’inizio di gennaio dagli islamisti. Ecco il resoconto delle stragi:8 gennaio, villaggio di Kwankwaso (Kano). Uomini armati fanno irruzione nella moschea del villaggio al grido di Allah Akbar (“Dio è il più grande”) e sparano all’impazzata uccidendo tre uomini e ferendone altri 12. 14 gennaio, Maiduguri (Borno). Un’autobomba esplode davanti agli uffici della televisione di Stato, causando la morte di almeno 29 persone nell’epicentro della rivolta islamista. 19 gennaio, Alau Ngawo (Borno). Un gruppo di terroristi entra nel piccolo villaggio sparando all’impazzata e uccidendo almeno 18 persone. Gli islamisti incendiano anche la maggior parte delle case, dopo averle ricoperte di proiettili, mentre i superstiti hanno quasi tutti abbandonato le loro case per il timore di un nuovo attacco. 21 gennaio, Njaba (Borno). I guerriglieri di Boko Haram irrompono tra le case sparando in ogni direzione e uccidendo 10 persone. Altri cinque sono rimasti feriti. 26 gennaio, Waga Chakawa (Adamawa). I terroristi islamici sono arrivati su dei camion, hanno fatto irruzione in chiesa «verso la fine della messa» e l’hanno chiusa a chiave. Chi ha tentato di scappare «dalle finestre è stato raggiunto da colpi di arma da fuoco», gli altri «sono stati sgozzati uno a uno», secondo il racconto del vescovo di Yola Mamza Dami Stephen. Prima di lasciare il villaggio Boko Haram ha fatto esplodere delle bombe, bruciato la maggior parte delle case del villaggio preso in ostaggio molti residenti. In tutto sono morte almeno 45 persone. 27 gennaio, Kawuri (Borno). Gli islamisti fanno esplodere più di una bomba in diversi punti strategici del villaggio, compreso il mercato, sparano a case e moschee uccidendo almeno 85 persone e lasciando più di 50 feriti. 12 febbraio, Konduga (Borno). Travestiti da militari con divise ufficiali rubate all’esercito, gli uomini di Boko Haram attaccano il villaggio facendo fuoco sui civili e radendo al suolo il 70 per cento delle case e delle strutture. I terroristi lasciano il villaggio portando con sé 20 bambine come ostaggio dopo aver ucciso almeno 51 persone. 15 febbraio, Izghe (Borno). Uomini armati appartenenti a Boko Haram arrivano a bordo di camion e moto, costringono gli uomini a radunarsi in un punto del villaggio dove li massacrano a colpi di arma da fuoco e con coltelli e machete. Tra le almeno 106 vittime, in prevalenza cristiani, anche molti musulmani. 19 febbraio, Bama (Borno). Con l’obbiettivo di colpire al cuore le istituzioni cittadine, i militanti di Boko Haram aprono il fuoco nel corso della mattina contro una scuola, il palazzo di un leader tradizionale e un’università. Muoiono 97 persone. La notte precedente a Rapyem, villaggio nello stato del Plateau, un’azione per le strade del paese ha portato all’uccisione di 13 persone nel sonno, di cui 9 bambini. 25 febbraio, Buni Yadi (Yobe). Un commando di uomini armati fa irruzione alle due di notte in un collegio frequentato da studenti di età tra gli 11 e i 18 anni: alcuni vengono sgozzati, altri uccisi a colpi d’arma da fuoco. La scuola viene poi data alle fiamme: tra le ceneri vengono ritrovati i corpi di 59 persone, in prevalenza ragazzi. Sono tutti maschi: la loro colpa è stata quella di seguire una scuola che insegnava “all’occidentale”. a cura di Ornella Felici
* La fonte dell’articolo è tratta da: tempi.it
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