L’Eucaristia è il “cibo umile” con cui il Signore imprime nel nostro cuore la certezza di essere amati, è memoriale vivo e non astratto del Suo amore, ed è il sacramento che iscrive nel nostro “DNA spirituale”, l’aspirazione all’unità. Questa in sintesi la riflessione del Papa nella Solennità del Corpus Domini. Francesco ha pronunciato questa sera la sua omelia dal sagrato della Basilica di San Giovanni in Laterano davanti a migliaia di fedeli. Al termine della Messa si è svolta la tradizionale Processione Eucaristica che, percorrendo via Merulana, ha raggiunto la Basilica di Santa Maria Maggiore dove il Papa ha impartito la Benedizione con il Santissimo Sacramento.
Il Papa e vescovo di Roma che invita il suo popolo a seguire Gesù Eucaristia. E’ l’immagine tradizionale della Festa del Corpus Domini nella capitale: Francesco la rinnova anche quest’anno, seppur posticipandola dal giovedì alla domenica, dando avvio alla lunga processione di diaconi, vescovi, cardinali, sacerdoti e fedeli che porta il Santissimo Sacramento, simbolicamente, a toccare il cuore della città, lungo via Merulana, tra le due grandi Basiliche di San Giovanni in Laterano e Santa Maria Maggiore. Un atto di fede e di amore cadenzato da letture e canti.
E l’Eucaristia, “sommo dono di Dio”, è anche al centro dell’omelia di Francesco, innanzitutto quale “sacramento della memoria”, reale e tangibile, “della storia d’amore di Dio per noi”. Il tema della memoria infatti, torna più volte nella liturgia del Corpus Domini, fa notare il Papa alle migliaia di fedeli raccolti davanti al sagrato di San Giovanni in Laterano.
Ricordare quel che il Signore ha fatto per noi è essenziale per la fede
“Ricordati di tutto il cammino che il Signore, ti ha fatto percorrere“ esordisce Mosè parlando al suo popolo, nel capitolo 8 del Deuteronomio; ed è un ammonimento, che, secondo Francesco, è rivolto a ciascuno di noi:
“Nel ricordo di quanto il Signore ha fatto per noi si fonda la nostra personale storia di salvezza. Ricordare è essenziale per la fede, come l’acqua per una pianta: come non può restare in vita e dare frutto una pianta senza acqua, così la fede se non si disseta alla memoria di quanto il Signore ha fatto per noi”
Ma la memoria, prosegue Francesco, è importante anche perché “ci permette di rimanere nell’amore”, di “portare nel cuore chi ci ama e chi siamo chiamati ad amare”.
Oggi voraci di novità, bruciamo i ricordi e viviamo in superficie
”Nella frenesia in cui siamo immersi, tante persone e tanti fatti sembrano scivolarci addosso. Si gira pagina in fretta, voraci di novità ma poveri di ricordi. Così, bruciando i ricordi e vivendo all’istante, si rischia di restare in superficie, nel flusso delle cose che succedono, senza andare in profondità, senza quello spessore che ci ricorda chi siamo e dove andiamo. Allora la vita esteriore diventa frammentata, quella interiore inerte”.
Ma è proprio la solennità di oggi a darci forza e conforto in questa “frammentazione della vita”. Il Papa lo sottolinea : è proprio con ”l’Eucaristia“,spiega, che “il Signore ci viene incontro con fragilità amorevole”. Nel Pane di vita il Signore ci visita, “facendosi cibo umile che con amore guarisce la nostra memoria, malata di frenesia”, ricordandoci l’amore di Dio, ci dà forza e sostegno:
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L’Eucaristia è memoria viva che guarisce e consola
“Non è una memoria astratta, fredda e nozionistica, ma la memoria vivente e consolante dell’amore di Dio. Memoria anamnetica e mimetica. Nell’Eucaristia c’è tutto il gusto delle parole e dei gesti di Gesù, il sapore della sua Pasqua, la fragranza del suo Spirito. Ricevendola, si imprime nel nostro cuore la certezza di essere amati da Lui”.
E la certezza di questo amore ci rende grati,liberi e pazienti:
“Così l’Eucaristia forma in noi una memoria grata, perché ci riconosciamo figli amati e sfamati dal Padre; una memoria libera, perché l’amore di Gesù, il suo perdono, risana le ferite del passato e pacifica il ricordo dei torti subiti e inflitti; una memoria paziente, perché nelle avversità sappiamo che lo Spirito di Gesù rimane in noi”.
L’Eucaristia è il sacramento dell’unità: chi la accoglie ne diventa artefice
Anche nel cammino più accidentato, dunque, l’Eucaristia ci ricorda che il Signore è con noi e ci ricorda anche, soggiunge il Pontefice, che “non siamo individui, ma un corpo”, non è un “sacramento per me, è il sacramento di molti che formano un solo corpo”:
“L’Eucaristia è il sacramento dell’unità. Chi la accoglie non può che essere artefice di unità, perché nasce in lui, nel suo ‘DNA spirituale’, la costruzione dell’unità. Questo Pane di unità ci guarisca dall’ambizione di prevalere sugli altri, dall’ingordigia di accaparrare per sé, dal fomentare dissensi e spargere critiche; susciti la gioia di amarci senza rivalità, invidie e chiacchiere maldicenti”.
Il servizio è di Gabriella Ceraso per la Radio Vaticana