Prima di iniziare a leggere questo stupendo resoconto realizzato da Don Ugo Quinzi della Diocesi di Roma, sacerdote nostro amico e veramente di quelli con l’odore delle pecore addosso… 🙂 vogliamo dirvi che il titolo originale del suo scritto è questo: Il Tradizionalismo cattolico: contaminazioni postmoderne e pseudoreligiose del cristianesimo dopo il Concilio Vaticano II.
Buona lettura
I 21 Concili Ecumenici riconosciuti dalla Chiesa Cattolica sono stati in larga parte convocati e celebrati per dare una risposta a dottrine che apparivano non conformi al deposito della fede, o per definire questioni di fede o di morale non immediatamente ricavabili dalla Scrittura o dalla Tradizione, o per adeguare la disciplina pastorale, liturgica, sacramentale della Chiesa allo sviluppo storico dell’umanità.
Praticamente ogni Concilio ha comportato una frattura col passato, che in parte si è riversata sul futuro: frattura più hard con il Concilio di Trento, più soft con il Concilio Vaticano II (CVII), ma pur sempre fonte di disagio e perplessità tra molti fedeli nell’immediatezza dell’evento e per alcuni decenni successivi.
Lo scisma di Lefebvre
Molti hanno ritenuto di poter indicare nel vescovo francese Marcel François Lefebvre, fiero avversario del CVII, e nei suoi epigoni ministeriali, per lo più confinati nella Fraternità Sacerdotale San Pio X (così denominata in Italia, altrove diversamente), la resistenza maggiore e più agguerrita al CVII. Ai documenti frutto di quel decisivo appuntamento tra lo Spirito Santo e la storia che fu il Concilio i lefebvrianirimproveravano di aver dato la stura in chiave contemporanea al modernismo, considerato da Pio X la “sintesi di tutte le eresie“. Pronti allo scisma, i seguaci della visione lefebvriana, pur ritenendo il CVII rinnegamento di tutta la dottrina della fede espressa fino al Concilio Vaticano I e al Papa Pio XII, sono però riusciti ad ottenere parziali concessioni da Benedetto XVI e papa Francesco. Il papa emerito, pur di evitare una dolorosa divisione all’interno della compagine ecclesiale, nel 2007 con il motu proprio Summorum Pontificum ha concesso di poter celebrare la messa secondo il messale tridentino o comunque con quello in vigore prima del CVII. Papa Francesco, in occasione del Giubileo della Misericordia ha conferito la facoltà di confessare anche ai membri della Fraternità. Tentativi di distensione i cui esiti devono ancora essere valutati con attenzione.
I tradizionalisti sono un movimento settario
I lefebvriani in realtà sono solo una delle manifestazioni, importante certo ma probabilmente sopravvalutata, della corrente di resistenza al CVII e al processo di adeguamento della pastorale della Chiesa all’umanità contemporanea da lui inaugurato. Tale corrente di resistenza si può ben definire, a detta anche dei suoi sostenitori, tradizionalismo. Mentre il movimento lefebvriano sembra più un fenomeno clericale capace di coagulare attorno a sé interessi laicali, il tradizionalismo – esploso nella sua forma più virulenta con il pontificato di Francesco e con la possibilità di diffusione planetaria assicurata da internet – appare un movimento settario di protesta saldato alla visione politico-sociale postmoderna che, profittando di una visione religiosa limitata e grossolana ma non per questo sempre impreparata, riduce il messaggio cristiano ad una visione manichea (opposizione tra bene e male), intimista (ricerca di visioni e segni), gnostica (frutto di rivelazione privata), crociatista (lotta contro oppositori), millenarista (fine del mondo vicina).
La visione manichea, attingendo suggestioni dal repertorio scritturistico, è una semplificazione della realtà umana, considerata in linea di massima come preda di un non meglio definito “male”.
Persino i social sembrano diventare uno strumento del male, in una sorta di cortocircuito logico in cui si accusa Twitterdi mostrare solo il male… scrivendolo in un tweet!
