25 anni fa veniva promulgato da Giovanni Paolo II il Catechismo della Chiesa Cattolica, risultato della collaborazione e della consultazione di tutto l’episcopato della Chiesa Cattolica.
In occasione dell’anniversario, il Gruppo Editoriale San Paolo, in co-edizione con la Libreria Editrice Vaticana, ha presentato una speciale edizione del Catechismo della Chiesa Cattolica, corredata da un nuovo commento teologico-pastorale, con l’obiettivo di rendere il Catechismo un sussidio indispensabile e un aiuto concreto per saper rispondere alle grandi sfide che il mondo di oggi pone dinanzi ai credenti.
In uno dei commenti Monsignor Rino Fisichella, curatore di questa nuova edizione, affronta quella che si può considerare una bussola per ogni cristiano: la Rivelazione. E quattro “tappe” attraverso cui Dio si è manifestato.
1) LA CREAZIONE
La «creazione», ancora una volta, è posta come lo scenario necessario su cui porre la prima rivelazione di Dio. Essa permane nella storia anzitutto come l’atto iniziale con il quale il Dio Trino dà avvio alla rivelazione del suo progetto salvifico che né peccato né tradimento potranno mai distruggere (n. 55). Nello stesso tempo, la creazione permane un atto dinamico e vivo nella storia, e continuerà fino alla fine dei tempi, quando tutto sarà ricapitolato in Cristo (Ef 1,10; Col 1,16.20).
La rivelazione tramite il cosmo permette di riconoscere, anzitutto, che la creazione è dono gratuito di Dio, ed egli è all’origine di ogni cosa. Lo esprime chiaramente il profeta quando dice: «Io, il Signore, sono il primo» (Is 41,4); o ancora: «Io ho fatto la terra e su di essa ho creato l’uomo; io con le mani ho dispiegato i cieli e do ordini a tutto il loro esercito» (Is 45,12).
Si evidenzia, inoltre, nello stesso momento che l’uomo è creato a immagine del Creatore e porta in sé il riflesso della divinità. Attraverso la creazione, infine, l’essere umano rende gloria ininterrottamente a Dio, prendendo come strumento di ringraziamento le opere stesse che lui ha creato: «I cieli narrano la gloria di Dio, l’opera delle sue mani annuncia il firmamento. Il giorno al giorno ne affida il racconto e la notte alla notte ne trasmette notizia» (Sal 19,2-3; 104; 136).
In quanto dono e frutto d’amore, la rivelazione di Dio non può essere sconfitta dalla presenza del male e del peccato; al contrario, lo vince.
2) L’ALLEANZA
La seconda tappa della storia della rivelazione è l’«alleanza». La sua figura è carica delle caratteristiche che sono offerte dall’Antico e dal Nuovo Testamento. In particolare, comunque, nella persona di Noè si evidenzia il carattere universale dell’alleanza di Dio con l’umanità e il suo carattere sociale.
L’alleanza con Noè, infatti, è figura di un’alleanza che toccherà per sempre le «nazioni», cioè i popoli (cf n. 58). La rivelazione di Dio, offerta con l’alleanza a Noè, non si limiterà più ad un singolo soggetto o a una sola nazione, ma si aprirà ai popoli e alle nazioni intere.
Questo permette di vedere un’idea sottostante che viene esplicitata nel n. 57: la divisione tra i popoli è un male oggettivo; esso è sempre all’erta ogni qual volta si distrae il volto da Dio, sorgente di unità e di pace. Forme di idolatria o di politeismo, che assumono oggi nelle diverse società nuovi nomi e nuovi volti, indicano un cammino provvisorio e non permettono di finalizzare né la storia personale né quella universale.
3) I PROFETI
Sempre nell’orizzonte dell’alleanza che si comprende il n. 64, che segna la tappa della rivelazione «profetica». Il profetismo accompagna trasversalmente l’intera storia del popolo. Nei momenti del tradimento il profeta rimane come «sentinella» vigile, per richiamare la fedeltà al patto; nella deportazione, fa udire la sua voce come consolazione e speranza; nel ritorno in patria, egli diventa strumento di rinnovamento e misericordia che tocca l’uomo nella radice più profonda del cuore e non gli permette di accontentarsi della sola osservanza formale della legge.
Il ruolo dei profeti nella storia della rivelazione è essenziale perché evidenzia la mediazione privilegiata che Dio assume per comunicare con il suo popolo. Egli parla attraverso i profeti (Ger 1,9; Ez 3,1-3); la sua stessa voce risuona nei segni che il profeta pone in atto; l’obbedienza che è richiesta al profeta è totale e la sua morte segna l’estremo e incondizionato votarsi alla parola che gli è stata rivolta.
Insomma, i profeti fanno sintesi di tutti gli elementi costitutivi della storia del popolo veterotestamentario e li rinnovano alla luce di una nuova esperienza di rivelazione.
L’alleanza al Sinai è lo scenario su cui porre le prese di posizione dei profeti; sia che denuncino l’infedeltà, sia che annuncino maledizioni o parole di misericordia, il Sinai rimarrà come la memoria permanente e indelebile.
4) LE DONNE
E’ significativo che a questo punto il CCC accenni alle figure delle grandi «donne» che hanno partecipato della rivelazione e che ne costituiscono una mediazione che non può essere considerata solo simbolica. Gli esempi che i nomi di queste donne ricordano sono espressione del fatto che la distinzione del sesso non costituisce un ostacolo all’azione dello Spirito.
Al contrario, la Scrittura assume volentieri la figura della donna per esprimere spesso la sapienza divina.
«Sara» è segno della fede che sa rendere feconda la vita nonostante l’avanzare degli anni (Gn 18,9-15).
«Rebecca» è strumento di Dio che liberamente, anche se misteriosamente, sceglie Giacobbe preferendolo a Esaù (Gn 27,7-17).
«Rachele» colei che nell’angoscia non dispera del Signore, ma è tenace e costante nella richiesta del figlio, sarà a fondamento della casa di Israele (Gn 30, 22-24; Rut 4,11).
«Maria» la profetessa sorella di Aronne che invita alla preghiera e alla lode con ogni strumento (Es 15,20-21).
«Debora» giudice e profetessa in Israele che incita alla guerra e canta la vittoria di YHWH sul nemico (Gdt 4–5).
«Anna» colei che loda il Signore, che ascolta gli umili anticipando la preghiera della vergine Madre (1 Sam 2,1-10).
«Giuditta» nella sua bellezza e prudenza, astuzia e prudenza assurge a segno che tutti possono contare sulla protezione di Dio (Gdt 4–13).
«Ester» che rimane fedele alla legge del Signore anche in terra straniera e salva il suo popolo dalla distruzione (Est 2–8).
Tutte queste donne formano un coro intorno a Maria e, in qualche modo, ne anticipano i tratti fondamentali di obbedienza e fedeltà che la renderanno madre del Signore. Il CCC riprenderà questo tema con una sezione particolare ai nn. 963-972.
Fonte it.aleteia.org