L’arrivo di tanti fratelli e sorelle nella fede, sottolinea il Papa, offre alle Chiese in Europa un’ opportunità in più di realizzare la propria cattolicità arricchendosi delle loro devozioni ed entusiasmo. I flussi migratori contemporanei costituiscono poi una nuova “frontiera” missionaria, un’occasione privilegiata di annunciare Gesù Cristo, mentre l’incontro con migranti e rifugiati di altre confessioni e religioni è incremento al dialogo ecumenico e interreligioso.
Di fronte ai flussi migratori, la Chiesa intende rimanere fedele alla sua missione: quella di amare Gesù Cristo, amarlo particolarmente nei più poveri e abbandonati e tra essi i migranti e i rifugiati. Lo ha detto il Papa parlando stamattina, in Vaticano, ai direttori nazionali della Pastorale per i migranti che partecipano all’incontro promosso dal Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa, Ccee (21-23 settembre). “Riconoscere e servire il Signore in questi membri del suo “popolo in cammino”, afferma Francesco, è una responsabilità che accomuna tutte le Chiese particolari nella profusione di un impegno costante, coordinato ed efficace”.
Ma le resistenze non mancano: “Non vi nascondo, confida il Papa, la mia preoccupazione di fronte ai segni di intolleranza e xenofobia che si riscontrano in diverse regioni d’Europa. Mi preoccupa ancor più che le nostre comunità cattoliche in Europa non sono esenti da queste reazioni di difesa e rigetto, giustificate da un non meglio specificato “dovere morale” di conservare l’identità culturale e religiosa originaria. (…) Nella storia della Chiesa non sono mancate tentazioni di esclusivismo e arroccamento culturale, ma lo Spirito Santo ci ha sempre aiutato a superarle, garantendo l’apertura verso l’altro”, visto come concreta possibilità di arricchimento.
La crisi economica, la portata dei flussi, l’impreparazione delle società ospitanti sono per il Papa alcune tra le cause del “profondo disagio” percepito, ma il disagio, ha proseguito, “è anche indicativo dei limiti dei processi di unificazione europea, degli ostacoli con cui si deve confrontare l’applicazione concreta della universalità dei diritti umani, dei muri contro cui si infrange l’umanesimo integrale che costituisce uno dei frutti più belli della civiltà europea”.
Il Papa va poi al suo Messaggio per la prossima Giornata Mondiale del Migrante e Rifugiato dove sintetizza in quattro verbi la risposta pastorale alle sfide migratorie: accogliere, proteggere, promuovere, integrare, specificando il significato concreto in cui si declinano. Come contributo anche alla preparazione dei Patti Globali a cui gli Stati si sono impegnati entro la fine del 2018, la Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, dice, ha preparato 20 punti di azione, fondati sulle “buone pratiche” già in atto e che anche le Chiese locali sono invitate ad utilizzare. Ai direttori nazionali delle Migrazioni il Papa infine raccomanda la comunione nella riflessione e nell’azione: “la vostra voce, conclude, sia sempre tempestiva e profetica, e, soprattutto sia preceduta da un operato coerente e ispirato ai principi della dottrina cristiana”.
di Adriana Masotti per la Radio Vaticana