L’intimismo, spinto fino alla creduloneria, appare come una rinuncia pressoché completa alla ragione in favore di fenomeni presuntamente mistici che nulla hanno a che fare con la fede cristiana. È da osservare, in questo caso al pari di altri, il fenomeno della pseudoepigrafia, cioè del ricorso da parte dell’utente all’attribuzione del proprio account ad un beato o a un santo o allo stesso Gesù e alla Madonna. Lo stratagemma, mentre consente di conservare l’anonimato, pare voler conferire autorevolezza alle affermazioni che vi sono riportate.
Un atteggiamento molto comune, a metà tra quello dei creduloni e quello dei catastrofisti, è l’atteggiamento gnostico di chi ricerca in presunte rivelazioni private, destinate a pochi eletti, la comprensione delle verità di fede o addirittura qualche profezia sul futuro.
La visione crociatista si rivolge in modo spesso incomprensibile contro papa Francesco, considerato nemico e disfacitore della Chiesa. Si ha l’impressione che il legittimo Vescovo di Roma sia considerato a volte un impostore altre volte un eresiarca e il livore con il quale viene attaccato non risparmia nessuno di coloro che agli occhi dei tradizionalisti appaiono sostenere le tesi del papa.
ra i “nemici” preferiti della crociata dei tradizionalisti si ritrovano, in modo quasi maniacale, musulmani, omosessuali (in molti casi addirittura in forma di accusa usata per offendere e screditare gli oppositori), esponenti politici del pensiero di sinistra.
Per quanto riguarda il millenarismo gli esempi si moltiplicano. Il tratto comune è la previsione di fenomeni straordinari, spesso considerati punizione divina per il male commesso nel mondo, fenomeni che preludono la fine di tutte le cose. Il millenarismo non risparmia nemmeno la Chiesa, considerata falsa nella misura in cui sembra evocare messaggi non graditi o volutamente esagerati e modificati per risultare incoerenti.
Cosa accomuna la massa dei tradizionalisti
Da un punto di vista strettamente sociologico, gli utenti di Twitter apparentati nel tradizionalismo sembrano avere in comune la tendenza al complottismo, al sovranismo, in particolare monetario con forte contrarietà all’Unione Europea e all’euro, al nazionalismo, con opposizione decisa ad ogni forma di accoglienza dei migranti, a posizioni parascientifiche o ascientifiche, a timori di tipo mondialista in chiave anti-globalista.
Considerazioni finali
Al netto di un numero non quantificabile facilmente, ma nemmeno trascurabile, di utenti che presentano caratteristiche di troll (che sono per definizione disturbatori e intrusi su internet quindi semplicemente da ignorare) anche tra i tradizionalisti, occorre evidenziare che il fenomeno del tradizionalismo si manifesta in termini che non possono essere sottovalutati.
Si può dare atto ad alcuni tradizionalisti di essere mossi da una ricerca sincera della verità e del bene. Senza dubbio in certuni si mostrano importanti limiti che prima di essere dottrinali sono umani e culturali.
Cionondimeno si deve prendere atto che il tradizionalismo contemporaneo si afferma con tutte le caratteristiche di un cancro che intende aggredire la compagine ecclesiale e che vorrebbe erodere le forze positive e benefiche della Chiesa di Dio per imporre una visione nient’affatto cristiana, ma nemmeno umanamente condivisibile.
La sensazione che si ricava dalla lettura dei messaggi sul social nonché di articoli e post sui vari siti ivi segnalati è quella di una subcultura costruita a partire dalla paura degli altri e del domani, strettamente abbarbicata sulla difesa di interessi marginali e settari, senza una visione autentica del futuro che non sia il ritorno ad un passato impossibile da realizzare, idealizzato e vivo solo nella fantasia dei nostalgici.
Mentre si deve riconoscere che storicamente le resistenze alle innovazioni introdotte dai Concili sono state vinte a volte con la violenza, a volte con la defenestrazione dei vescovi oppositori, si deve dare atto alla Chiesa del III millennio di aver gestito il passaggio postconciliare con pazienza e lungimiranza, cercando di tenere insieme anime ecclesiali molto diverse e distanti tra loro. Il tradizionalismo è probabilmente fenomeno di nicchia, ma è inaspettatamente cresciuto, o comunque si è amplificato grazie al web, mostrando grandi capacità di saturazione delle coscienze incapaci di confrontarsi con la storia e di tradurre in essa lo spirito evangelico. Se la fede infatti sono le “belle cerimonie” o i paramenti eleganti e preziosi o il trionfalismo della Chiesa in questo mondo o una forma di dottrina piegata ad interessi partigiani, la tradizione non profuma più di Cristo, che è venuto per servire e non per essere servito, ma odora di morte.
