Il nostro Padre che è nei cieli è onnipotente ma, nello stesso tempo, è infinitamente misericordioso: il suo cuore è vicino alla nostra miseria. Quando Gesù ci parla della Divina provvidenza nel Vangelo, ci parla di un Padre amorevole, che con dedizione vede ogni più minimo dettaglio della nostra vita. “Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia. Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati; non abbiate dunque timore: voi valete più di molti passeri!” (Matteo 10:29-31).
Così come la fisica è la matematica applicata alla realtà, credo che la Divina provvidenza sia la misericordia Divina applicata alla nostra vita quotidiana. Ci sono delle volte in cui non pensi sia vero? Ti succede mai che ti costa farti carico di cosa significhi veramente tutto questo? A volte possiamo credere che “Dio si dimentica di noi” o che la sua Provvidenza non è accurata come volevamo. A me non succede molto spesso, ma non perché sono speciale né perché ho una fede che può smuovere le montagne. Ma solo per la mia storia:
Sono il minore di 12 fratelli e nascere ultimo in una famiglia molto grande non mi ha dato fede nella provvidenza. Si, avete letto bene, non ho fede. Ho la piena certezza che esiste ed agisce costantemente nella mia vita. Per crescere dodici figli – soprattutto negli ultimi 60 anni e nel mio paese, l’Argentina, che ha accumulato un’inflazione milionaria – non ci vuole fede, ci vuole la certezza piena che Dio ci assiste del continuo. Mio padre chiamava il suo metodo il “provvidenzialismo demenziale controllato”. “Provvidenzialismo” perché contavamo sulla Divina provvidenza. Non ci è mai mancato nulla ed eravamo dodici bocche da sfamare, vestire e istruire. Abbiamo passati dei momenti duri, ma non ci è mancato nulla. “Demenziale”, perché a volte mio padre ha fatto salti nel vuoto con una fiducia cieca nella provvidenza; sia per cose superflue o superficiali (come costruire una piscina molto grande nel giardino per poter invitare più amici, oppure andare tutti insieme in vacanza al mare) o cose molto importanti e necessarie, come ampliare l’enorme casa che abbiamo. E “controllato” perché questi salti nella fede non si sono verificati con troppa frequenza e inoltre abbiamo sempre pagato un debito prima di farne un altro.
Poi sono confluito nel movimento di Schoenstatt, di cui uno dei carismi distintivi è la “fede pratica nella Divina provvidenza”. Quando ho sentito questa frase, mi sono detto: “Questo movimento è per me”. E Così è stato. Padre Kentenich, fondatore del movimento di Schoenstatt, ha recitato una bella preghiera che sintetizza l’approccio di fiducia che dobbiamo avere in Maria:
“Confido nella tua bontà e nel tuo potere, come un figlio spero in queste cose. Oh Madre Ammirabile, in te e in tuo figlio credo e confido ciecamente, in qualsiasi circostanza. Amen”.
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Prima di elencare i punti vorrei dire tre cose sulla provvidenza:
La Divina Provvidenza non è una bambinaia: Dio ci conosce intimamente e sa ciò che siamo capaci di fare o non fare. Come dice Sant’Agostino, dobbiamo fare ciò che possiamo, e chiedere per quello che non possiamo fare. Ma non si può barare. Se non facciamo la nostra parte, non potremmo sperare che Dio faccia la sua.
La Divina Provvidenza non è un tiranno: Dio non ci chiede l’impossibile! Ci chiede di fare il nostro dovere, niente di più! A tutto il resto ci pensa Lui! Se ad esempio a una giovane albanese in India avessero detto che avrebbe dovuto fondare una congregazione di 4500 membri che si estende in 133 paesi, la povera monaca sarebbe morta di angoscia, pensando che tutto questo sarebbe stato più pesante delle sue proprie forze. Ma invece Dio le ha detto: «Va’ e prenditi cura dei più poveri tra i poveri». E questo l’ha resa la Madre Teresa che noi tutti conosciamo e ammiriamo. Tutto il resto è stato sopraggiunto. Qui si radica la grandezza della Divina Provvidenza: ci dà la libertà di dedicarci a cose grandi (il Regno di Dio) mentre lui si occupa del resto. E come se ne occupa!
La Divina Provvidenza non agisce direttamente. C’è una famosa storia di un uomo che ha chiesto a Dio di salvarlo da un’inondazione. Prima sono venuti i vigili del fuoco, ma l’uomo si è rifiutato di entrare nella loro barca perché aveva chiesto aiuto a Dio. Poi è arrivata la protezione civile, ma neanche nella loro imbarcazione l’uomo osa entrare, perché è a Dio che ha chiesto aiuto. Infine viene raggiunto da un elicottero della polizia, ma l’uomo si rifiuta ancora una volta. Quando muore, l’uomo va in cielo e chiede a Dio: “Dio mio, perché mi hai abbandonato?” Al che Dio risponde: “Uomo, ti ho mandato prima i pompieri, poi la protezione civile e infine la polizia, e tu li hai rifiutati tutti!”
Compreso ciò, vediamo i momenti in cui Dio sembra non preoccuparsi delle nostre necessità, e proviamo a capire cosa sta davvero facendo quando a noi sembra che il mondo stia per finire!
A cura di Andrés D’ Angelo per Aleteia.org
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