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Papa Francesco: la malattia di Huntington non sia “mai più nascosta”

Tutti si impegnino perché la malattia di Huntington non venga “mai più nascosta”: è il forte monito lanciato da Papa Francesco che stamani ha ricevuto in udienza, in Aula Paolo VI, un gruppo di malati con i loro familiari, le associazioni che se ne prendono cura, i medici e il personale sanitario, provenienti da diversi Paesi del mondo, in tutto 1.700 persone. “Siete preziosi” agli occhi di Dio e della Chiesa, ha ricordato nel suo discorso il Papa agli oltre 150 malati presenti.

L'udienza di Papa Francesco ai malati di Corea di Huntington - ANSA

L’abbraccio di Papa Francesco con i malati di Corea di Huntington tocca il cuore. Li stringe a sé, anziani, bambini e giovani, li bacia, si china sulle loro sofferenze, e loro spesso si commuovono. Sono persone che vivono un calvario fatto di movimenti che diventano incontrollabili, di problemi a livello cognitivo e poi psichiatrico. Tutto questo è la malattia di Huntington, neurodegenerativa ed ereditaria. Per ora incurabile. Tassi molti alti si registrano in America Latina, dove spesso nei villaggi i malati vengono tenuti “nascosti” ed emarginati per i loro problemi.
Tutti si impegnino perché la malattia di Huntington non sia “mai più nascosta”
Drammi ripercorsi nelle parole e nel filmato proiettato in Aula Paolo VI, che hanno preceduto il discorso del Papa. Drammi a cui si aggiungono l’isolamento e la discriminazione sociale e che invece Papa Francesco ha voluto mettere in evidenza con quest’udienza e che chiede non vengano più nascosti:
“Per troppo tempo le paure e le difficoltà che hanno caratterizzato la vita delle persone affette da Huntington hanno creato intorno a loro fraintendimenti, barriere, vere e proprie emarginazioni. In molti casi gli ammalati e loro famiglie hanno vissuto il dramma della vergogna, dell’isolamento, dell’abbandono. Oggi però siamo qui perché vogliamo dire a noi stessi e a tutto il mondo: ‘HIDDEN NO MORE’, ‘OCULTA NUNCA MAS’, ‘MAI PIU’ NASCOSTA’! Non si tratta semplicemente di uno slogan, bensì di un impegno che ci deve vedere tutti protagonisti”.
Bene la ricerca scientifica ma nessuna finalità per quanto nobile giustifica la distruzione di embrioni umani
Francesco incoraggia, poi, scienziati e genetisti presenti a proseguire il loro impegno per trovare una terapia ricordando però che niente giustifica la distruzione di embrioni umani:
“Vi incoraggio a perseguirlo sempre con mezzi che non contribuiscono ad alimentare quella ‘cultura dello scarto’ che talora si insinua anche nel mondo della ricerca scientifica. Alcuni filoni di ricerca, infatti, utilizzano embrioni umani causando inevitabilmente la loro distruzione. Ma sappiamo che nessuna finalità, anche in sé stessa nobile, come la previsione di una utilità per la scienza, per altri esseri umani o per la società, può giustificare la distruzione di embrioni umani”.
L’incoraggiamento alle famiglie nel loro cammino duro e in salita
Alle famiglie, le prime a farsi compagne di viaggio di questi malati nel loro duro cammino, chiede di non cedere alla tentazione della vergogna perché solo la famiglia può garantire una rete di solidarietà.
A medici e volontari: siete le braccia che Dio usa per seminare speranza
Francesco ricorda quindi il servizio prezioso di medici, altri operatori sanitari e volontari, tra cui quelli dell’Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza, che con la ricerca e assistenza esprime il contributo della Santa Sede. Gli chiede di essere punto di riferimento per malati e familiari in “un contesto socio-sanitario che spesso non è a misura della dignità della persona umana”:
“Alla malattia spesso si aggiungono la povertà, le separazioni forzate e un generale senso di smarrimento e di sfiducia. Perciò le associazioni e le agenzie nazionali e internazionali sono vitali. Siete come braccia che Dio usa per seminare speranza. Siete voce che queste persone hanno per rivendicare i loro diritti!”.





I malati si sentivano amati da Gesù: nessuno si senta mai solo
E’ Gesù, sottolinea il Papa, il primo ad incontrare gli ammalati e abbattere i muri dell’emarginazione. Gesù, infatti, ha insegnato che la persona umana è sempre dotata di dignità che non può essere cancellata nemmeno dalla malattia. E ai malati Papa Francesco esprime a sua volta l’amore:
“Gli ammalati che incontravano Gesù venivano rigenerati anzitutto da questa consapevolezza. Si sentivano ascoltati, rispettati, amati. Nessuno di voi si senta mai solo, nessuno si senta un peso, nessuno senta il bisogno di fuggire. Voi siete preziosi agli occhi di Dio, siete preziosi agli occhi della Chiesa!”.
“Anche attraverso la sofferenza – conclude – passa una strada feconda di bene che possiamo percorrere insieme”.




Fonte it.radiovaticana.va

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