La vocazione di ognuno di noi non può essere vissuta se non nella vita che il Signore ci dona: nella quotidianità a volte anche scomoda. Trovare Dio in ogni azione che facciamo, in ogni evento che ci capita, in ogni persona che incontriamo. Spesso vediamo chiese semivuote per funerali di persone poco conosciute che agli occhi del mondo sono gli anonimi. Niente scandali, niente ricchezze, niente carriera.
Una vita ordinaria, innocua e dimenticata eppure unica e irripetibile. Scriveva Madeleine Delbrel, la grande mistica di strada foriera del concilio Vaticano II: “Noialtri, gente di strada, crediamo con tutte le nostre forze che questa strada, che questo mondo dove Dio ci ha messi è per noi il luogo della nostra santità”.
E qual è la nostra strada? Spesso siamo tentati di fuggire dalla nostra strada in cerca di gloriosi palcoscenici per dimostrare a tutti la nostra presunta santità e invece diventiamo santi se vediamo Dio lì dove ci ha messi, se amiamo quello che siamo e quello che il Signore ci chiede oggi.
Per trasformare il mondo Dio si serve sempre delle nostre povere esistenze, secondo la logica dell’incarnazione.
Non è un Dio distante ma umano. Per questo è necessario prendere coscienza che in ogni vita umana c’è un tesoro che non c’è in nessun altra. Iniziamo a guardare con gli occhi di Dio le persone che abbiamo accanto, i soliti impegni di ogni giorno, gli intoppi da sopportare e allora lentamente lasceremo germogliare i semi che Dio mette nel cuore di ogni uomo. Non è mai tardi per Dio. di Roberto Oliva