L’eremo di Santa Sperandia si trova sul Monte Acuto e per raggiungerlo potete passare da Treia, prendendo per la frazione di San Lorenzo, o da Cingoli, prendendo la strada per San Severino e seguendo le indicazioni.
Arrivati su una sorta di alto piano avrete due possibilità: scendere alla grotta o andare verso la Roccaccia dove vi si aprirà lo spettacolo del panorama delle Marche (ovviamente potete farle entrambe, di certo la parte più impegnativa è la discesa, ma soprattutto la risalita dall’eremo).
I 430 gradini verso l’eremo di Santa Sperandia.
La Santa Patrona di Cingoli visse qui alcuni anni, prima di giungere in città e trascorrere nel monastero delle Benedettone gli ultimi suoi anni di vita. (Il suo corpo, ancora intatto, è custodito nell’omonimo monastero di Cingoli).
La discesa verso l’eremo è impegnativa, meglio affrontarla con delle comode scarpe da ginnastica. La prima parte è in mezzo al bosco, poi iniziano i gradini fatti dalle traversine in legno, fino ad arrivare agli ultimi, una cinquantina, in travertino e molto ripidi.
Arrivati alla grotta vi si aprirà un piccolo spiazzo, con una cappellina in muratura adiacente la grotta.
Nei pressi (io non ne sapevo l’esistenza e non l’ho vista, ma l’ho scoperta successivamente documentandomi in rete per scrivere l’articolo) c’è una pozza d’acqua sempre rifornita anche nei periodi di siccità, dalla quale, si narra che la Santa si procurasse la necessaria acqua.
La Roccaccia
Una volta risaliti non perdetevi lo spettacolare panorama che si gode dalla Roccaccia. I ruderi di questo castello, a confine tra il territorio di Cingoli e Treia, hanno una lunga storia risalente ai primi XII secolo. Leggenda narra anche di una misteriosa tessitrice dal telaio d’oro che tesseva nei sotterranei e da una gallina dalle uova d’oro…
Fonte www.raccontidimarche.it