In tal senso la chiesa morta dei tradizionalisti può diventare una necrosi per l’intera compagine ecclesiale. Su questo argomento si deve continuare la riflessione, cercando di capire in che modo occorra tener in esistenza il buono presente ovunque e come invece sia da disfarsi di quanto non conforme con il dettato evangelico, la tradizione sempre viva della Chiesa e il magistero autentico.
Fonte www.ugoquinzi.it
É un articolo scorretto. Se é vero che nell’ ambito della tradizione ci sono individui con atteggiamento settario (e questo é vero per ogni realtà, non solo per quella tradizionalista), ridurre il tradizionalismo a quello che elenca l’ articolo é offensivo e non fa bene alla Chiesa. Innanzitutto identificare il tradizionalismo con la Fraternità di San Pio X é scorretto, ci sono molti movimenti e ordini religiosi che si rifanno alla tradizione in perfetta comunione con Roma e con il Santo Padre Francesco I . Frequento assiduamente ed esclusivamente la messa in rito antico per la quale il Papa Emerito Benedetto XVI scrisse il motu proprio Sommorum Pontificum (e chi ha scritto l’ articolo sarebbe bene che lo leggesse perché é un atto di magistero ed in quanto tale é coperto dall’ infallibilità papale), e, faccio fatica davvero a riconoscere me stesso ed i miei amici “tradizionalisti” nelle categorie che avete elencato sopra. Crediamo, come la Santa Romana Chiesa ha sempre predicato in 2000 anni, che Cristo é il Signore della Storia e che sa ben scrivere anche sulle righe storte di noi poveri umani. Detto ciò, consiglierei di porre l’ attenzione invece sugli innumerevoli abusi liturgici e pagliacciate che nella Santa Messa secondo il rito di Paolo VI vengono spesso e volentieri perpetrati in nome di un Concilio Vaticano II che, grazie a questi atti di irriverenza verso ciò che abbiamo di più caro ( la santa messa ) ne danno una visone distorta e non reale portando molti a credere che quel concilio sia stata una disgrazia ( lungi da me il pensarlo anche lontanamente).
Prima di parlare di “accoglienza per i migranti” impariamo ad accogliere chi ha un carisma diverso dal nostro, d’altronde come ricorda San Paolo 1 Corinzi 12, 21 <>
AMDG
Matteo
è una sottile fallacia retorica…che parte non da premesse razionali e rigorose da preconcetti che scadono in una sorta di ingannevole fatalismo e determinismo; con l’accusa di manicheismo (che a volte è reale in specifici atteggiamenti) esteso a qualunque critica fa passare l’idea falsa che tutto il bene sia politicamente a sinistra e tutto il male a destra, più manicheismo di questo? inoltre emerge una visione della chiesa riduzionisticamente sociologica: “tutto ciò che è innovazione e adeguamento è di per sé buono”; è ovvio che una tale affermazione è assurda! Vale il principio logico di Karl Popper: “nulla è esente da critica; neanche questo stesso principio del metodo critico”. Traspare anche una certa ignoranza ecclesiologica; la Chiesa non è solo il Vaticano e il papa…e il termine “cattolico” non indica solo la chiesa romana! Dal greco katà olon, “secondo il tutto”; l’autore dell’articolo dimentica che siamo dentro una chiesa scismatica, divisa con gli ortodossi dal 1054.
Quanto odio in questo articolo. I tradizionalisti hanno la grave colpa di rifarsi alla tradizione cattolica e di contestare apertamente le indiscutibili degenerazioni post conciliari che riguardano il rito della Santa Messa, la dottrina e la pastorale. Sarà grazie a questo piccolo gregge – in piena comunione con Roma – che la Chiesa di Cristo sopravviverà.