Quando i deputati portoghesi si sedettero nell’Assemblea della Repubblica per sentir parlare Ronald Reagan, nel 1985, pochi si sarebbero aspettati un riferimento a Fatima e ai pastorelli, ma fu proprio quello che sentirono.
Nella fase finale del suo discorso, Reagan affrontò la dimensione religiosa dell’uomo.
“La nostra rivendicazione di libertà umana e il nostro suggerimento che i diritti inalienabili vengano da qualcuno di più grande di noi si basano sul trascendente”, disse ricordando poi Giovanni Paolo II, suo amico e alleato nella lotta contro il comunismo.
“Nessuno ha fatto di più per ricordare al mondo la verità della dignità umana, così come il fatto che la pace e la giustizia iniziano con ciascuno di noi, di quell’uomo speciale che è venuto in Portogallo qualche anno dopo aver subito un terribile attentato. È venuto qui, a Fatima, sede del vostro grande santuario, mosso dalla sua speciale devozione per Maria, per chiedere il perdono e la compassione tra gli uomini, per pregare per la pace e per il riconoscimento della dignità umana nel mondo”, affermò Reagan.
“Quando ho incontrato papa Giovanni Paolo II, l’anno scorso in Alaska, l’ho ringraziato per la sua vita e per il suo apostolato. Ho osato suggerire che l’esempio di uomini come lui e le preghiere delle persone semplici in tutto il mondo, persone semplici come i pastorelli di Fatima, hanno più potere di tutti i grandi eserciti e gli statisti del mondo”.
Reagan concluse poi dicendo che pur essendo il Presidente di una delle due superpotenze mondiali andava in Portogallo anche per imparare qualcosa sul potere.
“È una cosa che i portoghesi possono insegnare al mondo, perché la grandezza della vostra Nazione, come di qualsiasi Nazione, risiede nel vostro popolo. Può essere vista nella sua quotidianità, nelle sue comunità e nei suoi paesi, e soprattutto nelle chiese semplici che punteggiano la vostra terra e testimoniano una fede che giustifica tutte le rivendicazioni di dignità e libertà degli uomini”.
“Vi dico che il potere risiede in questo, che qui si trova la realizzazione finale del senso della vita e del proposito della storia e che in questo si rinviene anche la base di un’idea rivoluzionaria – l’idea che gli uomini abbiano il diritto di determinare il proprio destino”.
La storia di questo discorso è stata rivelata in un articolo scritto dallo storico Paul Kengor sulla rivista Crisis. L’autore ricorda che Tony Dolan, l’autore principale dei discorsi di Reagan, era un devoto cattolico che conosceva bene Fatima. Dolan confermò a Kengor che il Presidente, pur non essendo cattolico, era al corrente della cosa.
“Sapeva di Fatima. Fatima era una parte importante del movimento anticomunista. Il movimento di Fatima era una cosa che conosceva, e oltre a questo aveva una forte tendenza mistica”.
Per questo Dolan incluse nel discorso la frase. “Sapevo che gli sarebbe piaciuta e che l’avrebbe usata. Ne ero certo. È stato molto audace”.
Ma l’interesse di Reagan per Fatima non si fermò a questo. Nel 1987 il Presidente aveva in programma un nuovo incontro con il papa a Roma, e sapendo dell’importanza di Fatima per Giovanni Paolo II volle informarsi per bene sulla questione. L’uomo incaricato di farlo fu l’ambasciatore degli Stati Uniti presso la Santa Sede, Frank Shakespeare, che per coincidenza era stato ambasciatore a Lisbona prima di essere assegnato al Vaticano.
“Parlai con Reagan di Fatima nel corso del viaggio, sia in aereo che in macchina, e lui ascoltò con molta, molta attenzione. Era veramente molto interessato”, ha ricordato Shakespeare parlando con Kengor.
A quanto pare, non era solo per Giovanni Paolo II che Fatima aveva un ruolo importante nella lotta contro il comunismo.
Fonte it.aleteia.org