Categorie: Familia et Mens

8 Marzo: per san Francesco la donna ha una marcia in più

Alle cure materne della terra Francesco assegnò il compito di governare, quello cioè di nutrire e curare, perché crescessero, tutti i figli di Adamo. Non è un caso che egli utilizzi qui una metafora femminile, poiché è la donna a possedere una capacità spiccata – si potrebbe dire: una marcia in più – di donazione che la spinge naturalmente a preoccuparsi per la crescita altrui.

E non è un caso che, pur parlando a uomini, egli utilizzi ancora la stessa metafora quando sancisce che ogni frate deve manifestare “all’altro con sicurezza le sue necessità, poiché se la madre nutre e ama il suo figlio carnale, quanto più premurosamente uno deve amare e nutrire il suo fratello spirituale” (Regola bollata VI, 8).


Proprio questa capacità di vigilanza e di custodia, di attenzione e di cura è ciò di cui il mondo di oggi ha bisogno. Un mondo dove tutti vanno di fretta e dove nessuno – o quasi – ha tempo e voglia per fermarsi ad ascoltare e condividere; dove nessuno – o quasi – è disposto a prendersi cura degli altri e dove tutti – o quasi tutti – sono tentati di rispondere, come Caino: “Sono forse io il custode di mio fratello?” (Gen 4,9). Reazione, peraltro, che travalica i secoli, e forse non è un caso che Francesco volle che i responsabili delle comunità di frati fossero chiamati “guardiani”, “custodi”, proprio perché essi, reagendo all’egoismo che spinge a pensare a se stessi, dovevano tirar fuori, più degli altri, quelle capacità tipicamente femminili di cura e di custodia in grado di favorire la crescita delle persone ad essi affidate.

E non è solo la capacità del prendersi cura a caratterizzare l’universo femminile, ma anche altre qualità, quali la determinazione, la costanza, la capacità di sacrificio.

Sì, il mondo sarebbe migliore se alcune qualità della donna diventassero patrimonio comune e condiviso dell’umanità, di quella del mostro tempo e di quella di ogni tempo. In fondo, anche l’esistenza di Francesco fu aiutata da alcune donne, da Chiara, da madonna Jacopa, dalla romana Prassede, che lo sostennero con la loro amicizia e con una cura amorevole. E non è un quadretto delizioso quello di madonna Jacopa che anticipa i desideri del morente e prepara dei dolci che a lui piacevano tanto? È la cura amorevole di una madre che ancora una volta rende più umano, e quindi più degno d’essere vissuto, il trapasso di un uomo che per lei era stato padre, amico, e in quel momento diveniva anche figlio. Possa, questa dolcezza, salvare il mondo.


Redazione Papaboys (Fonte www.sanfrancescopatronoditalia.it/Felice Acrocca)

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