Si lavora senza sosta nello spegnimento degli incendi nei territori di Ottaviano, Ercolano, Torre del Greco. Tre Canadair stanno operando dalle prime ore del giorno mentre a terra lavorano incessantemente Carabinieri Forestali, Vigili del Fuoco, Protezione Civile.
Piove cenere ed è surreale. E proprio perché bisogna respirare, ma se ne farebbe a meno, l’aria brucia gli occhi, il naso, la gola. Se ne accorge anche il ministro dell’Ambiente, Gianluca Galletti, arrivando a Ottaviano. «È una calamità criminale », spiega chiaro il generale Sergio Costa, che comanda i Carabinieri forestali della Campania, capello e divisa nera schizzati da quella cenere leggera e grigia. Sembra autunno, sembra stia per piovere da un momento all’altra e non succederà, il cielo è scuro, ma non di nuvole.
«Chi parla di autocombustione dice una corbelleria», va avanti il generale: «Abbiamo già individuato i terreni dove sono sorti gli incendi, abbiamo individuato gli inneschi e la loro tipologia, abbastanza sofisticati e tutto questo è importante. Ci permette di seguire una traccia investigativa». Legami fra questi incendi e i roghi tossici e le discariche illegali che continuano a essere incendiate? «Questi legami sono oggetto sempre di un preciso percorso e approfondimento investigativo, che però non possiamo raccontare – precisa Costa –. Certo è che insistono sullo stesso territorio…».
A proposito, l’offensiva di fiamme scatenata una settimana fa è scattata quasi contemporaneamente, in appena due o tre giorni, in punti diversi e relativamente distanti fra loro, ma quasi circondando il “gran cono”, cioè il Parco nazionale del Vesuvio. Elementi, anche questi, «significativi e che ci fanno pensare a una delinquenza, diciamo così più “sottile”», aggiunge il generale Costa.
Giriamo in lungo e in largo la Terra dei fuochi, a sud di Caserta e nord di Napoli. Incendi ogni dieci minuti, fumo che sale e si muove per chilometri, tanta gente uscita con la mascherina su bocca e naso. Le cifre raccontano che in questo periodo si contavano in queste zone mediamente venticinque incendi al giorno, adesso stiamo a viaggiando oltre i cento.
«La situazione è critica, delicata – dice il ministro – siamo intervenuti immediatamente, ma abbiamo una situazione difficile in tutta Italia, soprattutto nel Mezzogiorno ». La gente però si lamenta proprio del ritardo negli interventi, qui brucia tutto da una settimana: «A me non risulta – replica Galletti –. Invece mi risulta un intervento tempestivo. E comunque questo non è il momento delle polemiche».
Quello che lo preoccupa «è soprattutto la dolosità» degli incendi. E «voglio dirlo con molta fermezza, faremo di tutto per arrestare i responsabili». Sceso dalla macchina, era stato inevitabilmente colpito dallo scenario: «Un’immagine forte e non solo per il Vesuvio in fiamme, ma per l’aria che si respira. Napoli non merita questo». Arriveranno strumenti eccezionali? «Ma non servono, ci sono strumenti ordinari che se usati bene funzionano», garantisce Galletti. Adesso però cosa succede? «Abbiamo uomini e mezzi che stanno lavorando, dipenderà anche dalle prossime ore».
È davvero un’aggressione che non dà tregua. La gente si chiude dentro casa, specie chi ha bambini e anziani. È arrabbiata, soprattutto ha paura. Il “Don Orione” che ospita disabili proprio non lontano dal Vesuvio, decide precauzionalmente di portarli via. Anche il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, usa parole dure, parla di «dolore e rabbia», di «indignazione e condanna» per «le fiamme e la cenere sul Vesuvio e su vaste aree della provincia di Napoli». Sottolinea i «territori devastati, le famiglie e le abitazioni minacciate». Poi si chiede «chi c’è dietro tutto questo? Non certo il fantomatico destino. Non i soliti ignoti ». No, «l’autore di questa tragedia di così grande proporzione è l’uomo, l’uomo assassino, l’uomo violento, l’uomo egoista, l’uomo che non ha rispetto per niente e per nessuno, l’uomo che aggredisce la natura e viola le leggi». Così – va avanti il cardinale – «non sappiamo se e quando la giustizia umana riuscirà a dare il suo verdetto di condanna» Tuttavia «abbiamo la certezza che la condanna di Dio è già in atto, pesa sulla coscienza di chi, ritenendo di agire impunemente, ha voluto “uccidere” l’ambiente, si è messo fuori dalla grazia di Dio ed è in peccato mortale».
Non smettiamo di girare. Decidiamo di andare a vedere un posto che dev’essere non troppo diverso dall’inferno. La “Ilside” a Bellona, nel casertano, al centro della piana del Volturno, che brucia dall’altro ieri e il suo fumo nero, acre, terribile ormai s’è sparso tutto intorno. Un posto dove si trattavano rifiuti, già incendiato nel 2012 (provocando una nube tossica che rimase qui sopra otto giorni), poi finito nel 2014 sotto amministrazione giudiziaria e dove sono ancora stipate centinaia di tonnellate di rifiuti.
Lo si vede chiaramente, brucia plastica, bruciano sostanze tossiche, anche ospedaliere. Non ce li si fa a restare oltre mezz’ora, nemmeno con le mascherine che hanno il filtro a carbone: gira la testa, non si respira, si piegano le gambe. Il fumo, l’altro ieri, si vedeva addirittura da Napoli. Non solo, ma il fumo tossico che arrivava dai mille focolai vesuviani si è intrecciato con questo e il vento ha cominciato a spingerli verso il beneventano…
Intanto, già da ieri sera nell’area del Vesuvio interessata dall’emergenza incendi è scattata «una rimodulazione del piano d’impiego dei militari» orientato «in funzione preventiva». Nei prossimi giorni «verrà ampliata la presenza in loco dei militari nelle situazioni più critiche, nell’ottica della prevenzione». Lo ha deciso il Comitato per l’ordine e la sicurezza su iniziativa del ministro dell’Ambiente, Galletti, e della Prefettura, in accordo con i ministri dell’Interno e della Difesa.
Fonte www.avvenire.it