La prassi mafiosa è sempre “atea e antievangelica”. Lo ribadiscono i vescovi calabresi nel documento “Per una nuova evangelizzazione della pietà popolare. Orientamenti pastorali per le Chiese di Calabria”, presentato a Catanzaro durante i lavori della Conferenza Episcopale Calabra (Avvenire, 4 settembre)
Per evitare “inchini” alle case dei boss, le processioni saranno vietate a chi ha condanne o è colluso e dovranno avere il nulla osta dalla curia. Ai parroci viene raccomandato di fare oratori nei beni confiscati ai clan (La Repubblica, 4 settembre).
Il testo offre indicazioni su celebrazioni liturgiche e sacramentali, devozioni popolari, padrini e madrine nei sacramenti d’iniziazione cristiana, testimoni di nozze, esequie, passando per feste popolari e processioni. Un vero e proprio vademecum da rispettare:
1) PADRINI E MADRINE
Circa i padrini e le madrine, la Chiesa «esige una vita realmente cristiana, coerente con i valori evangelici», evidenziando che non possono ricoprire questo ruolo, né essere testimoni di nozze, le persone condannate in via definitiva per «reati di ’ndrangheta e affini».
2) FUNERALI
Le esequie di persone condannate per reati di mafia siano in forma semplice, senza segni di popolosità né commemorazioni.
3) PROCESSIONI
I presuli, in merito poi alle feste e processioni, sottolineano che «non può essere assecondato un modo personale e sentimentale di vivere la fede, basato esclusivamente su forme esteriori», e persone con pendenze giudiziarie, o condannate, non possono fare parte dei Comitati festa.
4) COMMISSIONE FESTE
In ogni diocesi dev’essere costituita un’apposita Commissione per «esaminare preventivamente i programmi», e i portatori delle statue siano «prevalentemente fedeli che vivono con assiduità la vita della Parrocchia e della Confraternita, di cui eventualmente si fa parte».
5) PORTATORI “ESCLUSI”
Si escludono dai portatori «persone aderenti ad Associazioni condannate dalla Chiesa, o che siano sotto processo per associazione mafiosa, o che siano incorse in condanna definitiva per mafia, senza prima aver dato chiari segni pubblici di pentimento e di ravvedimento».
6) SOSTA STATUE
Le statue, anche nei momenti di sosta, non devono mai “guardare” case, persone, edifici, ad eccezione di ospedali e case di cura con degenti parrocchiani; vietata pure la raccolta di offerte in denaro.
7) FORMAZIONE
I pastori invitano le diocesi ad «attivare, consolidare un piano di formazione sistematica» sui temi della giustizia, dell’educazione alla legalità, dell’impegno civico, della partecipazione alla ’cosa pubblica’, della custodia del creato.
8) SPORTELLO ANTI MAFIA
Bisogna costituire, almeno a livello diocesano, uno «sportello di advocacy» nel quale «indirizzare le segnalazioni e le denunce a violazioni dei diritti, illegalità, soprusi, estorsioni».
A cura di Redazione Papaboys fonte: Aleteia
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